“Si può vincere o perdere ma comunque si impara sempre qualcosa”, una chiacchierata con il ginnasta vincitore dell’Oro alle Olimpiadi di Altlanta e che oggi sostiene Spin Accelerator, il programma internazionale di accelerazione per startup sportive di Trentino Sviluppo
E’ notte, in Italia, la notte tra il 28 e il 29 luglio del 1996, quando il ginnasta Jury Chechi aggiunge un oro al nostro medagliere alle Olimpiadi di Atlanta. Un oro meritatissimo giunto alla fine di un’esecuzione perfetta, pochi minuti preparati per quattro anni con incredibili tenacia, disciplina e passione, dopo la delusione per l’infortunio che ne aveva impedito la partecipazione alle Olimpiadi di Barcellona 1992, appena un mese prima dell’inizio dei Giochi.
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Oggi, dopo un’altra Olimpiade – con il bronzo ad Atene 2004- e diverse medaglie, Chechi si dedica ancora allo sport, con la Jury Chechi Gym Academy e come sponsor di Spin Accelerator, il programma internazionale di accelerazione per startup sportive di Trentino Sviluppo. E’ in questa veste che è intervenuto, lo scorso 15 maggio, alla tappa finale della prima edizione di Spin Accelerator Italy. In questa occasione, ha rimarcato l’importanza di avere un obiettivo e di perseguirlo con tenacia, nella speranza che la sua storia di passione e dedizione all’obiettivo potesse essere di ispirazione e stimolo per i giovani imprenditori presenti. Ed è proprio di questi temi- sport, innovazione e perseveranza– che abbiamo parlato con lui in questa intervista.
La differenza la deve fare l’atleta
Quanto, e in che modo, l’innovazione può aiutare le prestazioni sportive?
L’innovazione, in generale, è sicuramente un valido aiuto al miglioramento della performance sportiva, da quella in campo alimentare alla metodologia dell’allenamento, alla programmazione. Credo però che la più efficace per molte discipline sia quella tecnologica, quella che più può influire sul risultato e il superamento dei propri limiti. Ritengo tuttavia che si debba fare sempre molta attenzione a che tale opportunità – perché a mio parere di un’opportunità si tratta – metta sempre al centro l’atleta e soprattutto che consenta a chi compete di farlo ad armi pari. Per non dimenticare mai che la differenza comunque deve farla sempre l’atleta.
Quale strumento innovativo che non esisteva quando gareggiavi avresti trovato particolarmente utile e adatto alle tue esigenze?
Mi sarebbe stato molto utile uno strumento ormai molto comune come gli attuali smartphone, per la possibilità di rivedere gli esercizi in tempo reale e con le diverse opzioni di pausa, rallenty e via dicendo, per poter avere la percezione immediata dell’errore e correggerlo.
Saper aspettare il tempo giusto
In che cosa, secondo te, i giovani sportivi di oggi sono differenti da quelli della tua generazione?
Per la verità non credo ci siano troppe differenze tra la mia generazione e l’attuale per quanto riguarda lo sport e la voglia di arrivare al raggiungimento dei propri obiettivi. Credo però ci sia minor capacità di aspettare i tempi necessari affinché questo avvenga. Forse proprio perché la tecnologia ci permette di avere tutto molto presto, si pensa che anche nello sport i tempi possano essere accorciati: nonostante la tecnologia possa aiutare, però, non potrà mai sostituire il lavoro e l’allenamento necessario.