I pannelli solari installati ad Azraq assicureranno elettricità 24 ore al giorno a circa 20mila persone e consentiranno di migliorare le loro condizioni di vita. L’obiettivo è portare questa innovazione anche in campi più grandi come quello di Zaatari
C’è una cosa nel deserto che non scarseggia mai: il sole. È un problema perché le temperature possono raggiungere i 38 gradi, ma è anche una risorsa se la si sfrutta per ricavare energia. Ha pensato a questa possibilità la Fondazione Ikea che ha deciso di finanziare la costruzione di un impianto fotovoltaico nel campo per rifugiati di Azraq, in Giordania. È il primo caso di questo tipo in un’area destinata all’accoglienza di chi scappa dalla guerra e da situazioni difficili.
L’autonomia energetica grazie al sole
L’impianto fotovoltaico di 2 megawatt permetterà all’Unhcr, l’agenzia Onu che si occupa dei rifugiati, di offrire elettricità a 20mila persone provenienti dalla Siria che occupano 5mila alloggi in due villaggi del campo. L’approvvigionamento elettrico per loro sarà quindi gratuito 24 ore al giorno e ogni famiglia potrà usare elettrodomestici e altri dispositivi che miglioreranno le loro condizioni di vita. L’obiettivo è quello di far crescere ulteriormente le potenzialità dell’impianto che dovrà arrivare a fornire 5 megawatt a tutti gli abitanti dell’area, circa 35mila persone. «Anche se i nostri fondi scarseggeranno a un certo punto e non saremo più in grado di pagare la bolletta energetica, l’impianto continuerà a generare elettricità per il campo», ha commentato Olga Sarrado Mur, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite.
La difficoltà della vita nei campi
Molto è cambiato dal 2014, quando i primi arrivati ad Azraq avevano a disposizione solo delle lanterne alimentate con il sole per illuminare gli ambienti e ricaricare i cellulari. L’autonomia energetica, però, non superava le 4-5 ore. Il problema diventava molto serio durante l’inverno quando la notte sopraggiungeva alle 4 del pomeriggio in Giordania. In estate, poi, l’impossibilità di usare ventilatori, conservare il cibo, tenere in fresco l’acqua causavano inconvenienti con cui le persone del campo dovevano avere a che fare ogni giorno. Collegarsi alla rete nazionale poteva essere una soluzione che è stata tentata nel mese di gennaio del 2017, ma risultava essere troppo costosa per chi era chiamato a far quadrare i conti. La realtà descritta è comune anche ad altre strutture. Nel campo di Zaatari, forse il più famoso a livello internazionale dato che ospita 80mila persone, l’elettricità è disponibile solo 6 ore al giorno. L’intenzione è quella di portare anche lì questa innovazione.
Un risparmio di 1,5 milioni di dollari all’anno
L’installazione dei pannelli solari permetterà di risparmiare 1,5 milioni di dollari all’anno. Questi fondi potranno essere impiegati in altri programmi a sostegno dei rifugiati. Inoltre il progetto ha permesso di impiegare nei lavori circa 50 persone che hanno così trovato un’occupazione anche in vista della manutenzione dell’impianto. Data la connessione alla rete elettrica nazionale, l’impianto fotovoltaico permetterà al campo di distribuire la sua produzione in eccesso alla comunità giordana. Inoltre, l’iniziativa aiuterà la Giordania a raggiungere il suo obiettivo di generare il 20 per cento dell’elettricità da fonti rinnovabili entro il 2020.