L’Istituto per il cibo, la scienza e la tecnologia di Londra ha definito “chiara ed urgente” la necessità che scienza e tecnologia trovino delle soluzioni ai problemi di coltivazioni sicure e sostenibili
La scienza ci salverà dalla carenza di cibo
A dirlo è l’IFST, l’Istituto per il cibo, la scienza e la tecnologia di Londra, istituzione indipendente per l’educazione ad un’alimentazione sana e sostenibile. Scelte dettate soltanto dal guadagno economico e incuranti delle conseguenze catastrofiche sullo stato di salute dell’aria e dei terreni hanno portato al limite la capacità produttiva del nostro pianeta. Ora è tempo di correre ai ripari, sperando che non sia troppo tardi. L’IFST ha definito “chiara ed urgente” la necessità che scienza e tecnologia trovino delle soluzioni ai problemi che stanno limitando lo sviluppo di coltivazioni sicure e sostenibili. «La costante pressione sulle risorse naturali, in particolare su acqua, terreni, aria e biodiversità, nel contesto più ampio del cambiamento climatico – è la premessa dell’ultimo rapporto presentato dall’istituto – potrebbe portare a cambiamenti economici e sociali che cambieranno il modo in cui viviamo ed interagiamo con l’ambiente che ci circonda». Sono state individuate sei aree di interesse su cui scienza e tecnologia devono operare per trovare soluzioni capaci di migliorare la situazione.
Dall’industria del cibo alla sostenibilità
La prima riguarda l’industria del cibo, chiamata a «ridurre i rischi di produzione e la pressione sulle risorse naturali utilizzate». Il secondo punto richiama invece il bisogno di sviluppare sistemi di produzione sani e sostenibili, con l’obiettivo di attuare pratiche che siano in grado di incorporare questi principi all’interno dei sistemi produttivi: «L’attuale modello economico che segue il ciclo “prendere-produrre-consumare-buttare” – si legge nel report – non è più applicabile». Una considerazione che porta direttamente al terzo settore di interesse, quello dell’economia circolare e della manifattura sostenibile, che punta a produrre cibo riducendo gli scarti e il consumo di energia e acqua. Cibo che va non solo prodotto in maniera sostenibile, ma anche (ed è il quarto “monito” che arriva dall’IFST) distribuito cercando di impattare nel minor modo possibile sull’ambiente. Infine, raccomanda il report, vanno garantite condizioni di vita e di lavoro adeguate al miliardo di persone nel mondo che lavorano nell’industria alimentare e un accesso diretto e facilitato ai nuovi software per la produzione. «Ci impegniamo a garantire il nostro supporto e le nostre conoscenze – conclude il rapporto dell’IFST – a quei governi che vorranno implementare sistemi di produzione sostenibile e ad incoraggiare progetti comuni di sviluppo con tutti gli attori privati che operano nel mercato alimentare».