Nel mirino della società californiana, che ha appena raccolto 5 milioni di dollari, ci sono anche colazioni, burritos, tacos e cibi etnici
Macchine pensate su misura per fare cose vecchie e nuove. La prima si chiama Sally the Salad Machine. Ma nei progetti di Chowbotics, curiosa startup composta non proprio da giovanotti e per giunta provenienti da posti diversi, c’è molto altro. Le loro idee sembrano funzionare bene, se è vero che la società ha appena raccolto 5 milioni di dollari in un massiccio round di finziamento iniziale per dare un futuro al lavoro di ricerca sui robot cuochi.
Come funzionano i robot cuochi
Si tratta di macchine progettate e disegnate per preparare cibo espresso in ristoranti, caffetterie e alberghi, così come in qualsiasi altro posto, dagli ospedali agli aeroporti. Il fatto è che non si tratterà di portate tutte uguali, per la noia di chi mangia, ma di piatti con centinaia di possibilità di personalizzazione.
Proprio come Sally, la prima partorita dal gruppo di lavoro, in grado di sfornare più di mille tipi di insalate diverse grazie a 20 grossi tubi che contengono gli ingredienti.
Stando alle rassicurazioni del Ceo Deepak Sekar, Sally è appena uscita dalla fase pilota ed è pronta a sbarcare sul mercato. Si tratta anzitutto di soluzioni pensate per i contesti elencati sopra, ma nel giro di qualche anno potrebbero perfino arrivarne delle versioni casalinghe. Chissà. “Negli anni Sessanta avevamo computer grandi come una stanza e costosissimi – ha spiegato Sakar – questo era il contesto. Poi sono arrivati quelli piccoli, più accessibili, negli anni Settanta. Ci sono voluti altri dieci anni perché sbocciasse il pc. Oggi, l’industria del cibo sta affrontando una fase simile a quella degli anni Settanta, in cui i robot escono dalle fabbriche ed entrano nelle cucine commerciali”. Un’analisi che non fa una piega.
I primi clienti
Fra i primi clienti, Sally finirà in diversi ristoranti: al Mama Mia di Campbell, in California, al coworking Galvanize di San Francisco così come nella caffetteria aziendale della H-e-b Grocery in Texas. E così via. La società ne sta costruendo anche una versione automatica, che non abbia cioè bisogno dell’intermediazione dello chef (o di ciò che ne rimane, dopo che il robot lo ha sostituito sostanzialmente in tutta la preparazione) ma funzioni come una sorta di distributore automatico intelligente di nuova generazione. Le insalate preparate da Sally – così come tutte le pietanze che i prossimi robot sforneranno – sono infatti fatte su misura: i consumatori sapranno esattamente quante calorie conterranno, per esempio. Questo perché verranno realizzate in base a un ricco elenco di ricette precaricato nel cervellino del robot oppure personalizzate a dal consumatore con pochi tocchi. L’obiettivo è appunto l’ambito delle grandi catene, dove di solito sono disponibili solo poche varianti d’insalata, tendenzialmente molto cariche di ingredienti.
I prossimi progetti
Il prossimo passo? Colazioni, tacos, burrito, altri cibi etnici. Non c’è limite alle opportunità che Chowbotics ha di fronte. Per ora queste macchine chef hanno convinto investitori come Foundry Group, Techstars Ventures, Galvanize Ventures e Geekdom Fund.