La bevanda, ottenuta con l’aggiunta di due pigmenti naturali, viene considerata una violazione alle regole del settore enologico. L’azienda ha deciso di cambiare leggermente la composizione del suo prodotto per aggirare il divieto di vendita
Gli appassionati di enologia sono abituati a definire il sapore del vino, passando dal «gusto rotondo» a quello «fruttato». Oppure a concentrarsi sul colore, dall’ambrato al paglierino. A pochi, però, viene naturale associare il blu alla bevanda alcolica forse più famosa. Ed è forse per questo che la startup spagnola Gik ha dovuto fare i conti con un divieto di commercializzazione del suo speciale vino blu, lanciato sul mercato nel 2016. Il motivo? Produrre un vino di quel colore è una violazione alle norme dello stato.
Un vino divertente
Gik è stata costretta a modificare leggermente la composizione del suo prodotto di punta dopo che la sezione basca del ministero dell’Agricoltura l’ha multata nel mese di febbraio 2017. «A nessuno di noi piaceva il vino tradizionale che è accompagnato da troppe regole. Così abbiamo pensato a una bevanda che fosse più pazza e divertente», ha detto al New York Times Taig Mac Carthy, uno dei cofondatori della startup. La dirigenza di Gik sapeva però che sfidare una tradizione così antica poteva essere difficile.
120 mila bottiglie vendute
Eppure il successo del vino blu di Gik, che si ottiene aggiungendo due pigmenti naturali alla classica bevanda, è testimoniato dai numeri: 120 mila bottiglie vendute soprattutto al di fuori dell’Unione europea, in paesi come Giappone, Corea del Sud e Brasile. E la possibilità di estendersi anche al mercato nord-americano. Il direttore generale della Federazione spagnola per il vino, José Luis Benítez, dice che l’innovazione nel settore enologico è importante, ma non deve violare le regole europee che servono a tutelare i produttori e i consumatori da possibili abusi. L’associazione di Benítez raccoglie tre quarti dei produttori spagnoli, ma nega di essere responsabile per il ricorso che ha portato alla sanzione per Gik. Si è trattato di una segnalazione anonima.
Una regola contro il vino blu
La verità è che non esiste una regola specifica che vieti il blu come colore del vino, ma non ce n’è neppure una che lo contempli. Per questo non può essere accettato. «Un progetto come quello di Gik è apprezzabile, ma bisogna rispettare le regole che valgono per tutti», ha aggiunto Benítez. Dopo due mesi di stop alle vendite, Gik ha trovato un modo per continuare a commercializzare il suo vino blu: sarà composto per l’1 per cento di mosto d’uva così da non poter essere considerato vino puro. Non dovrà così sottostare alle norme che regolano questo prodotto. I founder di Gik, però, continuano a pensare che la multa ricevuta sia ingiusta e hanno lanciato una petizione online per sensibilizzare il pubblico sulla questione.