I perché dell’operazione, il punto sull’ecosistema e anche una previsione per il 2017: ne parliamo con il manager del fondo di investimento
«Siamo molto felici di poter contribuire al rafforzamento di questa partnership strategica. Crediamo molto che per sviluppare l’ecosistema delle startup digitali, in un contesto ancora immaturo quale quello Italiano, si debbano mettere a fattor comune risorse e competenze complementari, partendo dalle fasi di incubazione e accelerazione fino ad arrivare allo scale-up internazionale». Aveva commentato così l’accordo stretto tra Digital Magics e Innogest e comunicato il 22 dicembre, Stefano Molino, il manager partner di Innogest, che si era occupato dell’operazione. A pochi giorni di distanza dall’accordo, grazie al quale Innogest e i soci di Withfounders entrano nel capitale di Digital Magics, abbiamo sentito proprio Stefano Molino, 39 anni, di Torino. Teniamo a mente che Withfounders è una società di investimento in cui gli stessi fondatori sono imprenditori startupper. Nel 2014 Innogest ne è diventato socio. A oggi Withfounders ha selezionato più di 200 progetti e finanziato 15 società. A StartupItalia! Stefano Molino ha spiegato la natura e gli effetti dell’operazione. Non solo. Abbiamo parlato anche dell’ecosistema italiano e delle prospettive per il 2017. «Parola d’ordine? Fare sistema».
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Molino, l’accordo tra Innogest e Digital Magics.
«L’accordo è in continuità con quanto già fatto quando avevamo deciso di investire in WithFounders, un’operazione che metteva a fattor comune le nostre competenze con un gruppo di imprenditori digitali che avevano già fatto startup nel loro passato e attivi in investimenti in una fase seed. L’operazione con Digital Magics ci dà la possibilità di essere più forti appunto nella fase di seed. WithFounders ha un portafoglio di società, alcune delle quali stanno andando molto bene. L’idea di rafforzare la strategia tra WithFounders, Innogest e Digital Magics va in questa direzione».
Quali gli obiettivi?
«Creare una filiera, o meglio un’ecosistema di supporto all’innovazione digitale molto più ampio e concreto. Nel dettaglio, c’è Digital Magics e la sua presenza su tutto il territorio nazionale, WithFounders con il suo portafoglio, noi di Innogest continueremo a selezionare e sostenere startup promettenti che possano scalare. Senza dimenticare che nel portafoglio di Digital Magics ci sono anche Talent Garden e Tamburi».
Un ecosistema che ha definito “ancora immaturo”.
«Beh sì, chiunque sia stato all’estero e conosca bene altri ecosistemi, si rende conto che c’è ancora molto lavoro da fare. I segnali positivi ci sono, gli investimenti in Italia sono cresciuti molto. Gli investitori sono attivi e c’è maggiore consapevolezza. Ma, ripeto, c’è molto lavoro da fare».
La direzione.
«Creare un ecosistema, una filiera di attori che lavorino assieme. Trasformare una startup in un’azienda di successo richiede molte forze complementari. E non solo risorse finanziarie. Tornando alla partnership, direi che è strategica per Innogest soprattutto per il futuro».
Innogest, che tipo di startup cerca?
«Innogest è un fondo che ha una doppia anima. Una con investimenti nel medtech e nelle tecnologie medicali e una parte nel digitale. A proposito di digitale abbiamo deciso di concentrarci su alcuni contesti in particolare: fintech, digital health, food, fashion e lifestile».