Incontri tematici, laboratori, workshop, pitch competition, performance e musica, in cui oltre 300 innovatori animeranno un calendario di 60 eventi. Ecco cos’è successo durante la prima giornata di Heroes, a Maratea.
A volte serve sentirsi eroi. Anche solo per un giorno. Nell’anno della morte di David Bowie, per di più. Anche solo per darsi un tono, cercare motivazione. Contarsi. A Maratea ne serviranno tre di giorni per raccontare le storie, le idee, le difficoltà di chi in Italia, e meglio, nel Meridione, cerca di fare impresa. O di fare qualcosa che cambi il mondo, anche in piccolo. E se chiamarli eroi può sembrare eccessivo, beh basta sentire le loro storie per capire che non è così. E’ un punto di incontro particolare, unico, quello di Maratea.
Heroes, alla sua prima edizione, è un evento dedicato al mondo dell’innovazione diverso da quelli che possiamo vedere in giro per l’Italia, per l’Europa. Non ha i numeri di partecipanti a sei cifre, non ha tra gli ospiti imprenditori che cercano di lanciare razzi nello spazio, ma è uno spaccato sul senso dell’innovazione in Italia. E di come chi fa innovazione qui e ora guarda il mondo intorno.
Perché fare Heroes
“Siamo partiti da questo, dall’idea di portare in un territorio come il nostro, carente anche di un ecosistema di tecnologia e modernità, leader d’impresa, creativi, investitori, intellettuali, giovani sognatori per discutere, insegnare, collaborare, confrontarsi su futuro e innovazione”. Il risultato sono tre giorni di incontri tematici, laboratori, workshop, pitch competition, performance e musica, in cui oltre 300 ‘innovatori’ animeranno un calendario di 60 eventi”. A parlare è Michele Franzese, co-founder dell’iniziativa insieme con Andreina Romano. Il senso di Heroes è questo. Tre giorni di panel e discussioni. Dove gli speaker sono davvero rappresentativi di buona parte degli attori dell’ecosistema italiano dell’innovazione. “Sono tutti qui” si sente dire spesso in giro tra i panelist. Quasi tutti.
Dove si trova Heroes
L’evento è arroccato su uno dei colli che sovrastano Maratea. Intorno il silenzio della campagna lucana e mare a perdita d’occhio. Il Tirreno. Che bagna quella stretta lingua di terra che separa la Campania dalla Calabria. Un posto che a suo modo sembra un piccolo microcosmo. Un’oasi. Dove gli eroi si raccontano. Imprenditori, innovatori, startupper. Ma non è così. Non sempre fare impresa è roba da eroi. E l’incontro tra modelli diversi ha dato la possibilità di parlarne.
Alcuni Heroes presenti a Maratea
“No, da noi chi fa startup non può essere considerato un eroe”. Jeroen De Wit è il ceo e founder di Teamleader. Belga, 28 anni, la sua azienda è in 6 nazioni in Europa e dà lavoro a 90 persone. A breve aprirà una sede a Milano, ha detto a StartupItalia.eu. E qui per raccontare il suo modello di impresa ad una platea che per la maggior parte è fatta di startup. E non ha quei numeri. Né il suo mindset: “In Belgio puoi aprire un’azienda in un giorno e negli ultimi 10 anni è stato fatto molto per agevolare le startup. Non mi considero un eroe perché per non ho avuto molte difficoltà nel fare impresa. Ho dovuto prendere delle decisioni, scegliere il modello di business, confrontarmi, fallire e riprovare. Ma questo fa parte del gioco”. De Wit ha una visione chiara del suo modello. E di quello che l’economia digitale (l’economia oggi) chiede agli imprenditori. Ha una visione positiva del futuro: “Come potrei non averla, faccio impresa!” sottolinea. Un messaggio tutt’altro che scontato. Ha da poco chiuso un round da 4 milioni. Un taglio non troppo alto in Belgio.
Difficile spiegarlo a chi fa startup in Italia. Con lui a discutere c’erano Paolo De Nadai di Scuolazoo.it, Andrea Postiglione di Mangatar e Gianluigi Parrotto di Air Group. Che hanno raccontato le loro esperienze. Le loro difficoltà. I paradossi della burocrazia quando si tratta del fare impresa. “Ma alla fine è una questione di mentalità, ed è questo che vorrei passasse nel mio discorso” ha sottolineato De Wit. “Essere imprenditore è prendersi il rischio di tutto. E fare startup è ancora più rischioso. A che serve lamentarsi? L’unica cosa che conta è fare impresa. Avere una visione di futuro. E crederci”.
E’ il primo giorno di Heroes che si chiude. Ed è già un piccolo capolavoro. Perché qui si incontrano le esperienze più diverse del mondo (gli ospiti vengono davvero da ogni continente). Ed è una meraviglia che accada a Maratea.
Su una collina. In un albergo arrampicato sul mare. Per tre giorni. Più che un evento classico di startup quasi una convention.
Ma non manca la pitch competition: 15 mila euro (metà in denaro, metà in beni e servizi) per progetti a forte impatto sociale. “Abbiamo pensato di ‘costringere’ gli startupper a un linguaggio diverso, non da ‘iniziati’ – dice Franzese -, perché è fondamentale che la conoscenza e l’innovazione raggiungano il maggior numero possibile di persone”. Vedremo. Alla fine, abbiamo ancora bisogno di eroi.