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Il bitcoin è un esperimento interessante, ma non rappresenta nessuna minaccia reale per le banche. Questa è la conclusione di un report redatto da un team di analisti di Citi, una delle più grandi aziende di servizi finanziari al mondo. Lo studio anticipato da The Wall Street Journal e Finextra  spiega quali sono le opportunità (ma anche i limiti) della criptovaluta.

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Cosa manca a bitcoin per far girare meglio i soldi

Il report scritto da Keith Horowitz, managing director di Citi e da alcuni collaboratori, spiega che in fondo un network decentralizzato, come quello su cui agiscono i bitcoin, non funziona meglio o è più affidabile di quello classico centralizzato di cui si servono oggi le banche per fare operazioni e trasferire denaro. Secondo Horowitz ci sono ancora tanti limiti al trasferimento di denaro peer-to-peer, per 3 ragioni principali.

1. La poca scalabilità del modello;

2. La lenta adozione degli utenti;

3. La mancanza di regolamenti e leggi per la risoluzione di eventuali dispute.

«I sistemi di pagamento usati oggi, quelli centralizzati, offrono ancora una buona esperienza agli utenti», scrive Horowitz, colpendo un nervo scoperto della criptomoneta. La maggior parte dei consumatori non sono interessati ai benefici dei bitcoin (la decentralizzazione, quindi l’assenza di un ente unico che fa da intermediario nelle transazioni, come le banche appunto) e all’anonimato che il sistema garantisce.

Quello che invece vogliono è un servizio facile da usare e i bitcoin non lo offrono ancora. Anche il boom post brexit, nel quale è salito anche il valore di bitcoin, non ha visto un aumento significativo degli utenti che la usano.

I limiti di bitcoin, visti dalle banche

Il report di Citi, poi, menziona 3 delle più interessanti startup nel settore come Circle (che sta costruendo un sistema per facilitare i pagamenti in bitcoin via app), Abra che è focalizzata sulla creazione di un sistema più veloce di trasferimenti, e BitPesa, che vuole creare dei “corridoi” per rivoluzionare il payment nel b2b. Ma nessuna di queste startup che pur hanno raccolto tanti milioni (solo Circle ne ha ricevuti 136, ndr) è riuscita secondo Horowitz a realizzare una killer app, capace di portare i bitcoin nei circuiti che davvero contano.

Nello studio si sostiene anche che non è sempre vero che i bitcoin offrono delle soluzioni di pagamento e trasferimento più economiche rispetto alla infrastrutture tradizionali: «Il network ha bisogno di fare diversi test e verifiche per stare sul mercato, ora il costo di queste operazioni finirà molto probabilmente per essere pagato dagli utenti con fee più alte, tanto che lo renderà più costoso dei network centralizzati», scrive Citi.

Scenari

Nonostante le perplessità, secondo il gruppo bancario statunitense nell’orizzonte di bitcoin ci sono scenari di crescita interessanti, soprattutto in 2 macrosettori:

1. Come mezzo per creare nuovi modelli integrandosi con il mobile, i big data e Internet delle cose

2. Nei mercati “di nicchia” in cui l’accesso ai servizi finanziari è limitato per gli alti costi del servizio.

Malgrado tutto Citi crede nel futuro della criptomoneta. Lo testimonia il fatto che la banca è parte di un consorzio R3 che è impegnato nella costruzione di una blockchain per il sistema bancario. Mentre ha sviluppato e testato i Citicoins, una moneta digitale di proprietà.