Twitter è nei guai. La crescita è lenta, in Borsa le cose vanno male. E malgrado la ristrutturazione aziendale con il ritorno al timone di Jack Dorsey, la fiducia in una ripresa dell’azienda è ai minimi storici.
Secondo un’analisi di TechCrunch, la startup potrebbe essere la prossima grossa exit del tech nel giro di un anno: «Se Dorsey non farà progressi in un anno, il business verrà messo in vendita» scrive TechCrunch. Insieme ad alcuni analisi di Wall Street, James akmak e Victor Anthony, la rivista americana prova a immaginare uno scenario su chi potrebbe comprare il social dei tweet e perché.
Google – probabile
Perché sì: Google già da tempo ha fatto delle significative integrazioni con la startup di Dorsey. I tweet vengono mostrati dal motore di ricerca e recentemente ha stretto una partnership con Google per vendere tweet promozionali a fianco di Google ads. Google ha già provato diverse volte la strada dei social media, ma senza riuscirci, come con Google+. L’acquisizione di Twitter potrebbe rimettere Google in gara e lasciare ampi spazi al “motore di ricerca” per mettere a posto quello che non funziona del social. E poi c’è l’aspetto pubblicitario, la capacità di Twitter di offrire una grandissima quantità di dati in tempo reale che Google potrebbe far fruttare meglio di chiunque altro.
Perche no: In caso di un’acquisizione da parte di Google potrebbero risvegliarsi i mai sopiti problemi con l’antitrust, anche se Fortune ritiene che questa paura sia infondata. Mentre TechCrunch ricorda che tentativi di partnership tra le due aziende sui dati non sono andati a buon fine con la startup che nel 2012 ha deciso di non vendere più dati a Google per valorizzare i suoi servizi di ricerca interna. Ma questa è una storia vecchia ormai.
Fondo di Private equity – possibile
Perché sì: Questo è quello che di solito fa un fondo di private equity. Compra una startup, dà una sistemata al management e alla forza lavoro. E una volta che la crescita pubblicitaria è tornata a dei volumi sostenibili, può rimetterla sul mercato. Per farlo, dovrebbe spostare il focus della startup sulla crescita dell’utenza invece che sulla qualità del servizio.
Perché no: Twitter potrebbe non essere un grande affare, non è redditizia e un’acquisizione potrebbe mettere troppa pressione sulla crescita della redditività sul breve periodo con risultati che finirebbero per essere opposti alle intenzioni.
Microsoft – possibile
Perché sì: Microsoft ha già dimostrato il suo appetito per i dati, acquistando LinkedIn e Twitter ha tonnellate di dati che fluiscono in tempo reale. E come Google potrebbe avere voglia di portare a casa un altro social network di successo.
Perché no: Microsoft ha già le mani impegnate su LinkedIn. E storicamente ha mostrato poco interesse per quei social network che non sono legati al mondo del lavoro.
Un grande player delle telco – possibile
Perché sì. Per un gigante delle telecomunicazioni in USA (sono due i grossi player AT&T e Verizon) l’acquisizione di Twitter potrebbe creare una forte base per vendere pubblicità. D’altronde, ricorda TechCrunch, Verizon e AT&T stanno già da tempo battagliando per avere Yahoo!. Verizon in particolare ha annunciato un piano per creare una web tv e potrebbe essere interessata ai contenuti in tempo reale che provengono dal social di Dorsey.
Perché no. Tutti i big player delle telecomunicazione hanno già una gigantesca base di utenti. Qual è il reale valore che Twitter potrebbe apportare?
Facebook – possibile
Perché sì. Twitter potrebbe inserirsi bene all’interno del portfolio di Facebook con Instagram e Messenger che già funzionano in modo separato e autonomo. Per il social dei cinguettii potrebbe ripresentarsi la stessa situazione.
Perché no. Facebook ha già ripreso e replicato alcune delle funzioni migliori di Twitter come “trending” e “hashtag”.
Amazon – poco probabile
Perché sì. Amazon potrebbe potenzialmente trovare nuove connessioni tra Twitter e i suoi servizi di delivery. Come già è accaduto con Amazon Cart, che rendeva possibile agli utenti di Twitter di aggiungere oggetti nel loro carrello di Amazon, semplicemente con un hashtag all’interno di un tweet. In quest’ottica l’acquisto di Twitter potrebbe facilitare un avvicinamento tra e-commerce e social media.
Perché no. Il focus di Amazon nei prossimi anni sembra già essere il retail, la logistica e i servizi cloud. E ci sarebbe poco spazio per pensare a una nuova collocazione di Twitter.
Apple – poco probabile
Perché sì. Twitter è già perfettamente integrato con IOS e MacOS. L’acquisto di Twitter porterebbe Apple in un mercato inesplorato, trovando altri fronti su cui operare, rispetto a quelli del mobile streaming, dove la concorrenza di Spotify è ancora molto forte.
Perché no. Non c’è un legame diretto, immediato, tra l’offerta di Apple e i servizi di Twitter. Apple poi ha già provato, quando pensava di usare i dati di Twitter per migliorare le recensioni delle app. Esperimento che si è concluso con l’acquisto di Topsy, uno strumento di social analytics di Twitter e altri social media, che poi Cupertino ha lasciato morire.
News Corp di Murdoch – poco probabile
Perché sì: Twitter potrebbe essere uno strumento più utile per un gruppo editoriale di quello che è stato MySpace, acquistato da Murdoch nel 2005 e poi rivenduto nel 2011. Twitter invece con il suo legame diretto con il mondo giornalistico e politico, sarebbe più allineato. Anche se poi bisognerebbe capire a cosa potrebbe servire al gruppo di Murdoch.
Perché no: Twitter è apprezzato in tutto il mondo per la sua libertà, l’ingresso di un player nel mondo editoriale potrebbe rappresentare una seria minaccia in tal senso.