Una startup britannica, Bright Little Labs, insegna l’etica e avvicina le bambine alle discipline STEM, attraverso il cartone Detective Dot
“Oggi, in Europa, solo il 3% delle ragazze si laurea in informatica, contro il 9% degli studenti maschi. E’ giunto il momento di superare stereotipi e pregiudizi tra ciò che è riservato all’educazione maschile e ciò che riguarda quella femminile. Negli Stati Uniti, nel 2020, saranno disponibili un milione di posti di lavoro nell’information technology che le aziende non riusciranno a coprire. E molto presto ciò accadrà anche nel vecchio continente. Anzi, sta già accadendo, le aziende non riescono a coprire la domanda. Questa asimmetria può costare cara”. E’ l’opinione di Sophie Deen, programmatrice che si occupa di formazione per insegnanti ed educatori nel Regno Unito, oggi a capo della Bright Little Labs, una startup londinese che produce contenuti per bambini. Uno di questi è la collana di libri Detective Dot (per bambini dai sette ai nove anni) la cui protagonista è una “coder di 9 anni” che di giorno fa la programmatrice e di notte l’investigatrice.
Detective Dot, la bimba coder
Oggi è indispensabile formare delle generazioni future in grado di analizzare, valutare e riformulare informazioni. E’ indispensabile implementare la conoscenza e l’interesse attraverso lo studio della scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, ovvero le materie STEM. E’ necessario però cambiare l’approccio nei confronti di queste materie, utilizzando metodi didattici innovativi. La mancanza di modelli educativi con ruoli positivi sin dalla prima infanzia, è il vero problema: pensiamo ai giocattoli, ci siamo mai chiesti perché troppo spesso “principesse e nastri rosa” siano associati al mondo delle femminucce, mentre i giocattoli “scientifici” siano pensati e commercializzati principalmente per i maschietti? Ecco questo, secondo Deen, è un tipico esempio di stereotipo da superare, se vogliamo che le ragazze si appassionino e intraprendano carriere informatiche e scientifiche. Detective Dot è dotata di poteri magici che le consentono di parlare con le cose che la circondano (i suoi amici), e risolve i problemi che incontra nella quotidianità con l’aiuto dell’informatica: una bimba genio nel “criptare e decriptare codici”. La collana è una delle più recenti novità nel panorama didattico-educativo per ragazzi e vuole offrire un punto di vista differente sugli stereotipi di genere e sulle pari opportunità.
Raccontare cosa accade nel mondo
Le storie divertenti possono insegnare i principi dell’etica ai più piccoli, mettendoli così nelle condizioni di poter essere sempre più consapevoli e protagonisti delle loro scelte. Attraverso Detective Dot, Deen ci mostra come sia possibile raccontare ai fini educativi cosa accade nel mondo. Un primo passo verso la costruzione di un mondo più giusto è dunque informare i bambini in modo semplice e divertente, attraverso un cartone animato, da dove provengono i prodotti che consumiamo e dove finiscono una volta che li buttiamo via. La Bright Little Labs attraverso una campagna di crowdfunding su Indiegogo finora ha raccolto i fondi destinati alla produzione digitale e cartacea di Detective Dot, un libro per bambini dedicato all’approccio inclusivo e alla crucialità del coding. “Cerchiamo di aiutare le ragazze a scegliere il proprio percorso fuori dagli stereotipi, per colmare il gender gap e abbattere gli stereotipi che esistono ancora nel Ventunesimo Secolo”.
La lettera di Jared Maulin sulle differenze di genere
Deen, attraverso la sua startup di giochi innovativi punta ad avvicinare le bambine alla tecnologia (e principalmente al coding). Qualche tempo fa è diventata virale la lettera scritta da Jared Mauldin, studente di ingegneria meccanica alla Eastern Washington University, al giornale degli studenti, intitolata “STEM”. Tra le altre cose, scrive ai suoi compagni di corso: “Non ho mai incontrato nessuno che mi scoraggiasse dal fare studi scientifici, che mi dicesse che il mio aspetto era più importante del mio cervello, non ho mai subito commenti sessisti dai professori. Per cui, non siamo uguali: le ragazze che studiano con noi sono molto più brave perché affrontano e superano tutti questi ostacoli”. Quando Jared Mauldin ha visto il trattamento che veniva riservato alle sue compagne di corso ha capito che in campo scientifico un uomo e una donna non sempre sono uguali. Dopo essere stata pubblicata, la lettera di Mauldin è stata condivisa su Twitter e ha ricevuto migliaia di like su Facebbok. “Non ho detto nulla che non fosse già stato ripetuto migliaia di volte. La differenza è che io sono un uomo, e queste cose vengono spesso dette da donne” ha detto. Nel 2012, le donne impiegate nella tecnologia erano solo il 25% del totale. E benché ci siano eccezioni luminose, come quella di Stanford che circa un anno fa ha fatto sapere orgogliosa che “Informatica è per la prima volta la materia più popolare fra le ragazze” (l’articolo è qui), in generale sono sempre troppo poche quelle che scelgono un percorso di studi scientifico. Bisogna dunque investire sulle bambine, permettendo loro di avvicinarsi al mondo della scienza, tecnologia, matematica e ingegneria senza il senso di paura e ansietà, che ha caratterizzato le generazioni attuali.