E’ cominciato da Roma un ciclo di seminari per raccontare agli insegnanti i vantaggi della didattica interattiva, e avviarli all’uso di strumenti multimediali, unendo insegnamento, creatività e tecnologie
Cosa ci fa una prof con un iPad durante la lezione di filosofia, o uno studente mentre prepara un elaborato di letteratura italiana? Domande alle quali si è trovata una risposta durante l’incontro/laboratorio che ha presentato a una platea di docenti, come introdurre la didattica interattiva con l’utilizzo anche di un solo iPad in classe, con l’ausilio di un video proiettore. “iPad una rivoluzione per la didattica”, è il ciclo di seminari rivolti agli insegnanti, cominciati a Roma e Napoli a fine febbraio. Nell’anfiteatro gremito del Liceo Scientifico Morgagni a Roma c’erano insegnanti di diversi istituti e dirigenti scolastici, di tutti gli ordini della scuola, dalle elementari al liceo. Poiché questa sembrava essere la sfida: si può rendere interattiva una lezione, di una sola materia, oppure facendo un percorso interdisciplinare, in qualsiasi ambito, dalla matematica, alla filosofia, dalla preistoria da raccontare ai bambini, sino alla fisica per i licei scientifici?
L’animatrice dell’evento Serena Zanotti è una docente del programma ADE – (Apple Distinguished Educator) una community di insegnanti, 2 mila in tutto il mondo, che nel loro lavoro quotidiano integrano la tecnologia nella didattica, condividono le loro esperienze, i loro contenuti, le sperimentazioni e le innovazioni, ma soprattutto sono autori degli ebook, degli argomenti delle applicazioni di ambito pedagogico che prendono vita proprio da un iPad.
In fuga dalla lezione frontale
L’iPad sta in una mano, solitamente la sinistra, con la destra si tocca lo schermo per l’effetto dello sfioramento sul touchscreen, con l’aiuto di una “Apple tv” un dispositivo che fa dialogare, in questo caso, il proiettore con l’iPad, si attiva. Così se l’insegnante si allontana dalla cattedra, mentre lo studente invece di starsene rintanato nel banco si alza in piedi, cammina per l’aula, rivolgendo l’attenzione a un interlocutore, per mostrargli un contenuto, un video, una pagina d’informazioni, l’effetto è che abbia in mano la lampada di Aladino. Tutto ciò che si è attivato con lo sfioramento dello schermo appare d’incanto sulla parete della stanza. L’atteggiamento e la postura raccontano molto di quell’insegnante, che sta già in mezzo agli allievi, non è separata da loro. Stanno facendo insieme un viaggio nella conoscenza.
La lampada di Aladino
Però l’iPad nella realtà non è la lampada di Aladino, al contrario è uno strumento che richiama l’insegnante a un serio e rigoroso lavoro di preparazione, per realizzare quello che è ben sintetizzato in inglese con la parola work flow, di fatto è la sequenza e l’integrazione, tra vari strumenti, applicazioni, ricerche, parti di ebook, libri tradizionali, suoni, e tutto ciò che possa centrare un obiettivo di apprendimento da parte degli studenti.
L’effetto “lampada di Aladino” non è da sottovalutare: un teaser trailer della lezione sulla parete dell’aula, capta l’attenzione dello studente spesso annoiato o demotivato, stimola il suo spirito critico lo coinvolge con un linguaggio e in un ambiente che è per lui contemporaneo.
Questo hanno vissuto i docenti che hanno partecipato all’incontro laboratorio. L’iPad è passato anche di mano in mano, da chi già lavora con questo tipo di strumentazione digitale, a chi lo utilizzava per la prima volta.
Gli studenti possono diventare avatar
Se con la realtà aumentata si può inquadrare con la videocamera dell’iPad un’immagine da un libro di carta, e un cucciolo di dinosauro può camminare sui tavoli, salendo in grembo a uno dei docenti presenti, talmente tridimensionale da far dimenticare a qualche adulto (e docente) che è proiettato sullo schermo, pensiamo quanto entusiasmo possa suscitare tra i bambini in una classe di scuola primaria. La spiegazione del sistema solare con le applicazione dell’astrofisica in 3D, che mostrano il moto planetario, componendolo progressivamente con i pianeti che si vogliono approfondire, mette lo studente nelle condizioni migliori per apprendere. Al Liceo Artistico Giulio Argan di Roma gli studenti hanno realizzato un ebook, ovviamente animato, su un argomento serio e coinvolgente. E’ stato presentato durante il seminario un bel lavoro realizzato in gruppo: a partire da quattro sport, il ciclismo, il canottaggio, gli anelli e lo sci, i ragazzi hanno costruito un libro multimediale dal titolo “La forza e la statica nello sport”. Un lavoro fatto con l’iPad, guidati dall’insegnante all’uso delle applicazioni, sino a poter essere loro stessi dentro il libro, poiché un libro si può leggere ma può anche parlare. Con l’applicazione Tellagami gratuita, i giovani autori multimediali, hanno scelto degli avatar, tra i personaggi, che somigliano agli studenti, che si possono personalizzare, scegliendo l’abbigliamento, i colori, l’espressione corporea e la gestualità, e hanno registrato con la loro voce i contenuti realizzati per il libro. Così, a parlare di “forze applicate allo sport degli anelli, equilibrio e baricentro” è l’avatar di una fanciulla in jeans, con un’allegra maglietta azzurra. Ad approfondire “la forza di attrito su un piano inclinato, applicandola al ciclismo e allo sci è la sua compagna, un’adolescente dai capelli neri che muove le mani nell’atteggiamento di voler porgere un concetto e renderlo chiaro.
A chi serve la didattica interattiva?
A tutti. “Sviluppare il pensiero computazionale non ha l’esclusivo obiettivo di rendere più comprensibile la matematica, ma organizzare un progetto in base a criteri logici; anche a mettere insieme, in un ordine armonioso e creativo, i pensieri per un elaborato d’italiano – ha detto Serena Zanotti – con capacità di comunicare e lavorare con gli altri per il raggiungimento di una soluzione condivisa”. Serve all’insegnante, che presentando una proposta di lavoro con il tablet, in questo caso l’iPad, e chiedendo l’intervento di uno studente, gli porta di fatto la lavagna sotto il suo naso, non lo chiama a un’interrogazione alla lavagna. “C’è chi è intimidito, dall’interrogazione tradizionale” ha continuato Zanotti. Serve certamente, e sta diventando indispensabile, per chi ha diverse abilità, o problemi deambulatori o di manualità. Infatti è considerato uno strumento di didattica fortemente inclusiva. Universalmente i dispositivi di questo genere sono indicati per i dislessici e disgrafici, poiché sono flessibili, si possono personalizzare, utilizzare con comandi vocali: “Svolgono un ruolo compensativo e dispensativo”. L’incontro ha proposto una chiave di lettura consapevole della tecnologia nella didattica: “Tradizionalmente le nostre abitudini sono statiche, così il nostro modo di lavorare e di insegnare, con la tecnologia si crea movimento, si stimola l’interesse nell’acquisizione di competenze, anche tradizionali. Si crea qualcosa di tangibile, attraverso la conoscenza e si sviluppano competenze” secondo Serena Zanotti.
E se nel mezzo di un progetto interattivo l’iPad si rompe?
Si può andare tutti insieme, a fare una lezione di botanica in un giardino? “Certamente – ha risposto l’animatrice del seminario – la tecnologia è un mezzo per attivare l’attenzione di bambini e ragazzi, spesso per scuoterli da un passività, ma bisogna conquistare la loro fiducia, farli sentire responsabili, creare vicinanza, e prossimità, e non sarà un iPad rotto a rovinare un rapporto solido tra insegnanti e studenti”. Si riprende la didattica tradizionale, con il sorriso!”. L’incontro ha avuto un seguito a Napoli all’Istituto Comprensivo Nazareth, nel laboratorio di formazione “In classe con iPad per imparare meglio e di più” con Rosa Andriani e Giovanna Gaeta de Carlo dell’Associazione Italiana Dislessia, formata da genitori, operatori sanitari, insegnanti e dislessici adulti.