Dopo 17 anni di ricerca, l’Esa e la Commissione europea hanno annunciato il lancio dei primi servizi gratuiti per la geolocalizzazione. La completa operatività sarà completata nel 2020, ma nel frattempo su alcuni dispositivi c’è già un’integrazione valida e più precisa del Gps
Da quando il navigatore satellitare ha fatto il suo debutto sui nostri smartphone la nostra vita è cambiata. E questo è solo un esempio dell’innovazione che il Gps è riuscito a rappresentare. Dopo 17 anni di ricerca, però, anche l’Europa con l’agenzia spaziale europea (Esa) ha un suo sistema satellitare. Si chiama Galileo ed è pronto a fare concorrenza al rivale statunitense e a quello russo Glonass. Il via libera per la sua operatività è arrivato il 15 dicembre dalla Commissione europea e il segnale è già ricevibile sui dispositivi compatibili. Perché possa essere usato da tutti, però, bisognerà aspettare qualche anno, si prevede entro il 2020. In pratica, però, i servizi di posizionamento e geolocalizzazione di Galileo sono già attivi.
Più precisione insieme al Gps
La caratteristica fondamentale di Galileo è la sua precisione al di sotto dei 10 centimetri. Si tratta di livelli non ancora raggiunti dai sistemi esistenti. «Galileo migliorerà del 1000 per cento la precisione della geolocalizzazione», afferma Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione Europea. Galileo comunque non è pensato per sostituire il Gps. I dispositivi che lo supportano saranno in grado di ricevere indifferentemente i due segnali e di usarli nei momenti più opportuni all’uno e all’altro sistema. La ricezione avviene in maniera automatica se il dispostivo è dotato del chip con le impostazioni adatte e se il sistema operativo è aggiornato. Il primo cellulare sul mercato in grado di ricevere il segnale Galileo è l’Aquarius X5 Plus di BQ. Inoltre Galileo potrà anche dare delle indicazioni di orario più precise rispetto al Gps assicurando così anche il posizionamento nel tempo. Le applicazioni future di Galileo potranno essere davvero tantissime: dall’ingegneria civile, alle telecomunicazioni, passando per il supporto alle persone disabili e per l’agricoltura di precisione.
I servizi gratuiti già attivi
Anche se ci vorrà ancora qualche anno perché l’utente medio cominci a rendersi conto dei benefici che questo sistema satellitare potrà rappresentare nella sua vita quotidiana, si percepisce che Galileo rappresenta il futuro. È costituito da 18 satelliti che sono in orbita attorno al nostro pianeta che saliranno a 30 nel 2020. Oltre a supportare l’orientamento di automobilisti e pedoni in giro per i centri storici o in zone dove il Gps non ha copertura ottima, Galileo potrà essere usato anche nei servizi commerciali per aiutare a identificare la posizione precisa della merce. Sono comunque già utilizzabili sui dispositivi idonei dei servizi gratuiti: il servizio aperto (Open Service, OS) che è proprio quello di cui si serve il navigatore dell’automobile. È stato creato anche un sito per capire su quale dispositivo e in quale situazione è possibile affidarsi al nuovo sistema satellitare. Entro aprile 2017 il servizio sarà disponibile in 24 lingue; il servizio di ricerca e salvataggio (Search and Rescue, SAR) per soccorrere in maniera più tempestiva chiunque invii una chiamata di emergenza; il servizio pubblico regolamentato (Public Regulated Service, PRS), che sarà di supporto alle autorità pubbliche in caso di aiuti umanitari e situazioni di crisi.
Il ruolo dell’industria italiana nel progetto
Il sistema satellitare europeo si distingue dal Gps anche per la sua natura completamente civile. Questo significa che non è soggetto a necessità militari e a eventuali interruzioni. Anche dal punto di vista della sicurezza Galileo assicura che il segnale sia garantito da un sistema di criptazione. Per questo motivo non è possibile che venga modificato o confuso con quello proveniente da ricevitori a terra. L’industria italiana ha contribuito in maniera considerevole al lancio di Galileo: Finmeccanica, attraverso Telespazio, Thales Alenia Space e la Divisione Sistemi Avionici e Spaziali ha realizzato uno dei due centri di controllo che gestiscono il sistema, nel centro spaziale del Fucino in Abruzzo, ha controllato la gestione e il coordinamento dei servizi, ha rappresentato un partner industriale per la progettazione e la validazione e ha sviluppato e prodotto il sensore Ires-N2 e l’orologio atomico all’idrogeno Phm che aumenta la precisione della localizzazione.