L’agenzia spaziale americana ha deciso di inserire tutti i documenti frutto dello studio dei suoi scienziati sul nuovo portale dedicato. L’obiettivo è stimolare l’innovazione e la conoscenza attraverso la consultazione di un patrimonio condiviso
La conoscenza è fatta a strati. Nel cervello, come negli archivi. Un tempo gli scaffali delle biblioteche si riempivano con il passare degli anni. Oggi si creano pile virtuali di documenti prodotti dai vari operatori del sapere e che spesso rimangono disseminati in rete senza trovare una giusta collocazione. Perché, allora, non fare in modo che ciascuno di quei contributi sia consultabile a tutti, senza spese e in maniera semplice? Deve essere stato più o meno questo il pensiero della Nasa, l’ente spaziale americano, che ha deciso di rendere accessibile agli utenti il suo archivio in un database online, il PubSpace. Dati, ricerche e rapporti che tutti gli scienziati (e non) potranno leggere da casa loro. «Rendere i nostri dati facilmente consultabili amplificherà di molto l’impatto delle nostre ricerche», ha commentato Ellen Stofan, dirigente scientifico della Nasa.
Uno stimolo per l’innovazione
Una scelta anche di visibilità, quindi, per un ente spesso associato a missioni spaziali quasi fantascientifiche. Ma al di là dei suoi obiettivi più o meno irraggiungibii, da parte dell’amministrazione Nasa c’è la voglia di avvicinare a quante più persone possibile il lavoro quotidiano di ingegneri e ricercatori che studiano come arrivare a conquistare nuovi pezzi di spazio e molto altro. Se infatti gli scienziati di oggi costruiscono la loro conoscenza su quella raccolta e sperimentata dai loro predecessori, è ragionevole pensare che il mondo della ricerca continuerà a funzionare così. Quindi, tanto vale fare in modo che la tecnologia dia una mano ai ricercatori del futuro per avere a disposizione tutto quello che la comunità scientifica è riuscita a produrre fino a ora. Lo scopo è stimolare l’innovazione aiutando ad aggiungere nuovi strati di sapere a quelli già esistenti a partire proprio dal parere dei colleghi e dalla selezione che ogni scienziato è in grado di fare tra tutto il materiale in circolazione.
Ricerche online entro un anno dalla pubblicazione
La decisione della Nasa porterà tutti gli scienziati a inserire nell’archivio online gli articoli entro un anno dalla loro pubblicazione sulle riviste specializzate. L’unica eccezione riguarderà quei documenti che contengono brevetti e informazioni sulla privacy o che sono sottoposti a leggi per la tutela della proprietà e della sicurezza nazionale. Basterà solo un click per poter leggere i risultati di ricerche delle menti più brillanti al mondo: «Alla Nasa celebreremo questa opportunità di estendere l’accesso al nostro vasto archivio di pubblicazioni tecniche e scientifiche. Attraverso questa apertura e l’innovazione invitiamo tutta la comunità globale a unirsi a noi nell’esplorazione della terra, del cielo e dello spazio», ha detto Dava Newman, vice amministratore della Nasa. La mossa della Nasa è una risposta all’invito della Casa Bianca che aveva chiesto a tutte le agenzie scientifiche nazionali di favorire l’accesso a un patrimonio scientifico di fatto costruito anche grazie ai finanziamenti pubblici.
Gli altri esempi di open access
La strategia open dell’agenzia spaziale degli Stati Uniti non è certo un caso isolato. A maggio 2016 la British Library, una delle più grandi biblioteche al mondo, ha deciso di rendere disponibili in rete su Flickr un milione di immagini antiche. Esemplari unici che risalgono anche al 1600 e che con la digitalizzazione hanno così la possibilità di essere conosciuti da molte più persone. Un modo anche per salvaguardare la conservazione di un patrimonio molto fragile che ora è completamente condiviso con chiunque voglia attingervi. Anche il Competitiveness Council dell’Unione Europea ha deciso di muoversi in questo senso. L’obiettivo è quello di mettere online tutto il sapere scientifico europeo entro il 2020. Dalla fisica all’ingegneria, dall’astronomia alla matematica. Un progetto abbastanza impegnativo da realizzare, considerando che mancano meno di 4 anni alla data stabilita. La volontà e la determinazione, però, non sembrano mancare.