Greenfield, paesino americano, senza Internet crea un provider cittadino e così risolve il problema del digital divide.
Una cittadina americana non ha accesso a Internet. La connessione esiste in poche zone e quasi nessuno può permettersela per i costi proibitivi. Ma grazie al Sindaco, un’azienda illuminata e una cittadinanza attiva, crea un proprio network, GreenLight Internet, per garantire la rete a tutti. Una bella storia sul superamento del digital divide con un pizzico di ingegno raccontata da Pacific Standard.
18mila abitanti nel Massachusetts
Lo sfondo su cui si svolge la storia è Greenfield, 144 km da Boston. 18mila residenti, una media di 48mila dollari di reddito per famiglia (5mila dollari al di sotto della media americana). E un grosso problema che mette in crisi le aziende e costringe i giovani a cercare di costruirsi un futuro altrove: la mancanza della Rete. Solo il 60% dei residenti può permettersela (via Comcast e Verizon). Mentre il restante 40% non ha accesso, principalmente perché non può spendere le alte cifre mensili per garantirsi il servizio dei grandi operatori.
Un Sindaco e un imprenditore scommettono sul futuro
Ma le cose non sono destinate a essere uguali per sempre. Così il Sindaco, Bill Martin e un imprenditore, Dan Kelley, presidente del Kelley Management Group, gruppo specializzato nella costruzione di Reti a banda larga, decidono di collaborare per rivoluzionare la vita dei cittadini e dare una spinta decisiva all’economia del paesino.
Gli accordi sono essenzialmente due. Il primo è che i costi dell’operazione non devono ricadere sugli abitanti.
In altre parole, nessun aumento di tasse per coprire l’investimento. E il secondo di estendere la banda larga a più persone possibili, anche a quelle che vivono ai margini di Greenfield, garantendo a tutti una velocità di navigazione di 25 megabit.
160km di fibra a costo zero per la popolazione
Ma come costruire un’opera multi milionaria senza aumentare le tasse? Kelley stringe un accordo con la cittadinanza per un pagamento attraverso muni-bond, obbligazioni emesse negli Usa da amministrazioni ed enti locali per reperire fondi per finanziare progetti e infrastrutture. Bond che saranno ripagati con i soldi guadagnati dal progetto (i cittadini non spendono nulla per l’infrastruttura, ma pagano il servizio mensile).
Come nasce l’Internet della gente
Greenfield Community Energy & Technology Advisory Committee è nato lo scorso novembre come fornitore di Internet di proprietà della cittadinanza. I costi del servizio (per il mobile, 9,95 euro al mese, mentre 24,5 dollari per la connessione domestica) sono Il 40% in meno rispetto ai provider più importanti del mercato. E i soldi, una volta ripianato il debito con l’ente che ha costruito le infrastruttura, verranno usati per la manutenzione e miglioramento delle infrastrutture: «Il modello ha funzionato perché i cittadini hanno partecipato attivamente, spiegandoci le loro necessità e come volevano che fossero realizzate» spiega Kelley che spera di estenderlo in altre città americane vittime del digital divide.
In Italia poca fibra (e tanti analfabeti digitali)
La vicenda offre uno spunto per riflettere sulla situazione del nostro Paese che anche in questo campo vive di infinite contraddizioni. Siamo stati il quarto Paese a connetterci alla Rete (dopo Norvegia, Regno Unito, Germania). A Milano è nata Prysmian, tra le tre società più importanti al mondo nella realizzazione di fibre ottiche. Eppure siamo tra le nazioni meno digitali in Europa. Secondo il rapporto del Desi (sigla che sta per Digital Economy and Society Index), la nostra copertura in fibra è solo al 44%. La media europea è il 71. Un dato che insieme ad altri parametri come l’alfabetizzazione digitale (il 31% della popolazione manca delle competenze necessarie per fare anche operazioni semplici sulla Rete) ci pongono al 25° posto in Europa.
Siamo fermi al rame collegato al modem
Un piano del governo prevede un investimento di 12 miliardi di euro per garantire entro il 2020 la banda larga a tutti. Una manovra che spera di colmare un gap sempre più imbarazzante. In Corea del Sud, il leader mondiale si viaggia a 20,5 megabit, in Svezia, leader europeo a 17,4 mega. In Italia siamo fermi al 5,4.