Questa è la storia di 6 donne incredibili: Kay Mauchley Antonelli, Jean Bartik, Betty Holberton, Marlyn Meltzer, Frances Spence, e Ruth Teitelbaum. Senza manuali e insegnanti, negli anni ’40, programmarono il gigante ENIAC, uno dei primi computer.
Per conoscere questa storia dobbiamo tornare indietro di settant’anni. Ci troviamo in Pennsylvania, in una delle Università più importanti degli Stati Uniti d’America. Le protagoniste sono sei giovani donne, “operators” come venivano chiamate. Kay Mauchley Antonelli, Jean Bartik, Betty Holberton, Marlyn Meltzer, Frances Spence, e Ruth Teitelbaum. Ovvero, le prime programmatrici della Storia (oltre ad Ada Lovelace, la figlia di Lord Byron).
Lavorare all’ENIAC, da autodidatte
Il loro lavoro è stato trascurato per moltissimo tempo. Eppure hanno ricoperto un ruolo fondamentale nel far funzionare l’ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Computer), riconosciuto come il primo computer “digitale” al mondo. Fu progettato e costruito alla Moore School of Electrical Engineering per il Ballistic Research Laboratory (un ex centro di ricerca dell’esercito degli Stati Uniti d’America).
Come tutti i primi esemplari era enorme, occupava un’intera stanza (180mq) e pesava quanto un aereo vuoto. Venne inaugurato il 16 febbraio 1946 e, dopo dieci anni di onorata carriera, nel 1955, fu messo in pensione.
Il suo costo? 500mila dollari di allora (6 milioni di dollari attuali).
Sei pioniere. Senza manuali
In quegli anni tutto era diverso. Esistevano solo una manciata di computer in tutto il mondo ed erano di proprietà dei grandi centri di ricerca. Ovviamente erano lentissimi e facevano operazioni semplici ed elementari, se paragonate a quelle di oggi.
L’ENIAC rappresentò una vera rivoluzione perché ridusse notevolmente i tempi di calcolo, accelerando processi, ottenendo rapidamente risultati e, in campo bellico, vittorie. Ad esempio calcolava le traiettorie balistiche durante la Seconda Guerra Mondiale, compito solitamente affidato a donne che avevano studiato matematica e altre materie scientifiche. Perché dalle donne? Per due motivi: la ripetitività del gesto e una paga più bassa.
Ma nel 1945 c’era un problema. Per far funzionare ENIAC esistevano solo degli schemi. Nessuno era stato in grado di programmarla per svolgere azioni complesse. Almeno fino all’arrivo di Kathleen, Marylin, Fran, Ruth e le due Betty, che furono scelte in una rosa di oltre 80 aspiranti candidate. «Quando vennero chiamate a impostare quest’enorme macchina» racconta al Philly Voice Mitch Marcus, RCA Professor of Artificial Intelligence in the Department of Computer and Information Science all’University of Pennsylvania «Nessuno sapeva cosa fare. Loro xi sono riuscite senza avere dei modelli di riferimento e hanno fatto cose incredibili».
Pioniere, per davvero, senza insegnanti e senza manuali.
Un lavoro faticoso
«Era uno spettacolo di luci mai visto prima. Non sembrava un computer ma una cattedrale. E non faceva il tipico ticchettio dei calcolatori del tempo. Emetteva un ronzio, forte e costante». Così racconta Bill Mauchly, il figlio di Kathleen.
Non era facile andare d’accordo con un “bestione” di quelle dimensioni. Oltre a capire e intuire il suo funzionamento, era necessario svolgere una serie di mansioni fisiche tutt’altro che semplici: trasportare e sostituire cavi, strisciare all’interno della struttura per correggere collegamenti, sostituire parti difettose: «Oltre ad essere delle programmatrici, probabilmente le prime a fregiarsi di questo titolo, erano delle vere babysitter di un bambino capriccioso ed enorme».
E non indossavano certamente dei vestiti adatti e comodi.
Una storia poco conosciuta
Anche in questo caso non è difficile immaginarne il motivo. L’ostruzionismo contro il lavoro femminile al tempo era molto forte e, i successi raggiunti venivano spesso omessi. Le donne erano indicate come aiutanti degli uomini e non erano invitate a presenziare a incontri ufficiali. Il loro contributo continuamente minimizzato.
Betty Holberton, ad esempio, ricevette dal suo professore di matematica del College l’invito ad abbandonare gli studi per sposarsi e fare figli. Fortunatamente, con estrema tenacia, Betty non si è arresa diventando figura di spicco della storia informatica americana: dopo l’ENIAC è passata ad altri progetti aiutando a sviluppare algoritmi e linguaggi di programmazione come lo storico COBOL.
Un documentario e il giusto riconoscimento
Fortunatamente, negli ultimi venti anni, sono venuti alla luce i meriti che queste sei donne hanno avuto nello scrivere questo frammento di Storia. Nel 1997 “Le donne dell’ENIAC” sono state inserite nella Women in Technology Hall of Fame, ricevendo un premio e un riconoscimento internazionale. Da quel momento in poi si sono moltiplicati gli articoli di giornale, le ricerche ed è stato anche realizzato un piccolo documentario sulla vita di Kathleen, che vi invito a vedere.
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Alessandro Frau