E’ una startup che ha l’obiettivo di valorizzare gli scarti alimentari e dargli nuova vita. Lo hanno 4 ragazze pugliesi fatto grazie ai 100 mila euro messi sul piatto dal bando della Camera di Commercio di Bari
Si chiamano Erika Andriola, Maria Pisano, Rosita Pavone e Antonella Carbone, hanno tutte fra i 25 e i 27 anni, (tre pugliesi e una lucana), sono 4 biotecnologhe, si sono conosciute in Svezia grazie a un progetto di studio all’estero dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro (Facoltà di Scienze Biotecnologiche, dove si sono laureate) e hanno fondato a gennaio 2016 BioInnoTech, una startup che ha l’obiettivo di valorizzare gli scarti alimentari e dargli nuova vita. Lo hanno fatto grazie ai 100 mila euro messi sul piatto dal bando della Camera di Commercio di Bari Valore Assoluto 3.0.
I primi passi per realizzare il loro sogno: creare una bioraffineria in Puglia. Tutte le mattine Erika, Maria, Rosita e Antonella indossano il camice bianco e continuano a fare ricerca, appoggiandosi all’Università di Bari per la strumentazione da laboratorio. «I soldi che abbiamo vinto? Bastano per appena un anno di lavoro» dice a StartupItalia! Maria Pisano che nel team si occupa di fermentazione.
Fermentazione? Sì, le ragazze di BioInnoTech stanno lavorando ad un sistema innovativo di filtrazione e fermentazione del siero innovativo, tale fa da recuperare le proteine del siero e produrre microrganismi utili per i mangimi degli animali, la produzione di pane e anche di birra..
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Gli inizi
A dare una spinta importante al progetto di Maria e le altre è stato il primo posto nel 2015 al bando della Camera di Commercio di Bari Valore Assoluto 3.0. Passaggio che ha permesso, grazie ai 100 mila euro vinti, «di iniziare a lavorare concretamente alla nostra idea, dopo pochi mesi. Ci rendiamo però conto che l’accesso ad altri fondi è l’unica strategia che per il momento possiamo percorrere. Oltre naturalmente alla possibilità che qualcuno creda e investa nella nostra idea».
Produrre da scarti agroalimentari
La storia di BioInnoTech muove i primi passi in Svezia, dove le ragazze del team hanno stretto un vero rapporto di amicizia. «In Svezia – ha raccontato Maria Pisano – oltre alle competenze specifiche su bioraffinerie e mondo green, ci siamo portate dietro in Puglia un nuovo approccio sul rispetto dell’ambiente e l’interesse nel trasferire le competenze scientifiche e biotecnologiche a qualcosa di concreto».
Bioraffinerie? E’ sempre Maria a spiegare di cosa si tratta. «E’ il sogno che vogliamo realizzare in – ha detto – la bioraffineria è un insieme di processi che, a partire da fonti energetiche rinnovabili, mirano a sostituire l’attuale raffineria (che produce dal petrolio). Ecco la bioraffineria mira a produrre da fonti energetiche rinnovabili, in particolare scarti del settore agroindustriale, dal legno al food».
Questo il quadro in cui si muove l’attività di BioInnoTech, che oggi è impegnata nell’ottimizzazione della tecnologia già messa a punto su piccola scala, presso i laboratori del Dipartimento di Bioscienze, Biotecnologie e Biofarmaceutica dell’Università degli Studi di Bari con cui è stata stipulata una convenzione per l’utilizzo di spazi e strumenti. «Ci ha aiutati nella stesura del progetto la dottoressa Pisano, ricercatrice dell’Università di Bari» ha raccontato sempre Maria Pisano».
Il siero di latte
Al momento le attività di ricerca del team di BioInnoTech si stanno concentrando sul siero di latte. La coniugazione di servizi di raccolta del siero non finalizzati al mero smaltimento, ma al successivo utilizzo per la produzione industriale è il punto di forza di BioInnoTech.
Startupper in laboratorio
Già, ma cosa significa essere una startupper di 30 anni per Maria e le altre biotecnologhe? «Stare 10 ore in laboratorio con il camice addosso. Cerchiamo anche di darci una mano sulla parte più manageriale» ha spiegato Maria.