Il formaggio sarà garanzia dei prestiti che servono a sostenere il settore caseario. L’esperienza del Parmigiano in Emilia Romagna e del vino
Le forme di pecorino accantonate in magazzino avranno una doppia vita, verranno usate a garanzia dei prestiti che servono a sostenere il settore caseario sardo. E’ l’idea lanciata dalla Regione Sardegna e avvallata dalla società di consulenza svizzera Bsi Merchant (di proprietà dell’omonima banca svizzera Bsi Sa, la più antica del Canton Ticino) che farà da advisor a tutta l’operazione Pecorino bond.
L’esperienza di 440 mila forme di parmigiano (valore 132 milioni)
In pratica, si tratta di un minibond a 36 mesi per sostenere il capitale circolante di un paniere di circa 10 aziende agroalimentari dell’isola, dando come pegno parziale il pecorino che c’è nei magazzini. Lo strumento finanziario è meno originale di quanto si possa pensare, visto che non si tratta della prima volta che prodotti dell’eccellenza gastronomica italiana vengono utilizzati come preziosa base di garanzia per i prestiti. L’iniziativa prende esempio da quanto già fatto nel 2009 in Emilia, dove il Credito Emiliano (storico istituto di credito degli allevatori) come riporta un pezzo scritto allora da Ettore Livini su Repubblica, “in mancanza di garanzie migliori ha deciso di erogare prestiti ai suoi clienti accettando come pegno nientemeno che il prezioso formaggio”. L’idea di business andò a gonfie vele, tanto che il Credito Emiliano, costruì, tra Modena e Reggio, due enormi depositi blindati, dove invece che banconote, gioielli e opere d’arte, sono custodite per i canonici 24 mesi di invecchiamento 440mila forme di parmigiano. “Valore totale, 132 milioni di euro, l’1% circa degli impieghi dell’istituto”, scriveva il giornalista ben 7 anni fa.
L’Amarone e il Valpolicella per garantire un super prestito
Un maxi prestito è stato da poco garantito anche dal vino in cantina. È dello scorso gennaio la notizia del Gruppo Tenute SalvaTerra, che con la consulenza di Banca Akros, ha sottoscritto un finanziamento a medio termine, del valore di 9 milioni di euro, erogato da un pool di banche, con l’innovativa garanzia del privilegio sul vino in cantina. “Questo strumento consente di supportare finanziariamente il gruppo SalvaTerra nella gestione dei vini da invecchiamento, come l’Amarone o altri vini della Valpolicella, senza interferire sulla libera disponibilità del prodotto. L’operazione verrà certificata da Siquria, che attesterà la presenza e la qualità del vino in cantina per tutta la durata del finanziamento: 5 anni e sei mesi”, si legge su ilSole24Ore.
A febbraio di quest’anno poi, il caseificio modenese 4 Madonne ha assicurato il suo prestito obbligazionario con circa 20 mila e 700 forme di Parmigiano reggiano da 40 chili l’una. In questo caso, però, la differenza la fa il fatto che il finanziamento non passi dalle banche. Come scrive Filippo Santelli sempre su Repubblica si tratta di “un minibond, un’obbligazione che le piccole imprese possono offrire direttamente agli investitori, con tassi più vantaggiosi”. Proprio come avviene adesso in Sardegna col pecorino.
Da 4 a 50 milioni di euro con la finanza creativa “reale”
Ma torniamo ai Pecorino Bond. «L’Agrifood è l’area prioritaria di specializzazione della strategia S3 Sardegna”, ha spiegato il vicepresidente della Regione Sardegna, Raffaele Paci, che ha presentato l’iniziativa dei “pecorino bond» durante il Food Industry Monitor che si è tenuto all’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, vicino a Cuneo. «Per creare condizioni ancora più favorevoli – ha aggiunto Paci – abbiamo studiato con la finanziaria regionale Sfirs una serie di strumenti finanziari profondamente innovativi che faranno da moltiplicatore delle risorse che stiamo mettendo in campo, 4 milioni di euro, agevolando il recupero di risorse aggiuntive, pari a non meno di 50 milioni, da banche e investitori privati garantiti da Regione e Sfirs».
Non solo pecorino bond, la regione lancia anche un fondo di VC
Come funzionerà il “pecorino bond” lo spiega Bebeez, in un pezzo in cui si scrive che “sarà costituito presso Sfirs un fondo con una dotazione iniziale di 3 milioni di euro e che insieme a 12 milioni di euro di capitali privati andrà a investire in titoli derivanti dalla cartolarizzazione di minibond short term e cambiali finanziarie emessi da una decina di aziende locali, che metteranno a parziale garanzia il pecorino da loro prodotto, sfruttando la nuova norma sul pegno non possessorio (secondo la quale il debitore che dà in pegno un bene mobile destinato all’esercizio dell’impresa può continuare a utilizzarlo nel processo produttivo e anche trasformalo, mentre nell’ordinamento precedente perdeva l’uso del bene gravato da pegno)”.
A questo piano, la Regione Sardegna affianca la costituzione (che risale allo scorso aprile) sempre presso la Sfirs di un fondo di venture capital da 10 milioni, dedicato alla nascita e allo sviluppo di imprese innovative del territorio.
Le finalità del fondo sono quelle di sostenere l’avvio ed il primo sviluppo di startup innovative che abbiano un valido progetto di sviluppo e con prospettive di crescita sia dimensionale che reddituale. Il fondo di capitale di rischio interviene co-investendo in operazioni di equity selezionate da investitori privati indipendenti che, avendo partecipato alla procedura attivata dall’Assessorato Industria “Manifestazione di interesse per l’inserimento nell’elenco degli investitori privati che possono richiedere il coinvestimento del fondo di capitale di rischio gestito da SFIRS SpA”, siano stati inseriti nell’apposito elenco.
La partecipazione diretta dell’investitore privato e del Fondo, acquisita mediante sottoscrizione di aumento di capitale, non potrà superare complessivamente il 49% del capitale sociale dell’impresa beneficiaria per un importo minimo di 150.000 mila euro e massimo di 1 milione e sarà temporanea, in quanto dovrà essere smobilizzata al massimo dopo 5 anni dalla data della relativa assunzione.
Le imprese in cui il fondo di capitale di rischio può investire sono piccole e medie startup innovative iscritte nell’apposita sezione del registro delle imprese “Start up innovative”, che al momento del versamento delle risorse per l’acquisizione della partecipazione abbiano sede operativa in Sardegna e che necessitino di investimenti di seed capital (finanziamento dello studio, della valutazione e dello sviluppo dell’idea imprenditoriale) e di start-up capital (finanziamento per lo sviluppo del prodotto e la commercializzazione iniziale).