Troppi i prodotti che ancora non portano sulle etichette l’origine degli alimenti. Così concorrenza e clima pazzo abbattono i prezzi per i produttori: -43% dei pomodori, -27% per il grano duro, -30% per le arance
Metà della spesa di fatto con etichetta ancora anonima, prodotti importati dall’estero spacciati come italiani, prezzi che per gli agricoltori italiani sono in caduta libera. Tutte facce della stessa medaglia che ha portato anche oggi, a Bari, nuovamente i trattori in piazza per difendere l’agricoltura italiana. “Con due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, come pure la metà delle mozzarelle e il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili, occorre introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”, chiede il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo.
Tutto quello che è ancora fuori dalle etichette
A smuovere migliaia di agricoltori è la difesa dell’agricoltura italiana che “rischia di scomparire sotto l’attacco delle politiche comunitarie e delle distorsioni di mercato“. Oggi quasi la metà della spesa di italiani ed europei è anonima con prodotti importati dall’estero che vengono spacciati come italiani perché, dice Moncalvo, “non è obbligatoria alcuna indicazione in etichetta. Finalmente ci sono le condizioni per cambiare le norme comunitarie nel senso della trasparenza sotto la spinta di Italia e Francia, alla quale è stata gia’ concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea per l’etichettatura di origine per i derivati del latte e della carne. La richiesta è introdurre l’etichetta dove ancora manca, dai formaggi ai salumi, dalle conserve ai succhi di frutta fino al latte a lunga conservazione“, ha precisato Moncalvo.
Prezzi in caduta libera (anche per il clima pazzo)
La situazione di crisi sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti italiani con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) che sono scesi al di sotto della linea di 1,20 centesimi al kg che non coprono neanche i costi della razione alimentare, per non parlare del prezzo del latte. Il crollo dei prezzi nelle campagne italiane, dal -43% dei pomodori al -27% per il grano duro fino al -30% per le arance rispetto all’anno scorso. Anticipo dei calendari di maturazione, accavallamento dei raccolti, varietà tardive diventate precoci, con eccesso di offerta prima e crollo della disponibilità poi, sono alcuni degli effetti dell’andamento climatico anomalo sulle coltivazioni. Ma conta anche la pressione delle importazioni, determinate dall’accordi agevolati, come le condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia. L’Egitto, nel periodo 1 febbraio-14 luglio, può esportare a dazio zero uva da tavola nei territori dell’Ue con un impatto sulla produzione nazionale che nel Mezzogiorno arriva sul mercato già a partire da maggio. In difficoltà anche il settore degli agrumi con una pianta di arance su tre (31%) tagliata negli ultimi 15 anni, mentre i limoni si sono dimezzati (-50%) e le piante di clementine e mandarini si sono ridotte del 18%.
Martina: duri sui controlli
“La battaglia per l’etichettatura dell’origine è il tema della competitività dell’intero Paese. Dobbiamo portare questa battaglia fuori dagli ambiti che hanno già riconosciuto questo sforzo. Bisogna trovare delle alleanze”, ha detto il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. “La Francia ha aperto e riconosciuto questa battaglia italiana e dobbiamo fare tutti insieme un passo avanti, penso all’agroalimentare nel suo complesso, i soggetti fondamentali della filiera ci devono essere tutti. Non abbiamo paura dei controlli. Più il sistema dei controlli è forte, più siamo competitivi. Dobbiamo essere semplici sulle imprese e durissimi e intransigenti nei controlli“.