Gli opendata possono contribuire a promuovere la cucina italiana? Se l’è chiesto un gruppo di amici e innovatori. Ne è venuto fuori, grazie a “24 ore di follia”, il progetto EsciLaRicetta. Ecco come funziona
Che c’azzeccano le orecchiette con gli opendata? La risposta è EsciLaRicetta, un progetto partecipato (appena nato) che cresce su Twitter , Facebook , con un sito web e grazie a un bot di Telegram.
Da dove spunta EsciLaRicetta
Tutto nasce da un’idea di Matteo Tempestini e Francesco Piero Paolicelli. “Ci siamo chiesti come rendere la cucina tipica delle nostre città ancora più famosa”, scrive Tempestini su Medium. “Ci siamo chiesti se si possa applicare la logica degli opendata al nostro food per valorizzarlo”. Partendo dal basso. Sia nello sviluppo, aperto. Sia nella cucina, che scava per arrivare alle radici, ai fornelli delle massaie.
“In questo periodo ho la mania di programmare”, racconta Francesco “Piersoft” Paolicelli. “In particolare sto usando un servizio di Telegram che si chiama ‘bot’ (da robot). In pratica chatti con un automa che su alcune cose sa come risponderti”.
Mentre Paolicelli viaggia tra Lecce e Matera, c’è qualcun’altro che si sta divertendo con i bot a 900 chilometri di distanza. “Un giorno ‘scopro’ Matteo Tempestini e il suo Emergenzeprato. Da cosa nasce cose e si diventa amici”. Quell’incontro è il primo seme di EsciLaRicetta.
I bot e i “1440 minuti di follia”
“Scrivo un post, come tanti, sulla mia bacheca Facebook, lanciando un progettino”, racconta Paolicelli. “L’utente scrive un ricetta in un form di Google e in un bot di Telegram puoi ricercare la stessa ricetta. Ecco Matteo che mi risponde linkandomi alla sua pagina Facebook EsciLaRicetta. Un suo pallino che era in stand by in attesa della massa critica di sostenitori”.
Iniziano 24 ore che Paolicelli definisce “1440 minuti di follia”. “Cambio il nome al bot in EscilaricettaBot (che era già stato registrato da Matteo). Colleghiamo il form al bot, lanciamo le prime call per qualcuno che inserisca la ricetta: uomini e donne italiani (e non) che volessero raccontare una ricetta particolare del proprio paese, città, comune, frazione. Arrivano le prime risposte. Sono di Licia e Antonella, Ida, Riccardo, Massimiliano, Roberta. Amici romagnoli, sardi, lucani, calabresi, piemontesi, molisani che ci seguono nel volo”.
Chiunque può partecipare, inviando la propria ricetta attraverso il form. “Niente intermediari, niente portali, niente menu, ristoranti o trasmissioni televisive di grandi chef”. Solo ricette e sensazioni. Un viaggio in Italia, dai canederli ai cappelletti, dai malloreddus alle pettole. La nonna batte Masterchef.
Perché gli opendata fanno bene (anche) alla cucina
In poche ore, arrivano nuovi contributi. “La rete si allarga, diventa magliata. Tanti puntini uniti tra di loro. Non c’è un vertice. Io – dice Paolicelli – li chiamo LoP : Linked open People”.
Arrivano Andrea Borruso e Ciro Spataro. “E ‘baaam’, parte la domanda: ma non potreste personalizzare il codice sorgente del progetto di opendataSicilia Petrusino per le ricette open?”.
E così quei 1440 minuti di follia percorrono tutta Italia. “Matteo Fortini (da Cento), Andrea Borruso e Ciro Spataro (da Palermo), io e Matteo (da Lecce e Prato) ci ritroviamo nella selva oscura di Github, Php, Umap, Zapier, IFTTT…sembrano bestie ma alla fine se le conosci le governi un po’”.
Ne vengono fuori, anche grazie a opendataSicilia, un sito web (EsciLaRicetta), un account Twitter (che rilancia le ultime ricette in automatico), una pagina Facebook. E si implementa il bot di Telegram con ricerche semantiche e nuovi campi.
Ma il racconto di Paolicelli non finisce qui. “Arriva un altro amico, Fedele Congedo, e lancia l’idea: sarebbe bello se si vedessero le ricette su una mappa e poi magari che con Telegram il turista possa inviare la propria posizione e vedere le ricette tipiche attorno a sé. E ancora…sarebbe bello se oltre la semplice preparazione ci fossero delle ‘note narrative’: emozioni, peculiarità che rendono unica quella ricetta”. Detto, fatto. Accedento a Telegram e cercando @escilaricettabot, è già possibile inviare la propria posizione e ricevere le ricette open tipiche dei luoghi che ti circondano.
Perché tutto questo? Non certo per soldi (è tutto gratuito). La risposta è in una domanda di Tempestini: “Mangiare italiano è ‘figo’. Ma noi abbiamo veramente capito che le ricette italiane sono il segreto della diffusione di una parte della nostra cultura nel mondo?”.
Paolo Fiore
@paolofiore