“Non bisogna stare coi governi per essere patriottici”. Il whistleblower del Datagate arriva oggi nelle sale italiane
Poetico, dettagliato, poco romanzato. Snowden è il film che il regista tre volte oscar Oliver Stone ha voluto girare per raccontare la storia di Edward Snowden, il soldato americano che dopo aver lavorato per la Cia e la Nsa ha deciso di denunciare la sorveglianza di massa degli Usa nei confronti del mondo.
Un film “psicologico” e patriottico, per niente “americano”, un thriller senza inseguimenti, sparatorie e macchine che volano, Snowden è un film per prendere coscienza che la guerra oggi si combatte nel cyberspazio, e che per vincerla le grandi potenze sono disposte a tutto: come avviare un gigantesco progetto di raccolta dei dati di ogni individuo al telefono o alla tastiera di un computer, il famigerato PRISM.
Snowden, il film di Oliver Stone
Il film di Oliver Stone, in anteprima nazionale a Milano (ma aveva aperto la festa del cinema di Roma) organizzata da F-Secure, azienda di sicurezza informatica, esce oggi nelle sale italiane per raccontare attraverso la storia del protagonista un tema di stretta attualità: la difficile sfida di tutelare la privacy dei cittadini di fronte alla mostruosa macchina di sorveglianza messa in piedi dai governi di tutto il mondo.
Nel film di due ore l’attore che impersona Snowden (Joseph Gordon-Levitt), non gli somiglia fisicamente, ma questo è un dettaglio, come ha detto il vero Snowden più di una volta.
La storia è fedele e comincia dall’incontro di Ed, Edward, con il giornalista inglese Glenn Greenwald, la regista Laura Poitras e un altro veterano del britannico Guardian, Ewen MacAskill, convocati in un albergo per diventare i depositari della più grande iniziativa di spionaggio digitale mai scoperta. E per rivelare una verità con cui nessuno di noi ancora adesso vuole fare davvero i conti: e cioè che la guerra nel cyberspazio non viene combattuta contro il terrorismo come ci dicono, ma per l’egemonia politica ed economica in un mondo globalizzato dalle tecnologie di comunicazione.
E però lungi dall’essere un film di guerra è un film romantico e a tratti poetico, incentrato sulla presa di coscienza del giovane nerd che cresce anche grazie al rapporto sentimentale con una fotografa, liberal e obamiana, Lindsay Mills, con cui si ri-incontrerà per un inatteso lieto fine.
Ma chi è davvero Edward Snowden?
Nel film Oliver Stone ricostruisce in profondità la figura di questo giovane informatico americano dalle tendenze conservatrici che voleva servire la patria ma che arriverà a dire che “Non bisogna stare coi governi per essere patriottici”.
Figlio e nipote di militari Snowden ha cominciato a lavorare per la Cia all’età di 22 anni e, successivamente assunto come consulente dalla Nsa, ha denunciato la sorveglianza illegale di questo ente federale americano, basato a Fort Meade nel Maryland, che dal 1952 si occupa di spionaggio elettronico e intercetta oltre venti miliardi di conversazioni e messaggi al giorno.
È da allora che Snowden è diventato uno degli uomini più ricercati al mondo: per aver dimostrato che con i programmi PRISM e Tempora paesi come USA e Regno Unito sono in grado di controllare la posta elettronica, le ricerche web, il traffico Internet e le telefonate di milioni di persone in tutto il mondo in tempo reale. Tutto questo grazie grazie sopratutto a un programma, XkeyScore, che funziona come Google, ma al contrario di Google è in grado di tracciare tutte le attività che noi ingenuamente pensiamo essere private. Come spogliarci davanti a un computer a riposo che ci guarda attraverso l’occhio di una telecamera accesa da remoto.
È per aver denunciato tutto questo e i tribunali speciali di sorveglianza (le corti FISA) che il giovane esule americano approdato in Russia dopo una fuga burrascosa da Hong Kong è diventato, come Julian Assange, fondatore di Wikileaks, pericoloso per essere la testimonianza vivente che i governi sono sempre pronti a ingannare i propri cittadini.
Snowden, un’icona della democrazia
Ma allo stesso tempo Snowden è diventato un’icona della democrazia e della libertà con un obiettivo ambizioso, insegnare a tutti che è possibile proteggere la propria privacy usando con attenzione la tecnologia e creando delle leggi in grado di tutelare la riservatezza della nostra vita privata.
Per questo il 24 settembre 2015, Snowden, insieme a Glenn Greenwald, Oliver Stone, Laura Poitras (autrice di un film su di lui, CitizenFour, 2014), Noam Chomsky, ha avviato un’iniziativa internazionale per elevare il diritto alla privacy a diritto fondamentale di questo secolo, dichiarare fuori legge la sorveglianza di massa e proteggere i whistleblower: il cosiddetto “Trattato Snowden”.
Per questo Snowden sta anche lavorando a un progetto di un telefono anti-intercettazioni, capace di comunicare al proprietario se qualcuno l’abbia attivato a distanza per controllarne le comunicazioni o interferire con esse. E nel frattempo consiglia di usare l’app Signal per telefonare in segretezza.
Insomma Snowden, protagonista di decine di libri e siti web, raccontato in film e documentari, ritratto in statue di luce e di bronzo a grandezza naturale (dallo scultore italiano Davide Dormino), seguito da milioni di follower su Twitter, è diventato un’icona della democrazia proprio per aver dimostrato quello che tutti abbiamo sempre sospettato, cioè di essere sotto controllo e sorvegliati anche nelle più banali attività quotidiane. E per aver rammentato a tutti che non è vero che non abbiamo niente da nascondere e che le informazioni sulle cose che facciamo, anche quelle più innocue, possono essere usate contro di noi.