All’evento organizzato per aprire le startup italiane a New York VentureOut si sono presentate solo tre startup. Ecco chi sono e i motivi di uno scarso successo dell’edizione 2015.
Vale la pena spendere qualche migliaio di euro per una full immersion nella comunità newyorkese delle startup? Pare di sì, a sentire il feedback di due delle tre startup italiane che hanno partecipato all’ultimo programma di VentureOut, l’organizzazione fondata da Brian Frumberg, che ogni mese porta nella Grande Mela startup da tutto il mondo. Quelle dall’Italia vengono selezionate dall’Italian business & investment initiative di Fernando Napolitano. Questa volta erano appunto solo tre. Come mai? Stanchezza della formula? Pochi soldi da investire in un viaggio oltreoceano? Scarso interesse per un’espansione fuori dall’Europa?
Forse un insieme di tutto questo. Però i fondatori di Haamble e Foodiestrip che hanno passato una settimana a contatto con altri fondatori di startup, investitori e consulenti qui a New York dicono che ne è valsa la pena. Anche perché entrambe le società sono gia’ a uno stadio abbastanza avanzato del loro business e pensano ad aprire sedi nella Big Apple.
«Mi sono piaciuti moltissimo il fermento e l’accelerazione che si respirano nel mondo social e digital a New York, in confronto all’Europa – mi ha detto Massimo Ciaglia, il fondatore di Haamble. Sono tornato in Italia con un bagaglio ricco di nuove esperienze e già pronto per organizzare un secondo viaggio di follow-up. Spero di trovare presto un VC o Angel americano che voglia investire in Haamble e aprire al più presto una sede a New York».
«Dal viaggio negli States ci aspettavamo nuove conoscenze/network e la scoperta di strumenti tecnico/finanziari per raggiungere i nostri obiettivi – hanno detto i fondatori di Foodiestrip, Fabrizio Dorem, Roberto Massi e Alessio Poliandri. Abbiamo apprezzato soprattutto la semplicità con cui a New York si trovano consulenti e professionisti che comprendono perfettamente il business del web e delle app. Ci ha deluso invece il modo in cui VentureOut ha organizzato i pitch la sera dello showcase, quando ci siamo incontrati con potenziali investitori e con il pubblico nello spazio WeWork: non abbiamo avuto tempo per prepararci e nei pochi minuti disponibili e’ stato difficile spiegarsi».
Cosa fa Haamble (Foursquare e Tinder insieme)
Haamble è un network che mette insieme Foursquare, Tinder e anche un po’ di Groupon. Ma Ciaglia giura che il suo approccio è del tutto innovativo. «Foursquare non ha la correlazione con le persone, mentre Tinder non ha i luoghi – dice il fondatore -. Haamble e’ una app unica al mondo, coperta da un brevetto, che consente di interagire con chiunque in ogni luogo. Ma estende anche le funzionalità di Groupon, perché con la piattaforma di proximity marketing che forniamo ai commercianti consentiamo loro di inviare notifiche push con micro-campagne geolocalizzate».
Abbiamo apprezzato soprattutto la semplicità con cui a New York si trovano consulenti e professionisti che comprendono perfettamente il business del web e delle app.
Ciaglia ha già trovato in Italia alcuni sponsor e investitori: Microsoft ha incubato la startup in Bizspark, fornendo per tre anni tutta l’infrastruttura e le licenze senza costi; Atlantis è entrata nel capitale con 300 mila euro e Fira ha investito ulteriori 700 mila euro.
Il fondatore ha lo spirito di un ragazzino, entusiasta per la nuova avventura, ma è un veterano delle startup. Laureato in Scienze dell’Informazione all’università “La Sapienza” di Roma, Ciaglia ha 42 anni, è sposato e papà di due figli di cinque anni e un anno, è il Digital Champion del comune di Mentana dove vive e nel suo curriculum ha anche una società quotata al Nasdaq. «Nel 1997 avevo creato Euronet consulting, acquisita poi in concambio azionario dalla Vertex interactive, con cui da azionista sono stato al Nasdaq per due anni fino al 2002 – racconta Ciaglia -. Ho anche costituito B-tech-net nel campo dell’IT security, cedendola nel 2009. Poi ho fondato Wisegroup Europe e l’ho venduta nel dicembre 2014».
Per fondare Haamble Ciaglia ha usufruito della legge italiana a favore delle startup: «Grazie al brevetto registrato siamo stati subito considerati impresa innovativa, con agevolazioni fiscali per i nostri investitori e notevoli risparmi per il costo del personale», spiega Ciaglia. Al momento impiega dieci persone, ha raggiunto 62 mila downloads dopo un mese e mezzo dal lancio su Apple Store e Google Play e il prossimo passo e’ aprire in Gran Bretagna.
Le recensioni dei ristoranti di Foodiestrip
Foodiestrip è un nuovo servizio di recensioni di ristoranti per risolvere un problema che affligge molti social network come tripadvisor.com e yelp.com: i commenti fasulli, di gente che non ha mai sperimentato il posto di cui scrive. «Ovunque si possono rilasciare recensioni, giudizi e molte altre attività di valutazione senza alcuna certezza sull’identità dell’utente – spiegano i fondatori di Foodiestrip.com. Con noi gli utenti ricevono l’autenticazione e il check-in nel ristorante tramite APP, e solo dopo questo possono recensire il posto. Offriamo uno strumento unico al mondo che può rafforzare il concetto di autorevolezza per tutti quei social network che parlano di cibo online».
Doremi, Poliandri e Massi sono tre amici di San Benedetto del Tronto appassionati di informatica – i primi due hanno 38 anni, il terzo ne ha 31, tutti sposati e con figli – e già lavoravano insieme in Wiloca, un’agenzia web che Doremi e Poliandri hanno fondato nel 2005 e con cui hanno fra l’altro creato il sito gamberorosso.it . Hanno avuto l’idea di foodiestrip.com nel 2012 e finora l’anno finanziata con i propri risparmi (circa 300 mila euro). Hanno gia’ una base di 800 mila ristoranti registrati e a gennaio 2016 lanceranno la piattaforma online per il pubblico.
La terza startup venuta e New York con VentureOut era LikeinItaly di Giuseppe Arturo: «La prima community del gusto italiano nel mondo».
@mtcometto