Diego Piacentini, vice presidente di Amazon, spiega in una lezione alla Scuola Holden i motivi che hanno fatto grande l’azienda di Jeff Bezos.
Non capita tutti i giorni di poter ascoltare Diego Piacentini, 55 anni, braccio destro del fondatore di Amazon, Jeff Bezos. Eppure è accaduto oggi, a Torino, all’interno della Scuola Holden e del ciclo di lezioni dedicate al colosso di Seattle. «È vero, ho un contatto continuo e diretto con Jeff ma tecnicamente non sono il numero due di Amazon. In più vorrei scusarmi in anticipo con voi per il mio italiano non del tutto perfetto. Ormai vivo in America da tanti anni». Dal 1977 per essere precisi. E in questi 38 anni lontani dall’Italia Piacentini è diventato un nome: prima la scalata all’interno di Apple di Steve Jobs, poi il trasferimento sulla costa occidentale degli Stati Uniti per lanciare Amazon.com nel mondo.
Ma la lezione di oggi è stata soprattutto l’occasione per poter entrare all’interno dell’azienda, scoprirne la filosofia e le chiavi che ne hanno determinato il successo planetario:
1) Velocità d’azione
Nei primi cinque mesi di vita Amazon ha spedito libri in 170 paesi del mondo. Ha puntato subito sulle infinite possibilità di fare rete, costruire una community più larga e condivisa possibile, espandersi nel breve tempo possibile.
Our goal is to move quickly
Dice Piacentini. Non attendere, bruciare i tempi, osare e muoversi con estrema rapidità.
2) Rivoluzione permanente
Un concetto che si può ridurre nel – non fare la fine della Kodak – ovvero riuscire sempre a rivoluzionare il proprio modello di business: «Non avremmo mai pensato che il sorpasso tra libro digitale e cartaceo avvenisse così presto. Oggi vendiamo più ebook che libri cartacei. Abbiamo cioè creato un modo di approcciarsi alla lettura completamente diverso con la possibilità per il lettore d’interfacciarsi maggiormente con l’autore. Se non l’avessimo intuito avremmo perduto una fetta di mercato considerevole». Ed è per questo motivo che Amazon oggi si è buttata sulla produzione video e sulla serialità, puntando su Transparent TV e affidando a registi come Woody Allen e Spike Lee i propri progetti: «Per non morire è necessario cambiare. E noi lo facciamo in continuazione».
3) Amare l’invenzione
«Jeff Bezos ama profondamente l’innovazione e le nuove possibilità che essa crea». Per questo Amazon ha come l’obiettivo quello di spingere fortissimo sulle nuove invenzioni. L’esempio più chiaro è ovviamente quello del Kindle, oggetto cult ma accolto con grande scetticismo al momento del debutto sulla scena internazionale: «L’idea vincente è stata trasformarlo in una applicazione per leggere. E all’inizio non era un fatto così scontato». Ma sono moltissime le novità che fuoriescono dai laboratori dell’azienda di Seattle, come AmazonEcho: «È una sorta di Siri. La stiamo sperimentando ma ancora non sapremo se avrà successo. Anche quest’operazione è avvenuta nella convinzione che:
Bisogna inventare non solo per migliorare il livello di business ma anche per rendere più creativi i fruitori.
4) Niente sensi di colpa se si sbaglia
«Fallire, cadere in errore. Se punti sulla velocità e sull’invenzione devi mettere in conto di poter sbagliare alcune scelte. L’importante è saper ripartire immediatamente e accettare il fallimento come una regola del gioco». Questo è forse il concetto più estraneo per le realtà italiane:
Amazon non si sente in colpa se fa errori, willingness to fail è uno dei pilastri della nostra filosofia.
Sapere che lo sbaglio non è per forza un punto d’arrivo ma, potenzialmente, un punto di forza e rinascita: «Alcune delle nostre invenzioni, su cui avevamo puntato molto, non hanno funzionato. Due esempi per tutti: il primo, il più famoso è il cellulare FirePhone. Un fallimento che ci ha permesso di capire alcune cose e di cambiare subito direzione. Il secondo, meno noto, risale all’inizio della nostra avventura: avevamo creato sul sito un sistema di offerte e aste, ma non ha funzionato. in quel momento eBay era più brava di noi. Ma non per questo siamo falliti».
5) Bezos sa fare il magazziniere
Tutti in azienda devono sapere perfettamente quali sono i problemi e le mansioni che vengono svolte nei vari livelli operativi. Così, a turno, anche i quadri generazionali devono lavorare per un breve periodo all’interno dei magazzini o al centralino con i clienti: «Jeff, un po’ di anni fa, rispose ad una chiamata di protesta perché un tavolo comprato era graffiato. C’era un errore di comunicazione e non si riusciva a contattare il produttore per far cambiare l’intero stock. Grazie a questa formula questo e altri problemi sono stati risolti. Sappiate che non sono le buone intenzioni a funzionare ma i meccanismi perfettamente oliati».
6) Imitare il modello della Toyota
A partire dagli anni ’80 la Toyota aveva sviluppato un modello per cui ogni operaio presente che notasse delle imperfezioni o dei difetti poteva fermare l’intera produzione. Tutto semplicemente tirando per due volte una corda (AndonCord): «Amazon ha deciso di adottare quest’iniziativa. Tutti i dipendenti, qualunque lavoro svolgano, possono fare la stessa cosa di fronte a evidenti problemi e mancanze riscontrate durante il proprio turno.
Crediamo che dare più potere comporti un maggiore senso di responsabilità da parte del lavoratore che può così avere la reale possibilità di migliorare l’azienda di cui fa parte.
7) Obiettivi a lungo termine
Ogni scelta che Amazon compie ha un lungo raggio d’azione: «Non è una buona mossa investire su Amazon se l’obiettivo è quello di vedere immediatamente profitti e guadagni. Ogni nostro partner o investitore sa che la nostra visione presuppone dei tempi d’attesa che possono essere anche molto lunghi». Patience è la parola d’ordine che circola nei corridoi a Seattle: non avere fretta di giudicare un prodotto o le conseguenze di una scelta. Gli input vincono sempre sugli output.
8) I droni (ovvero il servizio Prime Air)
La domanda arriva dal pubblico: a che punto siete con i droni? La risposta di Piacentini fa trasparire quanto i droni siano al centro dei piani di Amazon: «Notizia di pochi giorni fa è quella che ci hanno concesso di fare gli esperimenti in America. Non era una cosa scontata ed eravamo pronti ad emigrare in Canada o in Gran Bretagna. Il nodo è quello relativo ai centri abitati: bisognerà capire se i droni potranno sorvolarli e in che modo». Dubbi che però non fermeranno un processo ormai in atto: «Non so dirti se il servizio Prime Air sarà attivo tra due, tre o quattro anni. Ma sono sicuro che tra dieci anni sarà una cosa normale, una consuetudine».
Il programma Prime Air prevede l’uso di droni alimentati da otto motori, gli Octocoper, che possono trasportare pesi fino a2,5 kg (l’85% delle consegne di Amazon). Il tempo impiegato per il trasporto è di circa 30 minuti mentre lo spazio coperto è di circa 20 km. Un altro vantaggio che porteranno è di tipo ecologico: un risparmio notevole in emissioni inquinanti che si ridurranno drasticamente per il numero minore di camion per la strada.