Instagram in realtà è nata a Firenze, Ebay da un gioco di borsa. Yelp da un’influenza. Ecco gli 8 eventi che hanno fatto nascere alcune startup più importanti del mondo
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8 eventi casuali che hanno fatto nascere 8 startup più grandi al mondo
La storia che Alfred Nobel inventò la dinamite per puro caso, mescolando la nitroglicerina con farina assorbente, la conoscono in tanti. Molti meno, invece, sapranno che una startup come Pinterest si ispira a una collezione di farfalle, o che l’idea di Netflix è arrivata da una multa per aver consegnato in ritardo “Apollo 13” al video-noleggio. Dietro l’origine di molte aziende o di buone idee spesso non c’è una riunione intorno a un tavolo. C’è invece una lampadina che si accende in un momento inaspettato, in una situazione casuale.
fastcompany.com ha raccolto le storie di otto tra le startup più di successo: per dimostrare che l’innovazione, a volte, nasce da eventi imprevisti.
Quando lo studente Kevin Systrom arrivò a Firenze dall’Università di Stanford per fare un corso di fotografia all’estero, probabilmente non immaginava che quei mesi in Italia lo avrebbero portato a inventare Instagram. Quando si presentò al corso con la sua costosa reflex, il docente gliela prese e la sostituì con una Holga, la macchina fotografica economica con lente a menisco che scatta foto con sfocature, vignette ed altri effetti dal tono “vintage”. Dopo la laurea, Systrom si mise a lavoro su una app per la condivisione di foto. La sua fidanzata gli disse che non l’avrebbe mai usata perché guardando le immagini di un loro amico, le sue immagini, in confronto, non le sembravano abbastanza belle. La ragazza pensava che fosse una questione di sguardo, mentre Systrom si accorse che l’amico usava dei filtri, e subito gli tornò in mente la Holga e il suo prof di Firenze. Quello stesso giorno Systrom inventò il primo filtro di Instagram, X-Pro II, e nel 2010 lanciò la sua app che, dopo un mese, aveva già un milione di utenti.
Anche Twitter è stato ispirato da un ricordo di infanzia. Il social dell’uccellino, che oggi è usato soprattutto per la condivisione di informazioni pubbliche, all’inizio doveva essere un semplice strumento per far sapere ad amici e parenti cosa stai facendo in quel momento. Per creare il suo social Jack Dorsey si è ispirato al radio scanner della polizia. Come ha detto lui stesso ad un programma della CBS, da piccolo, Dorsey trascorreva ore ad ascoltare i flash della polizia che dicevano cosa stavano facendo e dove stavano andando. Nell’era degli sms, pensò Dorsey, mancava qualcosa che, proprio come la radio scanner della polizia, informasse gli amici in tempo reale sul “che cosa sto facendo”. Nel 2006 Twitter lanciò il suo primo cinguettio.
La finanza è alla base delle aste tra persone che vendono oggetti di cui si vogliono sbarazzare. Il mercato di eBay è nato, infatti, da una operazione in borsa. Nel 1995 il suo fondatore, Pierre Omidyar, voleva investire il suo denaro in una azienda di videogiochi che sbarcava in borsa per la prima volta. Omidyar pensava di acquistare le azioni dell’azienda per 15 dollari, ma il suo broker gli spiegò che in realtà il prezzo di vendita al pubblico era di 24 dollari. Omidyar decise così di creare uno spazio di commercio online che estendesse le possibilità della compra-vendita alle persone comuni. Per testare la sua idea – quella di un sito di aste, appunto – mise in vendita un oggetto che pensava nessuno avrebbe comprato mai: un puntatore laser rotto. L’oggetto venne venduto per 14,83 dollari a un collezionista. Da quel momento Omidyar capì le potenzialità del sito. Ed oggi, su eBay, si vende davvero di tutto.
A ispirare il sito di streaming e noleggio online Netflix è stato il film “Apollo 13”. Il suo fondatore, Reed Hastings, aveva noleggiato il film sulla missione spaziale ma quando andò a renderlo, il negozio gli face pagare 40 dollari extra per aver consegnato il film in ritardo. L’inconveniente gli fece desiderare un negozio di video noleggio che funzionasse su abbonamento e che potesse inviare i Dvd via email: nel 1997 fondò Netflix.
L’ossessione per il collezionismo ha portato Ben Silbermann a lasciare il suo lavoro a Google, dedicarsi alla progettazione di app, e ad aprire Pinterest nel 2009 con il compagno di università Paul Sciarra. Silbermann collezionava insetti: li cercava, li catalogava e li sistemava con delle piccole puntine dentro delle scatole. Quelle puntine, anni dopo, sarebbero diventate il segno distintivo di Pinterest: “Ciò che collezioni dice molto di te, e non c’era nulla nel web per mostrare ciò che collezioni in modo semplice” ha detto Silbermann al SXSW nel 2012.
Airbnb è tra tutte forse la startup più simile alla dinamite. L’idea venne ai due fondatori Joe Gebbia e Brian Chesky mentre lavoravano a tutt’altro. Nel 2007 i due stavano cercando una buona idea per una nuova startup, ma mentre la cercavano avevano comunque bisogno di soldi. Una conferenza che si teneva nella loro città occupò tutte le stanze d’hotel disponibili, ed a Gebbia e Chesky venne in mente, per arrotondare, di affittare dei posti letti nel loro soggiorno. Sei giorni dopo tre ospiti pagarono 80 dollari a notte ciascuno: nel 2008 Gebbia e Chesky crearono Airbnb. “Non era previsto che fosse la grande idea, ma solo l’espediente per pagare l’affitto mentre aspettavamo la grande idea” hanno commentato al New Establishment Summit di Vanity Fair.
Anche l’influenza ha lati positivi se in due anni fa arrivare il tuo sito a sei milioni di visitatori al mese. Jeremy Stoppelman ideò Yelp nel 2004, ma nessuno voleva investirci perché funzionava tramite email. Stoppelman si ammalò e la sua difficoltà nel trovare sul web un medico generico gli accese una lampadina: basando Yelp sul web invece che sulle email, avrebbe funzionato meglio perché le notizie relative al proprio quartiere erano proprio ciò che le persone avrebbero cercato.
Quando Aaron Patzer ha avuto la sensazione che sarebbe riuscito a categorizzare le sue transazioni monetarie con più accuratezza “usando le pagine gialle”, come ha spiegato a Mashable, piuttosto che con qualsiasi altro strumento digitale esistente si è dato da fare. Così ha scritto un algoritmo che, basandosi su un database di 20 milioni di commercianti, riusciva ad avere un margine di accuratezza nel riconoscere le transazioni finanziarie del 90%. E ha creato Mint. Chi fa da sé fa per tre, sembra aver pensato Patzer: da una sua necessità, però, è nato uno strumento che alla fine del suo primo anno di vita contava 500 mila utenti.
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