Il cashback è un servizio che permette al cliente di guadagnare comprando online, attraverso il rimborso di una parte del prezzo pagato per l’acquisto (cifra che varia a seconda del negozio e dei prodotti acquistati). Funziona in questo modo: ci si registra sul sito che offre il servizio, dopodiché ogni volta che si acquista online in uno dei negozi pubblicizzati sul sito stesso si ottiene un piccolo credito in denaro in cifra fissa o in percentuale sul prezzo. Poi una volta che il credito ha raggiunto una determinata soglie, si può richiedere il rimborso del denaro sul proprio conto corrente, conto PayPal o nelle altre forme previste dal sito di riferimento. Fin qui nulla di particolarmente innovativo. Eppure dalla data di lancio su Milano di T-Frutta, l’app, creata da Ubiq, spin-off dell’Università di Parma, si parla di una vera e propria rivoluzione del tradizionale concetto della promozione nonostante quello che T-Frutta apparentemente offre è un’altra piattaforma su mobile sulla quale è possibile ricevere indietro denaro su alcuni prodotti acquistati.
Promozioni di 25 marchi
Andando ad analizzare però nel maggior dettaglio la soluzione, si riscontrano in effetti due elementi di novità interessanti. Il primo riguarda il target. Solitamente i meccanismi di cashback sono basati sulle proposte da parte del singolo punto vendita: T-Frutta offre invece al consumatore registrato offerte ad hoc create direttamente dalle aziende coinvolte, al momento 25 marchi tra i top del mercato alimentare, da Barilla a Ferrero, da Lavazza a Findus, da Granarolo ad Heineken che di fatto disintermediano così i retailer. Cosa ci guadagniamo questi marchi? Semplice, una miniera d’oro di dati raccolti in situazioni dinamiche e reali sulle scelte di acquisto dei consumatori nei confronti dei loro prodotti: quanto sono fedeli, in che modo rispondono alle offerte, quanto spesso cambiano punto vendita e quanto sono attrattivi gli sconti applicati. Gli utenti, in genere molto gelosi della propria privacy e restii a fornire informazioni sulle loro abitudini, hanno invece una motivazione immediata nel fornire attraverso la fotografia dello scontrino, tutti i dati relativi ai loro comportamenti d’acquisto.
Risparmi fino a 200 euro all’anno
Secondo le stime dell’azienda, grazie a T-Frutta un consumatore potrebbe risparmiare fino a 150-200 euro l’anno, più o meno su ogni scontrino c’è un risparmio del 30%. Naturalmente non si dà niente per niente, e in cambio del cashback, Ubiq e le aziende che supportano la app chiedono il consenso a utilizzare i dati generati dagli utenti. E così permettono alle aziende e ai punti della Gdo che acquisiranno i dati, in prospettiva, di arrivare a campagne personalizzate, di marketing “one to one”, fatte su misura per i singoli profili di consumatori. Ed è qui l’altro elemento di innovazione. Perché al di là del cash back T-Frutta rappresenta un’applicazione concreta del concetto di Big data. L’app è basata su un software proprietario di Ubiq protetto da brevetto internazionale che funziona grazie ad una tecnologia Ocr di riconoscimento ottico in grado di leggere senza errori gli elementi contenuti nello scontrino, dal punto vendita alle stringhe dei prodotti e successivamente il data mining permette di riconoscere i prodotti associati attraverso un motore semantico che identifica il contesto. Dietro il maialino che i milanesi incontrano in questi giorni nei cartelloni pubblicitari della metropolitana c’è dunque molto più di un banale salvadanaio che funziona in logica di cashback. C’è un team di innovatori italiani che promette di rivoluzionare e rendere pienamente efficaci i programmi di fidelizzazione che la GDO cerca di valorizzare da tempo con risultati non sempre convincenti.