Oltre 155 edifici danneggiati dal terremoto verranno risistemati da 96 comuni e 4 Province: ma le nuove scuole saranno progettate per accogliere la didattica capovolta
Parte dalle macerie la rivoluzione delle scuole italiane. L’Abruzzo, la regione segnata dal terremoto del 6 aprile 2009, farà da pilota al laboratorio e darà il buon esempio per far sì che l’architettura sposi la didattica. Dopo sei anni da quella terribile notte, è stato firmato un protocollo d’intesa tra l’Ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere, l’Istituto nazionale della documentazione e ricerca educativa (Indire) e l’Ufficio scolastico regionale per ridare ai ragazzi delle aule e delle palestre. Oltre 155 edifici danneggiati dal terremoto verranno risistemati da 100 soggetti di cui 96 comuni e 4 Province. Ma non sarà una ristrutturazione. Sarà molto di più perché si è pensato di progettare la scuola del futuro proprio lì dove tutto era crollato. Le nuove strutture risponderanno a tre criteri: governance, qualità e partecipazione. Saranno scuole senza banchi e lavagne, concepite con spazi da condividere e allo stesso tempo con luoghi adatti allo studio individuale. La nuova frontiera della didattica prenderà piede e sarà importante nella scelta progettuale.
Lo spiega bene il presidente dell’Indire Giovanni Biondi: “Nella sfortuna ci sarà un’opportunità. In Italia abbiamo un’edilizia scolastica che è difficile da riconvertire alle nuove esigenze della didattica. Questa idea di collegare l’edilizia alla didattica del futuro è una scommessa mondiale: oggi abbiamo le aule perché ci si basa su un modello di lezione frontale. Anche gli arredi servono per stare seduti e prendere appunti.
Quando si inizia a immaginare una scuola dove i ragazzi vengono in aula dopo aver ascoltato a casa la lezione, servono nuovi spazi per i lavori di gruppo
Altra questione: nei nostri licei non ci sono spazi per lo studio personale. I 155 edifici nuovi in Abruzzi avranno un’agorà, saranno organizzati in maniera diversa”.
Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, l’intervento guarderà con attenzione all’esperienza di Reggio Children; la scommessa è sulle scuole superiori di primo e secondo grado. L’Indire sarà presente per sostenere gli insegnanti e formarli affinché imparino a vivere in spazi scolastici diversi, lavorando in maniera differente da oggi. Una bella opportunità per l’Abruzzo che fino ad oggi, in molti casi, è stato costretto a lasciare i ragazzi in moduli provvisori in attesa che si costruissero dei nuovi edifici: soluzioni temporanee che sono diventate stabili, che non hanno permesso lo sviluppo di una didattica innovativa.
Ora i soggetti in campo sono pronti a fare di questa regione un banco di prova che sarà sicuramente un’occasione per tutta l’Italia. Ciò che accadrà nei prossimi mesi nella terra devastata dal terremoto potrebbe diventare presto un’esperienza che altri prenderanno in considerazione nel momento in cui si troveranno a costruire scuole ex novo. L’idea di coniugare didattica e architettura è quella da seguire coinvolgendo chi insegna, chi abita queste strutture e anche i genitori dei ragazzi che sono altrettanto protagonisti dei processi educativi dei nostri bambini.