La Ong Francese Bibliothèque Sans Frontières ha creato delle scatole smontabili per portare connessione internet, dispositivi e libri nei paesi in difficoltà e nei campi profughi dove i ragazzi sono isolati da tutto: per dar loro l’occasione di informarsi e diventare cittadini attivi
Una mediateca, smontabile e digitale, costruita da un famoso designer, atterra nei luoghi dove le popolazioni sono rimaste isolate, per guerre o calamità naturali, nei campi profughi, tra i rifugiati, laddove si è interrotto qualsiasi contatto con la realtà, con la conoscenza, con l’attualità. L’ha realizzata una Ong Francese Bibliothèque Sans Frontières, sostenuta dalle Nazioni Unite e finanziata da importanti associazioni internazionali. Ideas Box ha vinto Google Impact Challenge in Francia, è un esempio di reverse innovation, pensata per le popolazioni in stato di crisi dal Medio Oriente all’America Latina, utilizzabile in altri luoghi, in Occidente, dove la crisi può essere di conoscenza e stimoli culturali, per un tipo d’isolamento che può essere risvegliato con le nuove pratiche educative e un utilizzo attivo della tecnologia digitale.
Ideas Box e la valutazione dell’impatto tangibile
Google Impact Challenge mette in palio 500 mila euro per accompagnare un idea che abbia conseguenze tangibili, per i suoi ideatori, e per coloro che la diffonderanno. Un progetto con un impatto potente e positivo sul mondo. Questa valutazione l’hanno fatta ancor prima di aver attirato l’attenzione di Google i volontari, i designer, i mentor di Ideas Box, di Bibliothèque Sans Frontières (BSF).
Sono partiti a febbraio 2014 per il Burundi, con un aereo che portava nella stiva un carico davvero speciale: le prime Ideas Box, delle mediateche da montare, uno stock di risorse culturali e intellettuali costruite per quelle popolazioni in paesi in situazione di crisi, per la guerra o per catastrofi naturali.
I kit, grandi scatoloni molto compatti, adatti anche a un lungo viaggio, sono stati scaricati in uno dei villaggio di rifugiati congolesi al nord del paese. In meno di mezzora sono stati aperti e trasformati, hanno preso forma di tavoli da lavoro, creando uno spazio di 100 metri quadri. Piani e contenitori per mettere dentro libri o oggetti vari.
Ogni mediateca è fatta di sei elementi modulabili. E già mentre venivano sistemati i monitor (del modulo del cinema, con maxischermo ad alta definizione), si mostravano i tablet, i computer con i contenuti già caricati e le connessioni attive; intorno a queste unità colorate, misteriose ma non del tutto estranee ai bambini, una trentina di ragazzini si sono avvicinati sorridenti, con la voglia di accostarsi e interagire con occhi illuminati. Gli adulti con i più piccoli sulle spalle sono rimasti vicino a quella meraviglia, con lo sguardo incollato agli schermi dove passavano già delle immagini di video giochi. “Anche i poliziotti, incaricati di occuparsi della sicurezza in quella fase di scarico e montaggio, non sono riusciti a staccarsi da quello spettacolo per molto tempo”, hanno testimoniato i mentor di BFM.
Nei tre mesi successivi, 23 mila utilizzatori diretti hanno usufruito dei moduli di Ideas Box, e almeno la metà dei rifugiati di quella parte del paese, in maggioranza delle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo (circa 40 mila), si sono iscritti per utilizzare queste strutture mobili per la conoscenza.
In tre anni l’obiettivo è distribuire un migliaio di kit Ideas Box in più parti del mondo, per permettere a cinque milioni di persone di avere accesso a delle risorse pedagogiche di qualità.
In principio fu un box di libri a Haiti
All’idea di una mediateca smontabile la Ong BFM lavorava da tempo. Dopo la catastrofe di Haiti, Unicef e Bibliotèche sans Frontières avevano creato una “history box”, per dotare di una base pedagogica la ripresa dell’insegnamento nei campi dei rifugiati. In quegli anni, 2010-11, furono mandate delle casse di libri, per varie fasce di età, con diverse discipline. “Ma si trattava di carta, e alla fine i destinatari erano i docenti che sul territorio dovevano ricominciare a ricostruire una scuola anche senza aule”, riferisce Patrick Weil storico e politologo, presidente e fondatore di BSF.
Pensando agli studenti, e a chi si fosse ritrovato dopo il terremoto o dopo una guerra, isolato in un campo profughi, con la prospettiva di doverci restare forse degli anni, mi chiedevo come immaginare una vita senza contatti con l’attualità, e quindi in primo luogo senza internet
continua Weil. BSF lancia un appello, obiettivo passare all’azione di fronte all’urgenza. Sono anni molto speciali, dove accadono tante cose e molto velocemente: le crisi in Medio Oriente e in Africa, diventano guerre, il numero di chi fugge aumenta ogni minuto, le organizzazioni, Ong, Unhcr, Onu, organizzano tanti campi per i rifugiati, dove i minori di 16 anni sono la maggioranza. In quegli stessi anni la tecnologia nell’istruzione fa passi da gigante, il 2012 è l’anno dei MOOC. Le più importanti istituzioni e università del mondo mettono online tutte le lezioni, le risorse. L’istruzione diventa Open Education, svincolata dal copyright, circola già da qualche tempo con le licenze Creative Commons. “Dovevamo portare internet, e tutto il meglio per rendere quei cittadini isolati, protagonisti attivi, giornalisti, video maker, educatori dei più giovani, mentor delle proprie comunità, a domicilio”, ricorda ancora Weil. Bisognava pensare a qualcosa di agile, ma di forte e resistente per lunghi viaggi, con tecnologia e saperi, anche libri di carta ma non solo”.
Pensarono ai design di grande fama, decisero di scrivere una lettera a Philippe Starck, sperando che il suo nome avrebbe dato ancora più risalto all’iniziativa, al massimo avrebbe detto di no o non avrebbe risposto.
Qualche settimana dopo Starck contatta il presidente di Bibliotèche sans Frontières e gli assicura che tutta la sua équipe si è messa al lavoro sul progetto, già da luglio 2013.
La mediateca montabile: resistente e coloratissima
E’ una cassa che contiene cultura, digitale, strumenti per connettersi al mondo nei luoghi più isolati, tra le popolazioni in difficoltà, in stato di emarginazione, una scatola magica, che si monta in 20 minuti e si smonta ricompattandola nello stesso tempo. Mette a disposizione di bambini, adulti, un’autentica mediateca, con una tecnologia digitale autonoma, e fa sì che possano seguire l’attualità, leggere i libri che si non possiedono più, li trasforma in cittadini attivi, capaci di usare un tablet, intervenire in una redazione virtuale, diffondere la cronaca della propria realtà nel mondo intero. Ideas Box contiene dei computer, tablet, libri elettronici e di carta, migliaia di contenuti pedagogici e creativi, mooc, tutorial per creare video game, per lo Storytelling, per il coding. Nel dettaglio dentro Ideas Box: una connessione internet satellitare o 4G, 15 tablet, 4 computer portatili, 50 lettori multimediali, una biblioteca di 250 libri di carta e migliaia di e-book; numerose risorse pedagogiche digitali come Wikipedia, Khan Academy, Mooc Courses Canvas; un modulo cinema, con un maxi schermo HD, un grande numero di film, 5 telecamere HD, dei giochi di società, video giochi, marionette e tutto l’occorrente per un laboratorio teatrale.
La mediateca ha un costo di 50mila euro attualmente, che sarà dimezzato nel 2016, è finanziato dall’Associazione Pierre Bellon, la Fondazione Alexander Soros, la municipalità di Parigi, e il ministero degli Affari Esteri Francese. Il prossimo passo è l’invio di altre Ideas Box in Libano e in Giordania, in Etiopia, mentre nuove richieste vengono dall’Australia e dall’America Latina.
Lavorare col territorio
Quali contenuti, in che lingua, e con quale atteggiamento scegliere i mooc, i libri online, le suggestioni per imparare a fare dei documentari e tutti il resto? BFM si è posta la questione. Troppo facile accusare tutta l’operazione di voler realizzare una colonizzazione culturale. Per questo il primo passo è stato ragionare con il territorio, avere l’aiuto delle organizzazioni che lavorano lì, Undp, Unhcr, e dialogare con i giovani rifugiati. Le Ideas Box sono animate da cinque operatori congolesi (rifugiati) e c’è un responsabile per ogni mediateca, del Burundi i responsabili dei kit sono stati ingaggiati, in seguito a un avviso di selezione, lanciato da BSF all’inizio delle attività in Burundi. “Gli animatori sono stati scelti tra i rifugiati tenendo conto delle loro competenze rispetto ai ruoli che bisognava ricoprire, sulla base delle abilità informatiche e la capacità di animare le sessioni di mediazione culturale”, racconta Maurice Mayimbikiza, coordinatore del progetto.
Reverse innovation
L’iniziativa è animata da un’etica, quella di lottare contro le disuguaglianze territoriali rispetto all’accesso alla conoscenza, alla cultura, alle tecnologie. Infatti la mediateca in box, può essere utile in Francia, in Europa, in altri luoghi in Occidente, dove per esempio una vera biblioteca è lontana dalla scuola, o non si ha la possibilità di accedere a internet. Jérémy Lachal, direttore della Ong francese sostiene: “In questo caso è la biblioteca che si organizzerà per andare a incontrare quelle popolazioni che sono lontane da una cultura dell’apertura sociale, della partecipazione alla vita culturale. Così è accaduto a Calais, che è stato il primo comune in Francia a volersi dotare di una Ideas Box”. Dei progetti simili sono in via di realizzazioni a Parigi e a Metz.