Perché Apple dovrebbe interessarsi ai pagamenti online e mobili di beni e servizi non solo digitali? La domanda ha una risposta implicita nei dati: oggi Cupertino conta 800 milioni di account iTunes, ciascuno collegato ai dati di una carta di pagamento.
Se si pensa che questi account nel 2013 erano pari a 575 milioni, la traiettoria di crescita dovrebbe portare Apple a oltrepassare il miliardo di profili nei primi mesi del 2015. È molto più di quanto Amazon e PayPal potranno raggiungere nello stesso lasso di tempo. È quindi ovvio che l’intenzione di Apple sia quella di far leva su questo enorme bacino per cogliere le crescenti opportunità legate all’e/m-commerce. Sì, ma quando?
Sebbene la società fondata da Steve Jobs non abbia ancora definito (o almeno annunciato) una piattaforma di mobile payment, ha comunque lavorato negli ultimi anni per costruire i singoli pezzi da mettere insieme. EasyPay per esempio, che permette ai possessori di iPhone, iPad, e iPod touch (con sistema operativo iOS 6.0) di fare acquisti all’interno degli Apple Store. L’app EasyPay consente la scansione dei bar code e di completare la transazione attraverso il bottone ‘Pay Now’ collegato all’account iTunes. Inoltre una value proposition legata al mondo del commercio elettronico/digitale potrebbe dare una spinta, grazie alla raccolta di dati e di abitudini finanziarie e di acquisto dei clienti, alla piattaforma di Advertising mobile (iAd) lanciata da Apple nel 2010 ma ancora molto distante dalla performance dei suoi diretti competitor: Google e Facebook.
Di recente gli sviluppi dell’interesse di Apple per il mobile payment hanno portato all’implementazione della biometria (Touch ID) nell’iPhone 5S e dell’iBeacon nel sistema operativo iOS 7. Il Touch ID al momento è usato per bloccare/sbloccare l’iPhone 5S ma anche per autorizzare i pagamenti sui Tunes, iBooks e sull’Apple Store. In un futuro non lontano, la tecnologia potrà essere utilizzata come fase del processo di autenticazione per una più ampia piattaforma di mobile commerce.
L’ iBeacon su iOS 7 ha invece l’enorme potenziale di supportare una lunga serie di applicazioni di geolocalizzazione per consentire offerte promozionali customizzate ed in tempo reale al cliente. Le applicazioni Beacon utilizzano la tecnologia Bluetooth low energy (BLE) già presente sugli smartphone per comunicare in prossimità di altri sensori BLE posti nelle vicinanze. Nonostante le app che utilizzano tale tecnologia siano soltanto agli esordi, è facile prevedere come queste potranno presto risultare la soluzione ideale per implementare e migliorare le funzionalità di Apple Passbook: il portafoglio virtuale già presente su iPhone per conservare coupons, biglietti, scontrini, carte fedeltà e tanto altro. Inoltre è già disponibile la scansione dei QR code, gli avvisi geolocalizzati e altre funzionalità personalizzate.
L’assenza del NFC sugli iPhone ha fatto molto discutere. Questa “mancanza” però non significa necessariamente che Apple è contro l’NFC per principio. Se l’approccio di PayPal alla tecnologia è stato definite agnostico, quello di Apple potrebbe definirsi pragmatico. Di fatto risulta che Apple abbia già acquisito un brevetto per l’NFC in cloud (HCE – Host Card Emulator), soluzione considerata dagli esperti del settore la più semplice ed efficiente per sviluppatori e altre terze parti. L’HCE di recente ha ricevuto l’endorsement da parte di Visa e MasterCard, fattore importante per Apple dato che la maggior parte dei suoi account iTunes sono collegati a carte di pagamento che passano attraverso questi circuiti. Se l’NFC finora non è decollato, secondo gli esperti, ciò è a causa di un circolo vizioso instauratosi tra esercenti e consumatori: i primi non hanno assicurato un’ampia rete di accettazione a causa dei costi maggiori per la predisposizione dell’infrastruttura, i secondi non si sono mostrati particolarmente interessati al servizio a causa di una user experience non proprio snella e accattivante. Apple avrebbe, qualora decidesse di sposare l’NFC, tutte le carte in regola per incidere lato consumatore. La sua filosofia “cool” che premia l’usabilità e la volontà di garantire servizi che siano sempre “user friendly”, fisserebbe sicuramente gli standard di mercato che gli altri si troverebbero costretti a inseguire. Un po’ come è successo con l’iPhone nel mercato degli smartphone. Senza considerare che, qualora Apple sposasse l’NFC, questo riceverebbe una spinta notevole anche in termini di pubblicità e comunicazione positiva del valore e dei vantaggi del servizio che, ad oggi, non sono ancora molto chiari al consumatore ma che Apple, regina del marketing e della comunicazione, non mancherebbe certo di rendere ben noti. L’indiscrezione dunque secondo la quale Apple avrebbe avviato un’azione per aggiornare i suoi EasyPay POS all’interno degli Apple Store, rendendoli compatibili per l’accettazione di pagamenti con tecnologia NFC, se confermata, sarebbe una notizia più che positiva per l’ecosistema dei pagamenti digitali/mobili. Notizia che non è da considerarsi priva di fondamenta dato che iBeacon (tecnologia Bluetooth Low Energy) e NFC non si escludono mutualmente ma anzi si rinforzano e sono complementari: la prima assicura geolocalizzazione e dunque precisione e personalizzazione; l’NFC velocità e praticità.
Alla domanda dunque sul quando Apple deciderà effettivamente di entrare da protagonista nel mondo dei mobile payment, la risposta può essere una sola: quando, convinta al 100% di avere il prodotto giusto, si sentirà sicura di sbaragliare il mercato. Apple, in altre parole, è in attesa di poter giocare la carta disruptive e dunque vincente. L’idea è quella di replicare quanto successo nell’industria musicale prima e in quella degli smartphone poi: creare un ecosistema proprietario e verticalmente integrato in cui le terze parti si muovono (e dipendono) da un unico grande centro, Apple appunto. L’obiettivo è ambizioso ma gli esperti non hanno dubbi sulla riuscita di Apple che gode già di un marchio attrattivo nei confronti dei consumatori, della loro fiducia e della confidenza già acquisita nell’effettuare i pagamenti attraverso l’account Apple/iTunes, di un’incredibile bacino di dati sui consumatori stessi. Per questo una volta lanciato il servizio i consumatori lo ameranno. Banche ed esercenti saranno costretti ad adeguarsi e i competitor a inseguire.