«La parola è il mio posto nel mondo». Ha 24 anni, è un poeta su Tik Tok da 4 milioni di like. È stato tra i primi a portare la poesia sui social e a renderla pop. Compone, recita e pubblica poesie online. «La poesia è l’unico modo con cui riesco a esprimermi». Si chiama Lorenzo Colafrancesco, romano, nome d’arte @madpeopleloveme. «Sono quattro le parole della mia vita. La follia. Le persone, senza le quali non esisterebbe tutto questo. L’amore, la mia costante perenne. E io. Al centro del mio mondo. Sono un pazzo capito dai pazzi. That’it».
Chi è Lorenzo Colafrancesco, alias @madpeopleloveme
Una voce bellissima. Quella di un ragazzo che in classe veniva sempre chiamato davanti a tutti per leggere pagine di storia. Sui social ha lanciato il trend della poesia. Dopo di lui è nata una nuova generazione di poeti social. Oggi Lorenzo scrive libri, va nelle scuole durante le settimane di autogestione a parlare di poesia, partecipa a spettacoli e serate dedicate, organizza slam poetry, competizioni di poesia performativa. «È un sogno, una passione che sta diventando un lavoro. La scrittura mi ha permesso di credere in me stesso. Non vengo da una famiglia agiata. Eppure con la parola sono riuscito a portare qualcosa a casa. A fare in modo che i miei genitori avessero fiducia in me e nel mio futuro. Cosi 4 mesi fa, ho potuto dire a loro: “Vado in Germania a fare la vita d’artista”».
Lorenzo oggi vive tra Monaco e Berlino. Quindici giorni al mese lavora come cuoco di pasticceria allo stadio di Monaco, l’Allianz Arena. Gli altri quindici li passa a Berlino, a fare l’artista. «Che significa alzarsi presto, mettersi davanti a una grande finestra e scrivere». Sta finendo il suo secondo libro, pubblicato in self publishing. «Ho sempre scritto per elaborare qualcosa. Da piccolo ero arrabbiato con il mondo. Non riuscivo a essere capito. E Scrivevo. Ma ero confuso e complesso anche nella scrittura».
A 14 anni scrive il suo primo romanzo. Si intitola “L’uomo che divenne nessuno”: la storia di un ex tossicodipendente che sta per morire. «Quando mio padre l’ha letto mi ha chiesto di andare in terapia». In terza superiore si innamora di una ragazza. In un anno scrive per lei un libro di poesie. Una settimana prima di regalarle la raccolta, lei lo lascia. «E io reagisco come fanno tutti gli adolescenti davanti a un amore tradito. Ho pianto, bruciato foto, buttato via tutto. Compresa la cartella del computer con il file del libro». Due anni dopo ormai disilluso, un amico va a trovarlo a casa, tocca nelle sue cose e apre la grande scatola dei ricordi. Trova le poesie che Lorenzo ha scritto a mano, a scuola, sull’autobus, prima di ricopiarle al computer. “Belle, dovresti leggerle a qualcuno. Perché non lo fai su TikTok?
L’approdo su TikTok
«Così per gioco ci ho provato. Prima poesia d’amore, 300mila visualizzazioni. TikTok ti premia, se funzioni ti lancia continuamente. Io avevo poesie pronte da recitare in tantissimi video, e ho iniziato a leggerle online. Ma quel primo risultato mi ha spinto anche a ricominciare a scrivere. A comporre poesie su nuovi temi. Politica, disturbi alimentari, violenza domestica, abusi, femminicidi. Tutti quelli a cui ne parlavo sentivano quello che sentivo io. Piangevano, se io piangevo. Ridevano, se io ridevo. Così tutto è diventato poesia. Quando sono arrabbiato, scrivo. Quando voglio fare male, scrivo. Ho una dipendenza da poesia»
Lorenzo ha portato progetti di Slam poetry nei licei romani. «Sono stati i rappresentanti di istituto a chiamare me e Martina @sonoibi, durante la settimana dello studente. Siamo entrati nelle scuole con il nostro progetto. Un invito per i ragazzi di tutte le classi a scrivere poesie e recitarle davanti a tutti. La sorpresa? I temi. Quando pensiamo di parlare con i ragazzi, crediamo che loro scrivano di smancerie, cotte, amori passionali. Da quei ragazzi è uscita la più cruda delle realtà. La sofferenza della nostra generazione. La depressione, i disturbi alimentari, la violenza domestica. È stato molto bello e ora voglio portare questa cosa in una scuola elementare di Berlino. I bambini sono l’occhio più puro del mondo».
Il primo libro
Come è nato il tuo primo libro? «Me l’ha chiesto il mio pubblico. Poi certi editori. Ma le proposte non mi convincevano, cosi ho deciso di auto pubblicarmelo. Titolo: “Amore corri-sposto”. Parla dell’amore in tutti i suoi aspetti. Di amore paterno, amore perso, mai ricevuto, corrisposto, sognato. Un libro che fa sognare ma anche piangere. Con i primi 5mila euro che ho fatturato, ho potuto evitare di passare la stagione estiva al lavoro». E ora è pronto il secondo libro. Si intitola Giulia, 100 poesie che raccontano i 3 secondi di un colpo di fulmine in metro».
«Ho accettato di essere chiamato poeta dei social. Come se fosse un “bigliettino” da visita. Tu che fai: prosa? Io sono poesia».
Ride, parla in romanesco, conosce benissimo l’inglese, sta studiando il tedesco per portare il suo workshop nelle scuole. «Non sono un influencer, ho tolto anche la possibilità di monetizzare da Tik Tok. Io voglio far rinascere la poesia, non voglio venderla. Voglio che se ne parli. Compongo strofe, le posto, le mando in privato a chi mi segue. Un’immensa community di persone che sono diventati amici. E alla fine ho trovato anche l’amore. Non è quello delle favole, ma è fatto di semplicità, quotidianità. Mi fa sempre venir voglia di scrivere. Ma di cose divertenti, super sceme. Che io chiamo favolette»