Essere amici dai tempi delle superiori non è di per sè un vantaggio competitivo per due founder che si buttano sul mercato con la propria startup. D’altra parte aver sperimentato già fra i banchi di scuola cosa significa lanciare un progetto e confrontarsi con i gusti del pubblico fa come minimo curriculum. «Io e Alessandro ci conosciamo da molto tempo. Al liceo abbiamo deciso di pubblicare un magazine scolastico per far concorrenza al tradizionale giornalino. In una logica di libero mercato abbiamo alzato il livello dei contenuti, arrivando a distribuire 5mila copie in 16 istituti di Torino». Tommaso Seita, classe 1998, è il Ceo e co-founder di Wibo, startup attiva in ambito edtech che offre corsi di formazione per manager. L’azienda ha sede alle OGR Torino, dove è stata accelerata nel programma Techstars (qui trovate l’intervista al managing director Martin Olczyk).
Quando l’impresa è di famiglia
Non esiste un percorso standard per diventare imprenditori. Ma crescere in un ambiente familiare favorevole all’assumersi rischi contribuisce a sviluppare un certo carattere. A casa Seita ha respirato quel tipo di aria, con la madre attiva nell’imprenditoria sociale con CasaOz per offrire spazio ai bambini e alle famiglie che incontrano una malattia lungo il percorso («Mia mamma la chiama quotidianità che cura»). Dopo le superiori Tommaso e Alessandro hanno seguito strade diverse: il primo ingegneria, l’altro medicina. Ma non hanno mai smesso di parlarsi.
Nel 2019 ha preso forma la loro seconda impresa, considerando la prima col magazine liceale. Wibo, però, era molto diversa. Del resto, la storia di moltissime startup parte in un modo e prosegue in un altro (il necessario momento pivot). «All’epoca ci eravamo imbattuti in queste app che, ogni sera, trasmettevano quiz in diretta sulla cultura generale. Così abbiamo provato a replicare il modello. Ma non ha funzionato».
Come è partita Wibo
All’inizio del percorso Wibo ha raccolto 100mila euro da family&friends, risorse servite anche a sbagliare e fare esperienza. Dal mondo dei quiz, i co-founder hanno virato verso il settore della formazione aziendale, cresciuto anche grazie alla spinta della digitalizzazione e dei modelli ibridi durante la pandemia.
«Così nel 2022 ci siamo lanciati nella formazione, facendoci ispirare da quello che vedevamo negli USA. Abbiamo iniziato a vedere i primi risultati, chiudendo l’anno con 100mila euro, saliti a mezzo milione nel 2023, grazie a un’offerta più ricca». La startup si definisce come una università decentralizzata per corporate. Wibo per ora non è aperta a singoli professionisti, ma punta alle aziende per migliorare soprattutto le competenze dei manager in un periodo storico dove i dipendenti non chiedono all’azienda soltanto una buona retribuzione.
Le persone lasciano le aziende. Non viceversa
I dati sulle dimissioni e sul mercato del lavoro degli ultimi anni inquadrano una situazione interessante, che deve interrogare le imprese sul come dovrebbero trattare i dipendenti. Nel Regno Unito, ad esempio, quasi un terzo dei lavoratori ha dichiarato di aver lasciato il lavoro per rapporti pessimi con i propri responsabili. Come si legge su Forbes ricerche negli USA stimano che tra il 60 e il 70% delle persone non lavora al pieno delle proprie potenzialità. Questo perché le persone non si sentono ingaggiate. E cosa significa questo? Stando a Gallup un calo di produttività che fa mancare all’appello 450 miliardi di dollari all’anno.
Di fronte a un panorama simile i margini di miglioramento sono ampi, in ogni contesto aziendale. Wibo offre corsi online per manager che hanno la possibilità di confrontarsi per circa un’ora e mezza con importanti speaker, coach e imprenditori. Tra loro ci sono Alessandro Baricco, scrittore e fondatore della Scuola Holden, Giacomo Trovato, country manager di Airbnb, Oscar Farinetti, founder di Eataly e Adriana Accardo, general manager south Europe di TikTok.
Leggi anche: Quanto si investe in formazione in Italia e quali sono i settori che ci spendono di più?
Quali corsi offre Wibo per i manager?
Wibo si basa su una membership e su lezioni che non rimangono online: funzionano come occasioni uniche in cui ci si può collegare su Zoom per seguire una lezione non soltanto frontale, ma anche interattiva e ricca di momenti di condivisione. «A valle della lezione forniamo poi contenuti on demand – aggiunge Seita – abbiamo un ingaggio alto: le persone si portano a casa metodi che riescono ad applicare».
Le competenze che si punta a trasmettere sono pratiche: tra le tante citiamo gestione delle priorità, reporting efficace, intelligenza emotiva, gestione dei conflitti e tecniche di public speaking. All’interno delle OGR di Torino, dove l’azienda ha sede, Tommaso Seita opera da uno degli hub più interessanti per l’ecosistema dell’innovazione a livello nazionale. «La città sta diventando uno dei poli più interessanti. Realtà come TechStars e Vento stanno facendo bene. Essere qui per noi porta grande valore».