Dopo il ritiro di Joe Biden dalla corsa per le elezioni presidenziali USA 2024, è probabile che la nomination vada alla sua vice Kamala Harris. Dovremo aspettare la convention democratica del 19 agosto a Chicago per averne conferma. A prescindere da quale sarà il prossimo capo della Casa Bianca, l’Europa si interroga da anni sulla necessità di rendersi più autonoma e strutturata rispetto all’alleato americano. Soprattutto per quanto riguarda il settore militare. La NATO, ad esempio, ha annunciato un fondo da 1 miliardo di euro per investire in aziende defense tech. Come è messo il Vecchio continente su questo verticale strategico?
Defense tech: gli investimenti nelle startup in Europa
I numeri del 2023 riportano una raccolta complessiva di 413 milioni di euro per le realtà defense tech europee (+435% rispetto al 2022). Tra le ragioni di questo crescente interesse da parte degli investitori ci sono senz’altro le preoccupazioni rispetto alla guerra in Ucraina. Se Trump dovesse vincere le elezioni USA ha già anticipato un cambio di rotta sugli aiuti a Kiev. Il tycoon tornerebbe poi a fare pressioni sui Paesi alleati europei che non destinano abbastanza risorse per il settore militare.
Le startup giocheranno un ruolo sempre più importante in ambito militare. Helsing, scaleup tedesca, ha da poco chiuso un round da 450 milioni di euro con valutazione da circa 5 miliardi. La mission dei suoi founder è la difesa delle democrazia tramite l’utilizzo di AI e data intelligence. Ma c’è anche la robotica: la tedesca Arx ha sviluppato droni terrestri in grado di supportare gli eserciti (ha raccolto 9 milioni di euro a inizio 2024).
BforAI è una realtà francese fondata nel 2020 che ha raccolto quasi 20 milioni di euro per sviluppare un sistema di protezione per la guerra cibernetica. Dal Regno Unito c’è AERALIS, società innovativa che sta sviluppando jet leggeri da far decollare entro i prossimi anni. Anche in Italia ci sono diverse startup attive in ambito Difesa: come quelle accelerate dal programma DIANA della NATO. Sono WPE Research & Development, che sviluppa una turbina eolica pensata per poli produttivi decentralizzati e su piccola scala. E poi c’è LevelQuantum, società italiana specializzata in ambito chip, settore in cui è attiva anche Ephos.