Condé Nast, la casa editrice di testate come The New Yorker, Vogue e Wired, ha inviato una lettera di diffida a Perplexity, startup americana di intelligenza artificiale. La società ha richiesto lo stop immediato dello sfruttamento dei propri contenuti giornalistici per allenare gli algoritmi di AI.
Non si tratta del primo caso in cui un editore sceglie di ricorrere alle vie legali per risolvere una questione di questo tipo. Anche il New York Times ha accusato OpenAI di essersi appoggiata al proprio immenso archivio e lo stesso Ceo di YouTube ha avvertito la società di Sam Altman rispetto all’utilizzo senza autorizzazione di video caricati sulla piattaforma per addestrare l’AI di Sora.
Valutata 3 miliardi di dollari, Perplexity ha tra i suoi investitori Jeff Bezos e Nvidia. Con la diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa il dibattito su temi etici e legali ha raccolto le proteste da parte di testate giornalistiche, artisti e creativi. I legittimi timori riguardano il rischio che il lavoro delle persone venga saccheggiato senza alcun rispetto del diritto d’autore.
Nel 2023 attori, autori e sceneggiatori di Hollywood hanno protestato per mesi, chiedendo e ottenendo maggiori garanzie rispetto all’abuso dell’AI sul set. Pop star e musicisti hanno in seguito pubblicato un appello: da più parti si descrive quanto sta accadendo come un assalto alla creatività. Va anche detto che non in tutti casi i rapporti sono conflittuali: OpenAI e la rivista The Atlantic hanno infatti siglato una partnership.