A differenza dei sistemi tradizionali che utilizzano missili intercettori, l’Iron Beam viene sviluppato per utilizzare un laser ad alta energia capace di neutralizzare le minacce aeree. Uno dei principali vantaggi di questo approccio deriva dal fatto che i costi sono notevolmente inferiori. E inoltre la risposta è quasi istantanea, puntando un laser da 100 kilowatt dritto sull’obiettivo. Se un missile intercettore può arrivare a costare decine di migliaia di dollari, un singolo proiettile laser ha un costo decisamente più basso (2 dollari a colpo).
Iron Beam: come funziona
Mentre continua il conflitto in Medio Oriente, dove peggiora la situazione tra Israele e il Libano, Tel Aviv continua ad appoggiarsi alla propria capacità bellica e tecnologica. Se a Gaza vengono utilizzati sistemi di riconoscimento facciale e veicoli autonomi, le risposte agli attacchi missilistici richiedono d’altra parte un potenziamento della già notevole tecnologia antimissilistica del Paese. Iron Dome è un sistema capace già oggi di neutralizzare la maggior parte dei missili. Iron Beam opererà in maniera più leggera: il laser viene puntato e concentrato sull’obiettivo, generando abbastanza calore da danneggiare o distruggere il target in pochi secondi.
Dieci anni fa è stata la Rafael Advanced Defense Systems, appaltatrice di Iron Dome, a presentare Iron Beam. Negli anni i test hanno dato risultati promettenti, spingendo la politica a definire la tecnologia come un game changer. Nonostante i rapporti ai minimi termini tra USA e Israele, gli Stati Uniti hanno garantito oltre 1 miliardo di dollari – parte di un recente pacchetto di aiuti militari – per accelerare lo sviluppo di Iron Beam. Secondo Popular Mechanics, l’obiettivo di Washington è riuscire un domani a poter ottenere in licenza una simile tecnologia.