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L’International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development, meglio conosciuta come IFAB, è stata la protagonista dell’ultimo “illimityAI Meet”, il ciclo di appuntamenti  in collaborazione con IAB dedicato a tutti i dipendenti illimity per confrontarsi con professionisti di spicco ed esperti in diversi settori accomunati dalla passione e dalle competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale. 

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Nel corso dei precedenti illimityAI Meet, si sono succeduti ospiti di grande rilievo come Massimo Banzi, co-fondatore e Presidente di Arduino, Massimo Chiriatti, Chief Technical & Innovation Officer di Lenovo, Luisella Giani, Head of Advisory ICEG di Avanade, Paolo Dello Vicario, CEO e founder di ByTek, e Licia Garotti, avvocata specializzata in proprietà intellettuale legata all’AI. Questi eventi rappresentano un’importante opportunità per esplorare i temi più avanzati dell’AI e rimanere sempre aggiornati sulle tecnologie emergenti.

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L’ultimo incontro ha visto protagonista Marco Becca, Direttore Generale di IFAB, una delle più importanti istituzioni a livello internazionale per la ricerca sui temi del supercalcolo, AI e Big Data. Becca ha raccontato l’impegno della fondazione nella costruzione di un futuro migliore per coloro che verranno dopo di noi. «Ora che l’Alzheimer è curabile, per esempio, in IFAB lo possiamo studiare e capire in anticipo tramite una serie di test, così da poter intervenire per tempo, anche prima che si manifesti la malattia», commenta Marco Becca. In questo modo, in IFAB i temi delle società digitali, delle smart cities e dei gemelli digitali delle città e del quantum computing convergono in un’unica direzione: quella dell’innovazione.

«Il Supercomputer quantistico è in grado di fare calcoli che, ad oggi, noi essere umani non siamo in grado di fare – spiega – Leonardo è uno dei sistemi di supercalcolo più potenti al mondo attorno al quale gira la nostra AI factory. Può eseguire più di 250 Petaflop (ovvero più di 250 milioni di miliardi di operazioni al secondo), ma è già saturo al 92%». La preoccupazione del direttore, in realtà, riguarda praticamente ognuno di noi perché da quel Supercomputer dipenderà, in buona parte, il nostro futuro. «L’ecosistema di IFAB conta 33 centri europei di competenza. In Italia, l’iniziativa è stata messa a terra soprattutto grazie ad alcuni fondi provenienti dal PNRR – racconta – Nel nostro centro non ci occupiamo solo di big data ma di tutti quei dati che hanno a che fare con la terra, il clima, l’ambiente e l’ingegneria». 

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L’importanza di creare sinergie

Il lavoro che viene svolto in IFAB non è soltanto unidirezionale. «Aiutiamo anche le aziende a trovare giovani che lavorano con i dati. Dati che hanno a che fare con la salute, le società digitali, il meteo e tanti altri ambiti di azione – spiega il direttore durante l’incontro – Per esempio, per quanto riguarda l’ambiente, possiamo studiare se casi simili a quelli che si sono verificati soprattutto in Puglia con la Xylella possono ancora accadere, oppure se ci sono altri agenti patogeni che aggrediscono le piante. Grazie ai nostri studi, gli agronomi possono capire e studiare meglio le azioni da mettere in pratica all’interno di uno scenario che cambia, oltre a calcolare precisamente i rischi in cui può incorrere». Così, il Super calcolatore può essere di aiuto anche nella definizione di idee di business a cui mancano una serie di cose come la capacità di calcolo, i dati e altro.

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I prossimi progetti in IFAB

Tra i prossimi progetti che IFAB ha in ballo ce n’è uno con Romagna Acque. «Potrà aiutare la popolazione nel regolare le risorse idriche», racconta il direttore. Ma non è l’unico: «Con Granarolo stiamo studiando qualcosa che ha a che fare con i vasetti dello yogurt – prosegue Marco Becca – Nel nostro network ci sono aziende che hanno tanta voglia di fare. Il punto chiave è ideare progetti complessi e accrescere le nostre competenze per attrarre, in questo modo, anche un bacino più ampio di talenti. 5 anni fa, dei dati non fregava niente a nessuno, oggi sono il nuovo petrolio». D’altro canto, come recita il detto “Chi non risica non rosica”, l’affascinante e intricato mondo dei big data non è tutto rose e fiori. «Così come accade per i chip, la produzione sul quantum computing nell’Unione Europea langue, ma se ci stiamo dietro non succederà come è accaduto con il cloud – precisa il direttore – In Italia i due centri di eccellenza in questo ambito sono il Politecnico di Milano e il Cineca di Bologna, un’ex fabbrica di tabacco riconvertita in polo per l’innovazione. Qua arriveranno 2002 ricercatori che studieranno i cambiamenti del clima e del suolo. Ma vorremmo anche attrarre nuove aziende. Stiamo pensando anche alla nascita di un acceleratore per startup alla ricerca di finanziatori stranieri, perché vogliamo puntare a trattenere qui le migliori aziende europee. Mistral, ad esempio, ha allenato qua il suo modello».