«Molti dicono “voglio fare lo scrittore” o “l’attore” o “il giornalista”. Il punto è che non devi volerlo fare, ma lo devi fare, adesso, subito. Alcuni miei studenti obiettano: “Eh, ma ci vogliono le raccomandazioni”. Quello che serve è l’impegno e il coraggio». Davide Valenti, 45 anni, insegna storia e filosofia al liceo Quasimodo di Magenta. Cresciuto a Favara, in provincia di Agrigento, vive da 21 anni a Milano, ha un passato da pubblicitario e artista visivo. Di recente ha deciso di portare la filosofia anche fuori dalle aule, tra la gente. Più che un artista di strada, un filosofo di strada.
Microfono, cassa e lavagna, la domenica “si esibisce” davanti al Dito di Maurizio Cattelan in Piazza Affari. «Il primo giorno, poco prima della lezione, ho distribuito dei volantini scritti a penna ai passanti: “Lezione di filosofia, Piazza Affari, 14.30”. Ma tanta gente è diffidente, pensa che gli vuoi vendere qualcosa e neanche ti guarda. Quella domenica si sono fermate 12 persone, la seconda 15. La terza, dopo che la voce si è sparsa, oltre 100».
Dal mondo della pubblicità alla filosofia di strada: qual è stato il percorso?
Ho studiato Filosofia a Palermo, dopo la laurea mi sono trasferito a Milano. Volevo fare lo scrittore. Poi ho scoperto un interesse per la pubblicità. Ho lavorato con grandi agenzie, ho avuto riconoscimenti, ma alla fine, invece di sentirmi realizzato, sentivo che stavo perdendo la mia strada, sempre ad esprimere i concetti di qualcun altro e non i miei. Mi sono dedicato all’arte visiva fino a quando anche i meccanismi di quel mondo mi hanno stancato. Così ho iniziato a lavorare nella scuola. Penso che continuerò sempre a chiedermi cosa voglio davvero fare nella vita. Oggi sono anche un professore, ma per me è automatico sviluppare progetti fuori dalla scuola, scrivere o organizzare lezioni di filosofia all’aperto.
Come è nata l’idea?
Ho sempre sentito il bisogno di esprimermi e comunicare. E in passato ho cercato diverse vie, finché ho capito che avrei potuto dire quello che volevo, come e quando volevo, semplicemente scendendo in strada e iniziando a parlare. Così mi sono iscritto ai registri degli artisti di strada.
Com’è stato l’impatto con il pubblico?
Ci vuole coraggio a esporsi e non nego di aver avuto una certa paura, ma il pubblico è interessato, entusiasta. Si creano bei momenti di dialogo e connessione vera. Il mio approccio alla filosofia è quasi artistico. Non voglio insegnare concetti astratti e nozioni, voglio che le persone li sentano, li comprendano attraverso esempi o legandoli a una situazione vissuta in prima persona.
La filosofia di strada può contribuire a stimolare il pensiero critico?
Sicuramente. Ad ogni lezione spiego cosa dicevano i filosofi, coinvolgo gli altri, faccio domande. Poi le persone raccolte in gruppi si confrontano. Condividere esperienze e idee senza conflitti, anche con sconosciuti, è un’azione di libertà. E d’altra parte la filosofia è conoscenza: ogni filosofo si interroga su qual è la verità oltre l’apparenza.
A quale filosofo ti senti più vicino?
Spinoza, perché ha tracciato un percorso unico. C’è qualcosa di rivoluzionario nel suo pensiero. Mette in relazione materia e spirito come la stessa cosa vista da due punti di vista diversi. Il suo modo di pensare è in sintonia con la fisica quantistica moderna. “Sapeva” dei neuroni specchio prima che fossero scoperti: possiamo percepire la felicità di un’altra persona perché immaginazione e sensazione coincidono.
Hai in programma di estendere il tuo progetto?
Con l’abbassarsi delle temperature mi piacerebbe fare lezione nei centri commerciali, spazi al coperto con tante persone. Poi vorrei andare anche in altre città. La prima tappa potrebbe essere Agrigento nel periodo di Natale.
Al di là della filosofia, qual è la lezione numero uno che insegni ai tuoi studenti?
Se vuoi davvero riuscire in qualcosa, devi diventare il migliore in ciò che ami fare. Oggi i giovani hanno molte distrazioni, come gli smartphone, che li tengono distanti dal loro potenziale. Ai miei studenti dico: trovate la vostra direzione e investite energia in quello che dà senso alla vostra vita. Ho iniziato a fare filosofia di strada proprio per dedicarmi a un’attività che mi appassiona. Non ho bisogno di riempire il tempo con distrazioni. Preferisco leggere, scrivere, preparare le mie lezioni per la scuola o per la piazza. È come nel film “La grande bellezza” di Sorrentino: a un certo punto realizzi che vuoi smettere di fare quello che non ti entusiasma. Scappiamo dalla felicità, ma ce l’abbiamo lì, a portata di mano.