Ricostruire. Dopo la tempesta VAIA, che ha devastato 42 milioni di alberi sulle Dolomiti nell’autunno del 2018, tre giovani hanno dato vita a un team che si chiama proprio come quella tempesta, ma il cui intento non è certamente la devastazione, bensì il contrario. «VAIA vuole rigenerare territori e comunità locali con prodotti che si interfacciano verso la tecnologia e partono da due pilastri: recuperare le materie prime in ecosistemi fragili e costruire oggetti belli insieme alle filiere locali perché crediamo che il concetto di sostenibilità passi per il coinvolgimento delle persone che hanno a cuore il benessere del pianeta e quei territori dove recuperiamo le materie prime», racconta a StartupItalia il CEO di VAIA, Federico Stefani. Così ha preso forma un modello virtuoso di economia circolare, a chilometro zero, che parte dal recupero degli alberi danneggiati per coinvolgere gli artigiani locali e le università del territorio e creare intorno a sé una community di più di 150mila persone. Questa nuova puntata con le startup a impatto sociale si inerpica tra le montagne per conoscere questa realtà.
Dopo la tempesta, la ricostruzione
32 anni, una laurea in Economia all’Università di Trento, il lavoro prima in Giappone, poi in Belgio, ma il futuro di Federico non è tanto lontano da dove è nato, nel Triveneto. «Dopo la tempesta sono tornato a casa. Lavoravo per la NATO ma mi sono licenziato. E sono tornato con tanta voglia di fare impresa e cambiare in meglio l’ambiente attorno a noi». Così Federico con Giuseppe Addamo e Paolo Milan hanno avuto un’intuizione: costruire degli amplificatori per smartphone partendo dal legno dei milioni di alberi abbattuti. In particolare, quello dell’abete rosso, grazie al quale si può ottenere un’amplificazione del suono particolare dato che viene anche usato dai liutai per costruire strumenti a corda. Per ogni amplificatore venduto, si ripianta un albero. «Da quei milioni di alberi caduti abbiamo voluto costruire un oggetto che funziona con uno smartphone come amplificatore di 10 cm x 10 – spiega il CEO – L’idea che l’audio venga amplificato da qualcosa di naturale ci fa sentire bene. Nel frattempo, abbiamo dato lavoro a 12 artigiani locali, una nuova identità alle comunità locali, e siamo riusciti a piantare 100mila alberi in 5 anni. A fine anno, arriveremo a 130mila». Oggi quel progetto già oggi si è avviato verso uno step successivo.
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Dagli amplificatori ai carica batteria
«Con l’idea di dare un senso a questo legno e un’evoluzione al progetto, connettendo l’uomo con la natura e valorizzando le materie prime e gli oggetti, ha preso forma VAIA People, tre prodotti, realizzati con il legno consumato dal bostrico (ndr un insetto che sta danneggiando gli alberi e che rappresenta un’ulteriore piaga per un ecosistema già fortemente indebolito dalla tempesta) e recuperato per essere trasformato in oggetti di design grazie alla collaborazione con gli studenti della Scuola Italiana di Design di Padova e con una rete di artigiani locali – continua Federico – Il bostrico si prevede che distruggerà circa 100 milioni di alberi. Pertanto, con l’idea di progettare qualcosa di nuovo a partire dalla materia prima, sono nate 3 statuette per celebrare quelle persone che nella loro diversità trovano la forza dell’agire collettivo. Nella diversità, ognuno viaggia diversamente ma insieme si va verso una direzione comunitaria e dove c’è comunità si possono creare possibilità. Le tre statuine che abbiamo pensato rappresentano proprio questa energia».
Nello specifico, si tratta di tre sculture di 23, 18 e 13 cm, in legno di abete, che vengono adoperate come supporto per la ricarica di smartphone, cuffie wireless e Apple watch. «Oggi collaboriamo solo con falegnamerie che adoperano il legno degli alberi caduti e garantiscono elevati standard di qualità».
La forza della collaborazione con il territorio
Per rispondere all’esigenza di ridare linfa vitale e riportare in attività alcuni lavori tipici del territorio, Federico racconta la sinergia che è riuscito a creare con le comunità locali. «Lavoriamo con le falegnamerie che utilizzano il legno degli alberi caduti e stiamo portando avanti un progetto con la compagnia teatrale “La Ribalta”, per fare in modo che questi oggetti entrino anche nella quotidianità di chi di diversità se ne occupa ogni giorno. Il teatro “La Ribalta” è, infatti, unico nel nostro panorama, impiega attori con disabilità ed è una delle compagnie più premiate. Ha fatto diventare questi attori una punta di diamante, valorizzando le persone senza pietismi, e noi abbiamo voluto che i nostri prodotti entrassero anche a far parte di questa realtà».
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Che cosa c’è nel futuro di VAIA?
Adesso VAIA guarda avanti: «A partire dal 2025, esploreremo anche altre territorialità, non più sulle Dolomiti ma anche in altre zone d’Europa – spiega Federico – Vogliamo diventare un brand di prodotti tech rigenerativi nelle materie prime, nelle filiere e nell’investimento dei territori». All’inizio in VAIA sono partiti in 3 persone, oggi sono un team di 10: «Siamo nati con l’idea di costruire un impatto positivo sul mondo, e ci siamo riusciti. Lavoriamo a questi prodotti full-time da 3 anni. In 5 anni siamo diventati la più grande azienda d’Italia che si occupa di riforestare dove ci sono problemi idrogeologici notevoli ed entro il prossimo anno saremo in 15. Stiamo, infatti, puntando a rafforzare la parte di Marketing e Comunicazione e la community. Ad oggi lavoriamo in 38 Paesi del mondo, con percorsi di sostenibilità per le aziende, e chi sa che cosa ci attende in futuro».