Il centro antiviolenza Rompi il Silenzio APS si impegna a contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme, promuovendo attività per il cambiamento culturale, a tutela delle donne, delle bambine e dei bambini. Nasce a Rimini nel 2005, per volontà di un gruppo di donne unite dal desiderio di portare alla luce il fenomeno della violenza di genere sul territorio: dalle cinque socie fondatrici è arrivato a contare attualmente 25 socie, oltre alle professioniste. Ha anche un centro a Santarcangelo di Romagna, “Marielle”, e vari sportelli sul territorio.
StartupItalia ne ha parlato con la coordinatrice Serena Marroncini.
Al centro le relazioni tra donne
I Centri Antiviolenza (CAV) come Rompi il Silenzio hanno come fulcro «le relazioni tra donne», con l’obiettivo di «far emergere e riconoscere la dimensione della violenza di genere perpetrata dagli uomini sulle donne in quanto donne; tuttavia, sarebbe riduttivo pensare che il centro antiviolenza sia solo un luogo dell’accoglienza: è un luogo in cui si costruisce sapere, dove si tessono relazioni, progettualità, speranze ma anche competenze».
Non solo. Rompi il Silenzio e gli centri antiviolenza costruiscono una rete di prevenzione e di formazione costante sui temi della violenza di genere, una rete che «dialoga con le istituzioni, con la cittadinanza, con i privati e con le altre forme di associazionismo, affinché il messaggio di contrasto alla violenza venga sempre più diffuso. A Rimini si riesce a instaurare un dialogo attivo».
I servizi di Rompi il Silenzio
Rompi il Silenzio in questi vent’anni ha offerto e continua a offrire un sostegno alle donne attraverso varie azioni: oltre ai colloqui con le operatrici e all’ospitalità in case rifugio, è presente uno sportello psicologico, uno legale, un servizio di mediazione culturale e uno sportello lavoro, «importantissimo per fare tornare le donne a essere indipendenti, libere e autonome». Inoltre, si supportano le donne ad attivare aiuti, quali per esempio il reddito di libertà, il reddito di inclusione, i tre mesi di congedo per le donne vittime di violenza o fondi necessari per l’autonomia abitativa.
L’approccio: ascoltare, credere e accompagnare all’autonomia
L’approccio usato per accogliere le donne vittime di violenza? «Quando si è preda di uomini maltrattanti – spiega Serena Marroncini -, spesso si crea il vuoto attorno: è difficile riuscire ad avere legami sociali, mantenere il posto di lavoro, un proprio conto corrente e l’autonomia necessaria. Il centro è un punto di ripartenza, dove le donne sono ascoltate, credute e accompagnate nel riprendere la propria autonomia. Crediamo nell’empowerment femminile e cerchiamo di attivare la voglia di rincominciare, perché la violenza sulle donne non è un problema delle donne ma degli uomini».
La Camminata degli uomini
Tre anni fa l’idea di organizzare la Camminata degli uomini, un invito rivolto a tutti gli uomini a prendere posizione in prima persona contro ogni forma di disparità tra uomo e donna e contro ogni espressione di discriminazione e violenza di genere. La Camminata degli uomini è organizzata da DireUomo, centro di ascolto per uomini violenti, che – come sottolinea Serena Marroncini – in parte si è formato con Rompi il Silenzio, con cui spesso collabora nelle campagne di sensibilizzazione.
L’importanza della formazione
Per Rompi il Silenzio la formazione per contrastare la violenza di genere è fondamentale: non solo un corso per le operatrici pari a 60 ore teoriche e 60 ore pratiche o a corsi annuali di aggiornamento, ma anche all’interno di aziende e scuole, prevalentemente medie e superiori, con l’idea di arrivare anche alle primarie. «All’inizio non era facile fare formazione nelle scuole, mentre adesso sono le scuole stesse a chiamarci. Gli studenti e le studentesse ci forniscono sempre ritorni importanti, come per esempio l’alta partecipazione alla camminata in occasione del 25 novembre. L’interrogarsi e il fare riflessioni permette di fare la differenza culturale».
I progetti per il futuro
Progetti per il futuro? Tanti, dal tema sommerso dei matrimoni combinati all’accoglienza di donne anziane o con particolari fragilità, oltre alla formazione dei giovani in più luoghi possibili: scuole, spazi giovani e centri di aggregazione.
La violenza di genere è un fenomeno trasversale, che colpisce ogni tipo di popolazione di donne, dalla manager alla donna in attesa di occupazione, dalla persona socialmente integrata a quella più in difficoltà. «Colpisce tutte le età: si rivolgono a noi ragazze giovanissime, dai 18 anni in su, ma anche donne anziane, dai 70 anni in su. C’è un alto numero di donne italiane, ma sta incrementando anche il numero di straniere».
Alcuni dati territoriali
I dati sono significativi. «Il nostro CAV in questi anni ha dovuto aumentare la capacità di accoglienza e protezione. Siamo partiti nel 2011 con la prima casa rifugio a indirizzo segreto, che aveva pochi posti letto. Adesso le case sono diventate sette, con un totale di 31 posti letto e sono sempre purtroppo piene».
Nelle case rifugio a indirizzo segreto vengono accolte donne ad alto rischio di vita con i rispettivi figli. «Secondo i dati Istat, nel 2023 le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza sono state 328 solo nel territorio di Rimini – a esclusione del distretto sud – della Valmarecchia e di Savignano sul Rubicone. A novembre 2024, anche se con dati non ancora ufficiali, si era già a 321».
Come spiega ancora Serena Marroncini, «su 328 donne del 2023 132 hanno subito violenza fisica, 88 economica, 46 sessuale e 185 psicologica. Nel 2023 le donne accolte in casa rifugio sono state 37 con 44 minori per un totale di 7mila notti. Nel 2024 (dato non ufficiale) siamo già a circa 41 donne».
I dati nazionali sui CAV
Secondo i dati Istat nazionali, aumenta il numero dei CAV: +4,9% rispetto al 2022; aumenta il numero dei CAV che ha degli sportelli presenti sul territorio, dal 44,3% nel 2017 al 53,7% nel 2023.
In aumento le donne che si rivolgono ai CAV: 61.514 donne, +1,4% rispetto al 2022 e +41,5% rispetto al 2017. In media una donna ogni due giorni per ogni CAV. Inoltre, cresce il numero delle donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza: sono circa 31.500, in aumento rispetto al 2022, ma il 26,3% lo interrompe nell’anno.
La violenza nella coppia si conferma la più frequente (80% circa), mentre il Il 14,6% delle donne ha subito violenza anche durante la gravidanza.