Era uno dei nodi da sciogliere per quanto riguardava la bozza della legge di Bilancio. L’aliquota sulle plusvalenze da Bitcoin e altre cripto era stata in origine innalzata dall’attuale 26% al 42%. Da parte dell’ecosistema si è generato un movimento di opinione per chiedere ai legislatori di non proseguire su una tassazione così punitiva, che rischierebbe di colpire uno degli ambiti dell’innovazione. La manovra approvata alla Camera e che nei prossimi giorni attende il sì definitivo dal Senato ha corretto l’impostazione iniziale, anche se un aumento dell’aliquota ci sarà, a partire però dal 2026.
Tassa su Bitcoin e cripto: di quanto aumenterà l’aliquota sulle plusvalenze?
Come si legge su Corriere della Sera, l’emendamento che ha eliminato l’aliquota al 42%, riportandola al 26%, ha però stabilito che aumenterà al 33% dal 2026. Ricordiamo che negli ultimi mesi le performance di Bitcoin hanno segnato nuovi record, a cominciare da quello storico: è stata superata per la prima volta la soglia di 100mila dollari.
Franchigia: viene mantenuta per la tassa Bitcoin?
In origine l’aliquota del 42% era stata accompagnata da una soglia di franchigia a 2mila euro: la nuova tassazione era infatti prevista soltanto qualora le plusvalenze avessero superato quella cifra. Con l’emendamento che riporta la tassa al 26% per il 2025 è stata eliminata la franchigia.
Young Platform, startup italiana attiva nel settore, ha definito «insensato» il cambiamento previsto nel 2026. «L’esperienza maturata in questi mesi – è la posizione espressa dall’azienda – dimostra che un confronto sano e costruttivo tra tutti gli attori coinvolti può portare a soluzioni pragmatiche e lungimiranti, capaci di offrire al mercato cripto un orizzonte regolatorio più stabile e favorevole alla crescita».