«Il Bitcoin è uno schema Ponzi. Tutta quella roba esploderà a un certo punto». Carlo Calenda, leader di Azione, ha fatto questa dichiarazione nel corso dell’ultima puntata di Pulp Podcast. Sono bastate queste critiche, tra l’altro già utilizzate per prendere di mira la criptovaluta, per generare un dibattito sui social, soprattutto da parte di quelle startup che lavorano nel comparto.
Le repliche a Calenda sulle critiche a Bitcoin
Young Platform, ad esempio, ha pubblicato un post rispondendo punto per punto alle dichiarazioni di Carlo Calenda su Bitcoin.
Il dibattito attorno a Bitcoin e alle criptovalute è tornato di attualità soprattutto nei giorni successivi all’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Alla vigilia del giuramento il tycoon e la moglie hanno lanciato due memecoin, che nulla però hanno a che vedere con Bitcoin (sono asset digitali estremamente volatili e speculativi). Il nuovo presidente ha poi firmato un ordine esecutivo per dar vita a un gruppo di lavoro che valuterà la possibilità per gli USA di attivare una riserva strategica in Bitcoin.
Da sottolineare poi che negli ultimi anni non soltanto grandi aziende come Tesla e Microstrategy hanno investito in Bitcoin. Pesano non poco anche il parere e le mosse di importanti istituzioni finanziarie, una su tutte BlackRock. Il Ceo Larry Fink è tornato sulla questione: dopo il lancio dell’ETF su Bitcoin negli scorsi anni, durante il recente World Economic Forum a Davos ha previsto che Bitcoin potrebbe raggiungere il valore di 700mila dollari.