Non c’è solo la riforma del Codice della Strada appena varata dal ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini ad agitare il mondo dell’innovazione e, in particolare, le startup dello sharing dei monopattini. Anche la legge che disciplina gli NCC, le auto nere con conducente, già tagliuzzata a più riprese dal Tar del Lazio per la portata anticoncorrenziale, sempre partorita dal dicastero del segretario federale leghista, recherebbe «un grave vulnus all’innovazione».
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Riforma NCC, cosa dice l’Antitrust
L’authority guidata da Roberto Rustichelli scrive (pag. 13) infatti che con l’eliminazione delle prenotazioni via app: «viene recato un grave vulnus all’innovazione, al benessere dei consumatori e ad altri interessi generali in un contesto di elevata scarsità dell’offerta rispetto alla domanda».
Si tratta solo uno dei rilievi mossi alla norma che avrebbe dovuto normare gli NCC e creare una equa ripartizione col mondo dei taxi ma che, a detta prima del Tar del Lazio e ora dell’Antitrust si è invece trasformata in una norma eccezionalmente punitiva per le auto nere il cui effetto «travalica la stretta necessità e difetta dei requisiti di ragionevolezza e proporzionalità» rispetto all’obiettivo del legislatore «di assicurare che il servizio NCC sia rivolto ad un’utenza specifica e non indifferenziata».
L’Autorità suggerisce al governo di «introdurre specifiche disposizioni volte a consentire l’adesione da parte di vettori taxi e NCC a più piattaforme tecnologiche di intermediazione, prevedendo che qualsiasi clausola contraria a tale principio sia considerata nulla».