Internet è un posto sicuro per i minori? Mentre in giro per il mondo sono in discussione leggi che introducono il divieto dei social fino ai 14/16 anni (in Australia una norma simile è entrata in vigore nei mesi scorsi), il dibattito in Italia interessa fino a un certo punto l’opinione pubblica. Forse perché, quello in cui viviamo, non è un Paese per giovani? «Sin dalla nostra fondazione abbiamo lavorato sul tema dei media», ci ha raccontato Antonio Affinita, direttore generale di Moige, il Movimento Italiano Genitori che da oltre 25 anni opera per la tutela dei minori sia online sia offline. «All’inizio era soprattutto la televisione il media su cui abbiamo lavorato. Volevamo e vogliamo stimolare una tv responsabile, con contenuti a tutela dei minori. Con internet abbiamo ricalibrato il nostro focus sui social. Ogni anno comunque premiamo le programmazioni televisive e in streaming su misura della famiglia».
Device ai minori: da che età in poi?
In occasione del Safer Internet Day, che ricorre oggi martedì 11 febbraio, StartupItalia ha intervistato uno dei cofondatori di Moige, per farsi raccontare lo stato dell’arte. Da porta sul mondo e sulla conoscenza, il web costituisce anche un rischio per bambini e adolescenti. Senza contare che esperti e pedagogisti sconsigliano l’utilizzo di smartphone o tablet per neonati e bimbi: la Società Italiana di Pediatria raccomanda ad esempio di evitare i dispositivi prima dei due anni, così come di non eccedere le due ore al giorno di utilizzo prima del compimento degli otto. Riduzione del movimento con aumento del rischio di obesità, disturbi del sonno, difficoltà di apprendimento e irritabilità sono le conseguenze a cui si va incontro se non si impongono paletti e sane abitudini.
![«Per i minori i social fanno troppo poco. I genitori che espongono i figli online? Deriva irresponsabile» smartphone vietati](https://cdn-magazine.startupitalia.eu/wp-content/uploads/2024/01/24012755/smartphone-alle-medie-come-li-usano-i-giovani-bsqu-1024x682.jpg)
Crescendo i pericoli evolvono. Secondo l’associazione Safe The Children, «i preadolescenti, con un’età compresa tra i 10 e i 13 anni, denunciano con maggiore frequenza di essere stati oggetto di attenzioni sessuali da parte di adulti che usano il web. Secondo quanto disposto dal GDPR europeo e dalle policy dei principali social network, l’uso di questi servizi sarebbe vietato a ragazzi sotto i 13 anni». Partiamo dunque dal ruolo delle piattaforme: fanno abbastanza per tutelare i minori?
![«Per i minori i social fanno troppo poco. I genitori che espongono i figli online? Deriva irresponsabile» instagram superzoom halloween](https://cdn-magazine.startupitalia.eu/wp-content/uploads/2024/01/23232150/instagram-superzoom-halloween-1024x620.jpg)
Social e minori
«I social fanno ancora troppo poco – ha avvertito Affinita – c’è molto da fare. È una tematica su cui devono interrogarsi. Il tema dei minori deve essere centrale nelle policy. Non c’è, ad esempio, una age verification adeguata e manca il controllo. I social fanno iscrivere i minori senza il consenso dei genitori. Di fatto, fanno formalizzare ai minori un contratto». L’Australia ha fatto notizia nei mesi scorsi per una legge entrata in vigore che vieta l’utilizzo dei social a chi ha meno di 16 anni. Pure in Italia c’è una proposta di legge analoga.
«L’obiettivo di Moige – ha detto Affinita – è proteggere l’infanzia, i minori e la genitorialità. E la ragione scatenante è legata al fatto che in Italia sull’attenzione ai minori c’è ancora molto da fare». Rimanendo nell’ambiente social – tra i più frequentati dai minori online – come si collega la recente decisione di Meta sull’addio al fact checking con un ambiente digitale più o meno sicuro? «Teniamo molto al tema della libertà – ha precisato il direttore generale di Moige – nessuno è padrone della verità. Noi vogliamo educare i nostri figli alla libertà, ma non accettiamo che operatori di internet gli facciano sottoscrivere contratti senza che i genitori abbiano conoscenza e controllo di quel che fanno».
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Gli sbagli dei grandi
A volte, però, sono gli stessi genitori che espongono i propri figli al mondo digitale. Quanti video di neonati e bambini diventano virali dopo che mamma e papà pubblicano su Instagram o TikTok un video divertente? Situazioni apparentemente innocue e ingenue possono esporre i più piccoli a rischi non prevedibili. «Sono derive che appartengono a una minoranza di genitori che irresponsabilmente li espongono sulla rete. È un aspetto da risolvere, su cui lavoriamo».
Ragione per cui, in base alla GDPR, è bene ricordare che ciascun individuo ha diritto all’oblio quando si tratta dei dati online che lo riguardano. Quanti adulti di domani si sentiranno imbarazzati o a disagio per filmati o immagini di loro da piccoli? Una domanda che potrebbe apparire come paternalista, ma che va comunque considerata per non urtare le sensibilità di nessuna persona e tutelarne i diritti. «I bambini dovranno avere il diritto all’oblio da parte delle piattaforme. Ma, anzitutto, è importante che i genitori non espongano le loro immagini online».