Prima è stata indagata per evasione fiscale, poi ha pagato 326 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate e quest’ultima, che aveva chiesto a Big G 1 miliardo di euro, ha ammesso che Google non ha violato alcuna regola tributaria e che la «peculiarità della vicenda» presenta «elementi di incertezza interpretativa». Così la procura di Milano ha chiesto al Gip l’archiviazione del reato di «omessa dichiarazione dei redditi» per il quale era indagata una manager irlandese di Google.
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I precedenti con Google
Già otto anni fa, Google, in uno dei primi contenziosi, aveva pagato 306 milioni di euro per non affrontare contestazioni fiscali relative al 2009-2013. Oggi ad essere contestata a Big G è l’esistenza o meno in Italia – sostenuta nel giugno 2023 dall’Agenzia delle Entrate e negata da Google – di una «stabile organizzazione materiale non dichiarata» dalla compagnia californiana in Google Ireland Ltd tra il 2015 e il 2020. La Guardia di Finanza di Milano aveva accertato la presenza di dipendenti della consociata italiana Google Italy srl e dall’infrastruttura tecnologica in Italia per fornire i servizi venduti dalla compagnia. La società, invece, da un lato ha giustificato il personale italiano come supporto alle vendite ai grandi clienti fino all’autunno 2019 e ha spiegato di utilizzare in Italia centri dati di una società appartenente al gruppo ma con programmi informatici gestiti da Google Ireland tramite contratti a servizio. Una ramificazione molto complessa che l’Agenzia delle Entrate categorizza con «elementi di incertezza interpretativa» contestando a Big G non di avere violato le regole tributarie italiane, ma di averle aggirate in un modo che avrebbe finito «per non rispecchiare in pieno la realtà economica generata dall’insediamento fisico» in Italia. In questo modo Google avrebbe ottenuto vantaggi fiscali non dovuti e non frutto di evasione fiscale.
L’accordo tra Google Ireland e l’Agenzia delle Entrate
In un accordo stipulato il 5 novembre 2024 e sinora rimasto riservato, Google Irlanda, pur continuando a contrastare la tesi dell’Agenzia delle Entrate, ha pagato 326 milioni di euro e ha ottenuto la richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano dall’accusa di «omessa dichiarazione dei redditi» 2016-2022 per la quale era indagata la manager.