Già il fatto che la notizia del lavoro che gli cambierà la vita venga trasmessa dal televisore e non tramite notifica su LinkedIn rende l’idea di quanto My Night Job voglia rievocare gioie del passato. Gli anni Ottanta, così bistrattati per gusto ed estetica, sono stati un periodo d’oro per i videogiochi e il titolo della software house brasiliana Webcore Games ci catapulta nell’immediatezza e rapidità dei cabinati. Quando con una monetina si puntava a fare durare più a lungo possibile il turno. La sensazione, Nintendo Switch alla mano, è la medesima.
My Night Job, la recensione
Un uomo di mezza età, annoiato e senza grandi prospettive, scopre che un misterioso corpo speciale è alla ricerca di reclute. L’obiettivo è evacuare una casa infestata da zombie, mostri e creature demoniache, salvando più persone possibili prelevate da un elicottero. Ciascuna stanza della casa offre piccoli scontri rapidi, da affrontare con ogni tipo di oggetto ci capiti sotto mano.

My Night Job è un videogioco caciarone, fatto apposta per esagerare. Altrimenti come si potrebbe definire un titolo in cui in una run è possibile annientare i nemici scaraventandogli in testa una bicicletta, colpendoli con un ombrello o facendosi strada con una motosega? Non c’è trama, ma ogni stanza è piccolo capolavoro di pixel art. Ci si vorrebbe soffermare su oggetti e dettagli, ma i secondi corrono e la mappa della magione in basso a destra sullo schermo ci avvisa di quali sono le stanza che hanno raggiunto l’allarme rosso. Lì è dove bisogna precipitarsi.
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In My Night Job ci si può sbizzarrire con le armi, da pescare nei vari cesti sparsi nella casa. Ogni oggetto evidenziato in bianco può diventare un’arma, anche la più bizzarra come quei vasi enormi che peseranno quattro volte il mingherlino protagonista. Non prendetelo tra l’altro sotto gamba: per spostarsi può saltare e scattare come un piccolo Avenger, per piombare alle spalle dei nemici.

My Night Job è un titolo in cui è bello migliorarsi volta dopo volta. La mappa di gioco è affollata ed è studiata apposta per far perdere l’orientamento. Ci sono ascensori e scale, ma in alcune stanza si finisce in un vicolo cieco. Anche se varie, forse le armi – 60 in tutto – non danno tutte quella libidine che ci si aspetta anche perché nella maggior parte dei casi i nemici vengono uccisi al primo colpo.

La pixel art è davvero ben fatta, con un gusto per il grottesco sia nei mostri sia nei volti delle persone disperate da salvare. Gli sviluppatori non si sono risparmiati nel costruire una villa dalle stanze strette, eppure stracolme di oggetti e dettagli. I mostri – 11 i tipi complessivi – sono disgustosi. Forse, in alcuni casi, troppo facili da battere.