Michele Costopulos Cappi, sul web conosciuto come Mike, sui social insegna ai propri follower l’importanza della consapevolezza finanziaria. Il suo metodo, supportato da consigli pratici messi a punto grazie alla esperienza maturata in aziende come Procter & Gamble, Google e TikTok è ora parte del libro Finanza personale con Excel con Mike, edito da Apogeo. Un estratto.
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Il processo di familiarizzazione finanziaria deve passare at traverso l’analisi degli errori che quotidianamente si compio no con il denaro. In quanto esseri umani abbiamo sviluppato una serie di meccanismi nei comportamenti e in alcuni casi sono estremamente utili poiché ci permettono di prendere decisioni più rapidamente e con un minor dispendio di energie. Il rovescio della medaglia, ciò a cui a volte rinunciamo, è prendere la decisione migliore possibile. Se inizi il tuo percorso con gli investimenti in età relativamente giovane significa che avrai investito i tuoi soldi per moltissimo tempo. Anche iniziando questo percorso in età lavorativa avanzata, o alla fine della tua carriera, potresti tenere investiti i tuoi soldi per 20 o più anni, un periodo di tempo considerevole. Per questo è importante capire gli errori più comuni che si possono compiere con il denaro, così da poterli riconoscere e, quando possibile, evitarli.

Nel corso della nostra vita tutti commettiamo errori finanziari. L’aspetto cruciale è che non siano così gravi da mettere in pericolo la nostra stabilità finanziaria, o così frequenti da avere un effetto complessivo significativo. Infatti, più che ottenere rendimenti astronomici dai mercati finanziari è im portante cercare di limitare le perdite. Pensa a questo scenario: decidi di investire 100 € e, per qualche motivo, perdi il 50% del tuo investimento.
Ora, con soli 50 € rimasti, per tornare al punto iniziale di 100 € ti servirà un rendimento del 100%. Infatti, un guadagno del 50% ti porterebbe solo a 75 €. Capisci come evitare le perdite sia tanto importante quanto cercare di ottenere guadagni. Questo non significa che tutte le perdite siano automaticamente cattive scelte di investimento; in un portafoglio diversifica to con diverse classi di asset, è normale che alcune siano in guadagno e altre in perdita. Anzi, è auspicabile che accada. Significa che le nostre asset class sono decorrelate tra loro e si muovono in direzioni opposte, proteggendoci da diversi scenari economici. Esiste un ramo della finanza che studia la nostra relazione con il denaro, e nello specifico gli errori che tendiamo a compiere a causa di meccanismi innati nel nostro modo di essere. Si chiama finanza comportamentale, ed esplora come le persone prendono le decisioni finanziarie, mettendo in luce gli errori comuni che emergono a causa di innate predisposizioni psicologiche.
Sorta intorno agli anni Sessanta, questa branca della finanza ha trasformato la comprensione del comportamento economico umano. Le teorie economiche tradizionali presupponevano che gli individui fossero agenti razionali, sempre in grado di massimizzare il proprio beneficio. Tuttavia studi successivi hanno dimostrato che gli esseri umani spesso si discostano dalla razionalità pura. In situazioni complesse, o di incertezza, per prendere decisioni rapide tendiamo a fare affidamento su processi mentali semplificati. Questi processi, chiamati euristiche, sono strategie men tali che ci aiutano a elaborare informazioni complesse in modo più gestibile. Sono utili perché ci permettono di risparmiare tempo ed energia mentale, ma possono portare a bias cognitivi, ossia a errori sistematici nel pensiero. Un esempio è il bias di disponibilità, dove valutiamo la probabilità di un evento basandoci sulla facilità con cui possiamo ri chiamarlo alla mente.
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Per esempio, dopo aver sentito notizie su una crisi finanziaria potremmo sovrastimare la probabilità che il mercato crolli, influenzando negativamente le nostre decisioni d’investimento. Spostandoci dal mondo della finanza, è interessante osservare come i bias influenzino molti aspetti della nostra vita quotidiana, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Per esempio non notiamo come una percezione positiva di una caratteristica in una persona possa influenzare il giudizio su altre qualità, anche completamente scollegate. Questo ci porta, per esempio, a credere che una persona di bell’aspetto sia automaticamente anche intelligente. Un altro esempio riguarda la familiarità con un oggetto: dopo aver acquista to un’automobile iniziamo a notarla più frequentemente in giro.
Non perché quelle auto siano improvvisamente più numerose, ma perché la nostra attenzione si concentra maggiormente su di esse, facendole emergere rispetto al “rumo re” dell’ambiente. In sintesi: mentre le euristiche sono strumenti mentali che semplificano la presa di decisioni, i bias cognitivi rappresentano le distorsioni che possono derivare da queste scorciatoie. Riconoscere l’esistenza di questi bias è fondamentale per migliorare la nostra gestione del denaro e per prendere decisioni finanziarie più consapevoli e razionali. Siamo sempre soggetti a bias nella vita quotidiana, così come quando gestiamo il nostro denaro. Vediamo ora alcuni di questi errori che commettiamo frequentemente, sia negli investimenti sia nella gestione finanziaria di tutti i giorni. In questo modo potrai identificare se sei più incline a certi bias rispetto ad altri ed evitare errori che nel lungo termine possono essere costosi.
Bias da consumatori
Un primo bias è chiamato bias dell’ancoraggio. Si riferisce al fatto che “la prima impressione è quella che conta”. In sostanza prendiamo come punto di riferimento le prime in formazioni che ci vengono fornite o che abbiamo a disposi zione, e le utilizziamo per valutare quelle successive. Un celebre esperimento condotto negli anni Settanta dagli psicologi Tversky e Kahneman illustra perfettamente questo fenomeno. Ai partecipanti veniva chiesto di stimare quale percentuale dei Paesi africani facesse parte delle Na zioni Unite. Prima di chiedere queste stime, però, veniva fatta girare una ruota della fortuna numerata da 0 a 100, manomessa in modo da fermarsi solo su due numeri: 10 e 65.
Dopo aver girato la ruota ai partecipanti veniva chiesto se pensavano che la percentuale fosse maggiore o minore del numero ottenuto, e poi quale ritenessero fosse la percentuale corretta. I risultati furono sorprendenti: chi aveva visto il numero 10 forniva una stima mediana intorno al 25%, mentre chi aveva visto il 65 stimava mediamente il 45%. Nonostante fossero consapevoli che il numero sulla ruota fosse casuale e irrilevante, le loro stime erano influenzate da quell’informazione iniziale. Questo dimostra quanto potente sia il bias dell’ancoraggio: un numero totalmente casuale può influenzare le nostre risposte. Pensa questo effetto quanto ci influenzi in situazio ni comuni. Se tra amici ci si sfida a stimare qualcosa, le per sone che parlano prima di te ancoreranno la tua risposta e la influenzeranno.
Per esempio, alla domanda: “Quante palline da tennis possono entrare in un Boeing 737?”, potresti voler rispondere 100.000, ma se la persona prima di te ha detto 20.000, potresti abbassare la tua stima a 60.000. L’ancoraggio è spesso utilizzato nel marketing. Quando vediamo un prodotto ancoriamo il suo valore al suo prezzo. Per questo quando è in sconto pensiamo che il suo prezzo sia inferiore al suo reale valore, anche se prezzo e valore non sono sempre variabili correlate. Un altro esempio di come l’ancoraggio influenzi le nostre scelte è mostrato da un esperimento svolto nel 2013 in un cinema.
Inizialmente le persone potevano scegliere tra una porzione di popcorn piccola al prezzo di 3 $ e una grande a 7 $; la maggior parte preferiva la porzione piccola. Inserendo una terza opzione, una porzione media a 6,50 $, la por zione grande appariva come un affare. Influenzate dall’an coraggio del prezzo intermedio le persone finivano così per spendere 4 $ in più di quanto avrebbero fatto. Quindi cerca di stare attento a come questo bias viene usato contro di te nelle situazioni più disparate.

Un altro bias a cui siamo spesso soggetti è quello della contabilità mentale. Secondo questo bias tendiamo a tenere una sorta di “conti mentali” che ci portano a spendere o a investire i nostri capitali in maniera diversa a seconda, per esempio, della loro provenienza (come li abbiamo ottenuti) o dell’uso a cui sono destinati (svago, investimenti ecc.). Cambiamo il nostro comportamento sulla base di aspetti che razionalmente non dovrebbero influenzarlo. Per esempio potremmo essere portati a dare un valore di verso a un bene a seconda che lo possediamo o meno. Questo fenomeno è noto come effetto dotazione: attribuiamo maggior valore agli oggetti semplicemente perché sono in nostro possesso, ma il valore di un bene non dovrebbe cambiare se lo possediamo o meno.
Bias da investitori
Nel mondo degli investimenti i bias che possiamo incontrare sono molteplici. Uno di questi è il bias casalingo (home bias), la tendenza a preferire titoli o strumenti finanziari nazionali rispetto a quelli internazionali, sulla falsa credenza che sia no più sicuri. Questo meccanismo porta in realtà all’effetto opposto, poiché limita l’importante dimensione della diversificazione geografica, aumentando il rischio del portafoglio.
Un altro bias da cui guardarsi è quello del pavone (self- enhancing transmission bias). Seguendo questo schema mentale siamo inclini a condividere maggiormente i nostri successi rispetto ai fallimenti. Quando al prossimo evento sociale incontrerai quella persona che si “pavoneggia” per i ritorni ottenuti investendo in questo o quello strumento, ricorda che è probabile stia omettendo, consciamente o meno, le perdite subite. In questi casi, è bene ricordarsi del la propria asset allocation e rimanervi fedeli, senza lasciarsi abbagliare.
Un altro momento in cui è bene evitare di fare scelte av ventate è quando le cose non vanno come vorremmo. Siamo tentati di fare qualcosa (bias dell’azione) perché crediamo che le nostre azioni possano cambiare il corso degli eventi o il risultato di tali eventi. Ma spesso agire in modo impulsivo può peggiorare la situazione. In un momento di panico sui mercati potremmo essere tentati di vendere i nostri asset per poi perderci eventuali rialzi dei prezzi di cui avremmo beneficiato se fossimo rimasti investiti. C’è poi un bias nel quale vedo cadere tanti investitori alle prime armi. Provo a spiegarlo con un esempio.
Partendo da un insieme di 100 fondi che adottano strategie diverse, è naturale che a distanza di 10 anni qualcuno sia riuscito a battere il mercato. Al momento iniziale è impossibile stabili re quale di questi ci riuscirà, ma saremmo tentati di valutare favorevolmente uno strumento che ha battuto il mercato ne gli ultimi 10 anni, senza renderci conto che siamo soggetti al bias della sopravvivenza. Come quel fondo ce n’erano altri 99, che però non sono riusciti a battere il mercato, e riconoscerlo è possibile solo a posteriori. La prossima volta che il tuo consulente bancario prova a offrirti quel fantastico fondo, che costa il 3,5% all’anno dicendo che ha battuto il mercato negli ultimi 5 anni, chiedigli che fine hanno fatto gli altri 99 che sono partiti insieme a quello.
Un altro bias molto presente nelle nostre vite è il bias del presente. In questo bias le decisioni vengono prese per ottenere una gratificazione immediata, nel breve periodo, ignorando o tralasciando i possibili effetti a lungo termine. Questo non vale solo per i nostri risparmi, ma anche, per esempio, per la vita professionale e l’alimentazione. In uno studio sulla gratificazione nel breve termine condotto da Read e van Leeuwen (1998) si è verificato che quando i partecipanti dovevano decidere cosa mangiare la settimana successiva, il 74% sceglieva la frutta, ma dovendo decidere cosa mangiare subito il 70% sceglieva il cioccolato.
Lo stesso vale per il denaro: se aumenta la nostra gratificazione nel breve termine siamo propensi a spendere piuttosto che risparmiare e investire. Quando sei tentato da questo tipo di situazione inizia a considerare che il “te del futuro” non è altro che il “te del presente” che ha operato determinate scelte. Quelle che compi oggi determineranno quale versione di te esisterà nel futuro. Attraverso il risparmio stai costruendo un te del fu turo più solido finanziariamente; attraverso la rinuncia ai “peccati di gola” costruisci un te più sano fisicamente; at traverso il duro lavoro e lo studio cresci come persona. Noi siamo quello che facciamo. Un altro bias a cui siamo soggetti è quello dell’ottimismo, l’optimism bias. Sebbene sia positivo guardare al futuro con positività, questa tendenza può portarci a sottostimare spese future.
Un’ultima considerazione
Infine voglio parlarti di un aspetto della nostra vita che non può essere definito propriamente un bias, ma che ritengo comunque importante. Oggi siamo continuamente esposti a stimoli esterni, la maggior parte dei quali proviene dai social media. Sebbene io sia convinto dell’intrinseca utilità di questi strumenti, è innegabile che alcuni di essi siano diventati luoghi di pura ostentazione. È importante schermarsi, almeno parzialmente, da questo fenomeno.
Capire che ciò che vediamo sui so cial non è la realtà o la vita di qualcuno, ma la rappresen tazione che vogliono darci. Bisogna uscire dalla concezione tossica che i social sono lo specchio della realtà. Parlo soprattutto dei giovani, che sono i primi a soffrire di questo confronto sociale. Il risultato è che, attraverso l’esposizione a scenari irrealistici su queste piattaforme, si rischia di sviluppare ideali finanziari che non sono sostenibili, alimentando l’insicurezza economica. Riconoscere questi bias e comprenderne l’impatto sulle nostre decisioni finanziarie è un passo fondamentale verso una gestione più consapevole del denaro. Essere consapevoli delle trappole cognitive che influenzano il nostro comportamento ci permette di prendere decisioni più razionali e orientate al lungo termine, costruendo così una solida base per il nostro futuro finanziario.