Nelle ultime due decadi non si contano i fan che sono rimasti, nonostante tutto, imprigionati nel regno di Cyrodiil, in attesa del prossimo The Elder Scrolls VI. Quasi fingendo che Skyrim, il capitolo più divisivo della serie, non esistesse. Molti hanno continuato a vagare per quel reame così fortemente influenzato dalla trilogia cinematografica de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson per accertarsi di aver risolto ogni side-quest. Altri lo hanno fatto per migliorarne e aggiornarne il comparto grafico. Perciò un po’ tutti oggi si pongono una sola domanda: Oblivion Remastered è migliore delle tante mod grafiche che si trovano sul web?
Oblivion Remastered, serviva una scusa per salvare di nuovo Cyrodiil?
La risposta sintetica è: no. Ci sono indubbiamente mod migliori in giro che rendono Oblivion un gioco capace davvero di sembrare uscito nel 2025. Ma probabilmente faticherebbero ad adattarsi alla maggior parte dei PC. Si comprende insomma che Virtuos (che si era già occupata della remastered di Dark Souls) abbia avuto altro mandato. Il risultato, a livello grafico, è altalenante: gli interni sono meravigliosi e pare davvero di ritrovarsi immersi nell’atteso The Elder Scrolls VI. Gli esterni sono di impatto, ma non convincono sempre l’occhio più esigente.

Complici alcune sbavature come la fissità degli alberi che restano immobili anche quando l’erba ondeggia delicatamente per via del vento, alcuni strani effetti – almeno su PlayStation 5 – di rifrazione dell’acqua e un orizzonte così nitido da accentuare il fatto che la mappa di gioco sia davvero raccolta per un gamer del 2025 (del resto era stata ampiamente superata in dimensioni da Skyrim fin nel 2011) facendo apparire l’intero reame ai propri piedi ogni volta che si raggiunge un posto sufficientemente elevato, si ha sempre la sensazione di trovarsi comunque davanti a una remaster, per quanto curata con amore e dovizia di dettagli.

Nulla da dire sugli interni, siano essi castelli, semplici abitazioni o misteriosi dungeon: qui Oblivion Remastered dà il meglio di sé in un tripudio di luci che esaltano la rinnovata complessità poligonale (che riguarda ogni cosa: PNG, nemici, oggetti, armature, suppellettili, ecc…) e le texture in altissima definizione. Virtuos ha anche rivisto le animazioni (i combattimenti appaiono più fisici e si ha meno la sensazione che i colpi vadano a vuoto) aggiornando al contempo leggermente i menu di gioco, oggi più raccolti anche per venire incontro a richieste marcatamente action. In tal senso deve essere letta anche l’introduzione dello scatto mente si esplorano le ambientazioni.

Una remastered Virtuos(a)
Ma le novità non si fermano qui: Virtuos è intervenuta qua e là – anche pesantemente – sulle meccaniche di gioco nel tentativo ora di svecchiarle ora di aprirle a una platea il più possibile ampia. A iniziare da diversi aiuti per i novellini come una mappa visibile e completa fin da subito (cioè da quando si mette piede fuori dalle fogne) e la possibilità di effettuare viaggi rapidi anche in posti ancora non visitati.
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I puristi probabilmente storceranno il naso, ma non c’è nulla di male nel rendere l’opera aperta a tutti con opzioni che possono essere facilmente ignorate dai gamer duri e puri. Ciò che forse fa davvero aggrottare le sopracciglia, pur tenendo conto della presenza delle espansioni Shivering Isles e Knights of the Nine nel pacchetto, è il prezzo: 54,99 euro per la versione base che salgono a 64,99 per quella Deluxe che include alcuni contenuti digitali in più.

Se si considera Oblivion Remastered un titolo vecchio di 19 anni è indubbiamente difficile da mandare giù. Se lo si considera un videogioco completamente nuovo anche in virtù del profondo maquillage realizzato quel listino è forse un po’ più tollerabile. Ma le chiacchiere in realtà stanno a zero: siamo davanti all’ottimo rifacimento di un capolavoro per di più atteso da tantissimo tempo, difficile – se non impossibile – far prevalere la ragione di fronte alle fauci dell’Oblivion che si sono nuovamente spalancate per inghiottire la nostra amata Cyrodiil…