«Ero in volo quando è scoppiato l’incendio. Quando sono atterrato era chiaro che avremmo perso lo stabilimento. Lì è dove ho toccato con mano la differenza tra una società normale e una mission driven company». StartupItalia ha intervistato Daniele Benatoff, co-founder e co-Ceo di Planet Farms.

L’intervista al Ceo di Planet Farms
Nel gennaio 2024 un incendio ha distrutto lo stabilimento produttivo di Cavenago (Milano) di Planet Farms, scaleup italiana attiva nel settore del vertical farming. Poche settimane fa la società ha siglato una joint venture da 200 milioni di euro con Swiss Life Asset Managers per l’espansione all’estero. In mezzo c’è stata una corsa contro il tempo per rimettere in piedi il business e avviare un nuovo stabilimento, grande il doppio di quello devastato dalle fiamme.

Cosa è successo nel 2024 allo stabilimento di Milano?
Uno dei momenti più tosti. Insieme ai compleanni della famiglia e alla nascita dei figli è uno dei momenti non dimenticherò mai. Ha quasi mandato in fumo una attività incanalata, con prospettive chiare. La dimensione del problema, ovvero la perdita completa del nostro unico e principale sito produttivo di scala industriale, era enorme.
Cosa ricordi di quel giorno?
Io ero in volo quando è partito l’incendio. Una volta atterrato, lo stabilimento stava bruciando da ore ed era chiaro che lo avremmo perso. Dopo un momento di sconforto non ho avuto un attimo di esitazione per convocare prima tutte le nostre persone, poi i soci e battezzare il giorno stesso il piano in base al quale avremmo accelerato la realizzazione del nuovo stabilimento. Dovevamo partire a settembre. E non abbiamo mai guardato indietro. Ci abbiamo creduto in maniera quasi cieca e religiosa. Realizzare quello di Cirimido è stato un miracolo.

Avete poi capito le cause dell’incendio?
Sono banali. Nulla a che vedere con la tecnologia, ma con un cortocircuito di un compressore dell’aria esterno. Per una serie di sfortunati eventi l’intervento è stato molto lungo. Quello che poteva esser un lieve incidente, che ci avrebbe fermato un paio di giorni, è stato una perdita totale dello stabilimento.
Intanto c’era lo stabilimento di Como di Planet Farms in costruzione.
Il business stava andando bene. Ecco perché avevamo messo in fucina la realizzazione di un secondo stabilimento di dimensioni doppie. L’incendio ci ha azzerato il fatturato. La domanda era: riusciamo a rialzarci? Non era evidente. Lì è dove ho toccato con mano la differenza tra una società normale e una mission driven company.

Cosa è cambiato da allora nell’azienda?
Siamo maturati molto. L’avversità ha temprato l’azienda e le persone. Siamo diventati molto più veloci. La crisi ha poi unito, ho ritrovato per qualche mese la situazione dei primi anni, quando eravamo una startup, tutti in un’unica sala. Ora siamo usciti da quel frangente, abbiamo chiuso un grosso deal infrastrutturale per costruire svariate nuove farm. Stiamo procedendo molto bene. Ma abbiamo un passo che è più veloce di prima delle incendio. L’incendio ci ha insegnato tanto.
Questa joint venture tra Planet Farms e Swiss Life Asset Managers da 200 milioni che cosa porterà?
Il deal era in fucina da due anni. Era in fase avanzata a gennaio 2024, poi è andato tutto in pausa con l’incendio. Abbiamo perso il 2024, ma poi una volta ripartiti abbiamo mantenuto l’interesse vivo. Non di tutti, ma di alcuni. Abbiamo dimostrato molto, abbiamo mantenuto il 100% dei clienti, siamo cresciuti in UK, Olanda, Svizzera.
Licenziamenti?
Siamo riusciti a tenere tutti. Non abbiamo fatto cassa integrazione proprio per mantenere viva la cultura aziendale: è costato molto, ma sta pagando i dividendi che ci aspettavamo.

Cos’è oggi Planet Farms?
Planet Farms è una società di tencologia, non di produzione di insalate. Ma andava dimostrato e la produzione era l’MVP. E funziona molto bene a livello finanziario. Ha senso farne altri. Vogliamo sviluppare tecnologie per diventare una piattaforma nel mondo agricolo per andare a fare un’ampia gamma di prodotti, soprattutto mirata a fornire ingredienti a grosse corporate. Ingredienti per cosmesi, profumeria, non soltanto nel food. Forniremo ingredienti a tutte società che consumano ingredienti agricoli a livello industriale dove vogliamo risolvere problemi legati a stabilità dei prezzi, a tariffe e a condizioni climatiche. Andremo a sviluppare nuove vertical farm per mercato UK e scandivano. E poi svilupperemo business per il B2B. Stiamo andando avanti su cotone e caffè, come leve di crescita.
C’è un consiglio che ti senti di dare a chi parte oggi?
Col senno di poi: se vuoi fare imprenditore in qualcosa di innovativo mi ricordo un consiglio che mi aveva dato qualcuno: brucia le scialuppe. Sir Francis Drake, il pirata, quando andava in conquista bruciava le scialuppe. Tagliava l’opzione della ritirata. Quello che so adesso è che i problemi non mancano mai. Sono anche tutti superabili, bisogna mettere un piede davanti all’altro. Devi avere una visione quasi religiosa del fatto che devi raggiungere gli obiettivi. Il costo personale di fare l’imprenditore è alto: dai più del 100%.
Avete in cantiere altre aperture di stabilimenti Planet Farms in Italia?
Ad oggi l’obiettivo è espandere. Quello che abbiamo fatto in Italia è stato creare una nuova categoria merceologica. Vogliamo fare lo stesso in altri Paesi. Faremo leva su quello per consolidare. Vogliamo diventare grandi e serve farlo fuori dall’Italia. Possibile che qui faremo altro, ma non nel breve.