C’è un futuro dei dati fatto di reti distribuite e sicurezza garantita dalle leggi della fisica. È la promessa (e la sfida) della comunicazione quantistica, un sistema che sfrutta piccole particelle, come i fotoni, per trasmettere informazioni in modo sicuro. È come avere una linea diretta e inviolabile tra due interlocutori: se qualcuno prova a intercettare il messaggio, il tentativo viene subito rilevato. Il mercato oggi è valutato tra 0,9 e 1 miliardo di dollari. Secondo McKinsey, potrebbe raggiungere i 14,9 miliardi entro il 2035, trainato da settori strategici come cybersecurity, telecomunicazioni e finanza. A guidare questa rivoluzione ci sono anche le startup.
Quali fattori stanno accelerando la crescita? Dove si trovano le maggiori opportunità? E che ruolo può giocare l’Europa in questa corsa globale? Lo abbiamo chiesto a Piero Montanari, Partner di McKinsey & Company, che ci ha aiutato a decifrare i dati del report Quantum Communication: Trends and Outlook.
I driver del boom quantistico
«La spinta arriva da una combinazione di esigenze di sicurezza avanzata, progressi tecnologici e forti investimenti strategici», spiega Montanari. «In un mondo in cui gli avanzamenti nel calcolo quantistico mettono in discussione la crittografia classica, si avverte una crescente urgenza di rafforzare la sicurezza delle comunicazioni». La tecnologia sta compiendo progressi significativi. Un esempio? Le misurazioni basate sull’entanglement, un fenomeno in cui due particelle restano collegate a distanza: ciò che accade a una, si riflette istantaneamente sull’altra. «Questi progressi consentono lo sviluppo di reti di comunicazione quantistica più stabili e scalabili». A spingere il settore ci sono poi gli investimenti pubblici, inclusi quelli della NATO. «Fanno da ulteriore acceleratore, mirando a garantire la sicurezza delle infrastrutture critiche e a mantenere un vantaggio strategico nel campo delle comunicazioni sicure».
Oggi sono i governi a rappresentare la quota di clientela più ampia (62-66% nel 2023), ma il settore privato è destinato a crescere. Le telecomunicazioni e la cybersecurity – che rappresentano il 2-6% – potrebbero arrivare al 16-26% entro il 2035, spinte anche dagli sviluppi nelle infrastrutture di rete e nei data center.
Startup al centro della corsa quantistica
Il settore della comunicazione quantistica si articola in tre categorie (sicurezza, reti e servizi) e sei verticali chiave. «Tra questi, il segmento della post-quantum cryptography (PQC) è quello con il maggior potenziale», sottolinea Montanari. «È il verticale che ha raggiunto il livello di maturità più elevato, già nelle prime fasi di commercializzazione. Ed è il più frammentato, con una presenza mista di operatori affermati e startup, grazie a requisiti hardware meno complessi rispetto ad altri ambiti». Secondo il report di McKinsey, la PQC potrebbe valere tra 2,4 e 3,4 miliardi di dollari entro il 2035.
«In generale, l’innovazione è sempre più distribuita tra attori emergenti e non solo grandi incumbent», continua Montanari. «Stiamo osservando un’accelerazione guidata da realtà come Q*Bird, che sviluppa protocolli QKD avanzati, o Qunnect, attiva nella creazione di reti quantistiche basate sull’entanglement. Aliro Quantum sviluppa soluzioni software per l’orchestrazione di reti quantistiche complesse. Sul fronte della PQC, startup come PQShield stanno lavorando sull’implementazione di standard crittografici compatibili. Molte sono nate come spin-off accademici».

Un caso emblematico è quello di Q*Bird, startup olandese fondata nel 2022 come spin-off della University of Technology di Delft. Oggi è tra le realtà europee più avanzate nella realizzazione di reti quantistiche distribuite. Ha avviato una sperimentazione nel Porto di Rotterdam, il più grande d’Europa. «Stiamo usando un approccio innovativo che permette a un numero elevato di soggetti di scambiarsi informazioni altamente protette», ha detto la Ceo e co-founder Ingrid Romijn, che con il suo team punta a rendere la QKD sempre più accessibile e scalabile.
Una corsa globale. E l’Italia?
Se il Nord America è destinato a detenere la quota di mercato più ampia (32%), il Vecchio continente è già leader nel verticale della QKD, la distribuzione quantistica delle chiavi. «L’Europa ha assunto un ruolo di primo piano grazie a un mix di visione strategica e investimenti pubblici strutturati», spiega Montanari. «Iniziative come EuroQCI (la rete quantistica europea) e il Quantum Technologies Flagship (programma di ricerca UE da un miliardo di euro) testimoniano un impegno concreto, rafforzato anche dalla centralità data al tema dalla NATO. Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi guidano lo slancio europeo, con Berlino che si sta consolidando come uno dei principali hub quantistici a livello continentale». E l’Italia? «Non è ancora al livello dei Paesi leader, ma ha fatto significativi passi avanti, con iniziative e investimenti in tecnologie quantistiche. Sono stati avviati diversi progetti e collaborazioni con università e centri di ricerca, come Quantum Italy, con l’obiettivo di rafforzare il posizionamento competitivo del Paese».
Il Q-Day si avvicina
Un punto di svolta nella comunicazione quantistica sarà il Q-Day, ovvero il giorno in cui i computer quantistici saranno in grado di violare la crittografia classica. «È atteso dopo il 2030», dice Montanari, ma il “rischio” è già attuale. «I dati sensibili protetti da crittografia classica sono vulnerabili ad attacchi store-now, decrypt-later». In pratica, le informazioni possono essere rubate e archiviate oggi e decifrate in un secondo momento.
«Questo scenario rende sempre più urgente un cambio di paradigma, un’accelerazione nell’adozione della comunicazione e del calcolo quantistico». Gli analisti prevedono investimenti significativi in tecnologie quantum-safe per rafforzare la protezione dei dati. «I settori più vulnerabili saranno quelli con requisiti crittografici elevati ma bassa capacità di aggiornare rapidamente le proprie infrastrutture. Dovranno muoversi per tempo per garantire continuità e resilienza».
A proposito di scelte e approcci tecnologici, Montanari chiarisce alcuni equivoci: «Spesso si tende a pensare che la PQC sia una soluzione definitiva e priva di vulnerabilità. In realtà, algoritmi oggi ritenuti sicuri potrebbero essere aggirati da futuri progressi. Un altro mito da sfatare riguarda la QKD: non è sempre necessario ricorrere a repeater quantistici per realizzare reti sicure. Esistono già implementazioni efficaci con nodi fidati e satelliti. PQC e QKD, poi, non sono alternative, ma tecnologie complementari da adottare in base alle esigenze».