«Per un mondo nuovo servono strumenti nuovi e un patto nuovo tra tutti noi. Tra forze politiche e sociali». Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini si è rivolto con queste parole al governo e alle parti sociali come i sindacati in occasione della odierna assemblea annuale degli industriali a Bologna.
Sono diversi i temi toccati da Orsini nel corso del suo intervento, ancorato al periodo economico e geopolitico che stanno attraversando anche le aziende, tra incertezze e preoccupazioni rispetto agli investimenti futuri. «Ad oggi – ha sottolineato il presidente di Confindustria – delle nostre 80 proposte di misure a costo zero, dopo i primi segnali di forte interesse, ne sono state approvate 8 e 6 sono in corso di approvazione».
Cosa ha chiesto il capo di Confindustria alla politica e al governo
Nel corso della mattinata all’assemblea di Confindustria è intervenuta anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha evidenziato quello che a giudizio del governo rappresenta «la questione più urgente», ovvero il costo dell’energia. Rivolgendosi a Orsini Meloni ha aggiunto: «Siamo sempre aperti a suggerimenti, idee nuove, proposte serie perché è essenziale per la nostra competitività».
"La questione più urgente è il nodo del costo dell'energia e la porta del governo su questa materia è e rimane sempre aperta": le rassicurazioni di Giorgia #Meloni a Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, in occasione dell'assemblea dell'associazione.
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Secondo Orsini ad oggi in Europa, non soltanto in Italia, è in gioco il futuro dell’industria. «Oggi sia l’Europa che il nostro Paese – ha detto – affrontano un rischio concreto di deindustrializzazione, aggravato dalla guerra dei dazi, ma alimentato da un pregiudizio anti-industriale. Confindustria propone un Piano Industriale Straordinario per rilanciare l’economia europea e nazionale».
Il presidente di Confindustria ha auspicato una maggiore collaborazione tra Paesi europei perché, queste le sue parole, «se le politiche rimangono solo nazionali, continueremo con la frammentazione che ha caratterizzato l’Europa finora, e non riusciremo a far crescere la massa critica degli investimenti industriali e delle innovazioni tecnologiche». Dopo i rapporti Letta e Draghi, che hanno inquadrato la necessità per il Vecchio continente di puntare su startup e innovazione, l’attenzione su questi temi fatica ancora a incentivare un lavoro comune a livello UE.
Centrale, come anticipato, il nodo energia. «Dopo tutti gli incentivi per le rinnovabili – ha lamentato Orsini – noi non possiamo più accettare di continuare a pagare l’energia al prezzo vincolato a quello del gas». Il capo degli industriali ha descritto come «insostenibile» la situazione del costo dell’energia. Ma c’è anche un’altra emergenza che riguarda il lavoro, ovvero quella delle morti sul lavoro. «Non smetterò mai di dire che ogni morte sul lavoro è un fallimento per tutti. Per questo ribadiamo che è fondamentale un accordo con i sindacati e con il Governo, affinché tutte le imprese siano spinte ad investire di più in formazione e prevenzione, usando anche l’avanzo INAIL che ammonta a circa 1,5 miliardi di euro ogni anno, versati dalle imprese».
Anche l’Italia fa i conti con l’incertezza provocata dalla guerra dei dazi di Donald Trump. Ma non basterebbe risolvere lo scontro con la Casa Bianca per sistemare il quadro complessivo. «Al netto dell’effetto dei dazi – ha commentato Orsini – dopo due anni di flessione della produzione, l’industria italiana è in forte sofferenza. È ancora frenata da troppi ostacoli, che riducono la competitività delle imprese rispetto a quelle di Paesi con regole, sistemi fiscali e infrastrutture più favorevoli».