Domenica 11 maggio. Allo stadio di Seregno, le squadre sono pronte a scendere in campo per l’ultima gara del campionato di Serie A. Manca poco al fischio di inizio. Tra le fila del F.C. Como Women c’è anche Alia Guagni, terzino, pioniera del calcio femminile italiano, oltre 100 presenze in Nazionale, 300 in Serie A e circa 80 gol. Per lei non è una partita come le altre. È l’ultima di una lunga carriera, il giorno dell’addio.

Indossa una maglia speciale che, oltre a celebrare i suoi successi, è un manifesto per il futuro di tutte le sportive. Nero su bianco, lettera dopo lettera, sulla maglia appare il suo curriculum: formazione, riconoscimenti, palmarès. È The Resume Jersey, un’idea del club, in collaborazione con l’agenzia LePub, che accende i riflettori su un tema spesso ignorato: cosa succede nella vita delle atlete dopo il ritiro?

«È un messaggio forte che sottolinea una difficoltà oggettiva che colpisce quasi tutte le calciatrici», racconta Guagni a StartupItalia. «Dopo una vita passata facendo “solo” calcio arrivare alla soglia dei 40 anni e reinventarsi non è semplice, né a livello pratico né mentale».

Una vita in campo
Classe 1987, il pallone nel cuore fin da bambina. «Ho iniziato a giocare a nove anni. Mi è sempre piaciuto fare sport, ne avevo provati altri ma nessuno mi entusiasmava. Mio cugino giocava a calcio, siamo sempre stati legati, così ho iniziato anche io. E non ho più smesso». Cresciuta nelle giovanili del Firenze, ha esordito in Serie B a soli 15 anni, contribuendo poi alla promozione della squadra in A.

Qualche parentesi estiva negli Stati Uniti, con il Seattle P.H.A., il Pali Blues e il Tacoma 253. Nel 2015 entra a far parte della Fiorentina Women’s, appena nata, con cui vince uno storico scudetto, una Supercoppa e due Coppe Italia, segnando il gol decisivo nella finale contro il Brescia del 2017. In carriera ha vestito anche le maglie del Milan e dell’Atlético Madrid, prima di approdare al Como Women.

«Se penso al momento più bello, la prima immagine che mi viene in mente è lo scudetto vinto al Franchi, un sogno che da bambina era fin troppo impossibile anche solo da immaginare», racconta Guagni. «Poi ricordo i brividi che ho provato nei 10 secondi di countdown prima dell’inizio di Italia-Australia, la partita di esordio ai Mondiali in Francia del 2019: un momento storico in cui tutta Italia si è finalmente accorta dell’esistenza del calcio femminile».

Oltre 20 anni sul campo, tra fatica, traguardi e riconoscimenti. «A una giovane calciatrice dirò sempre di crederci, di lottare per realizzare il proprio sogno. E di non perdere mai l’entusiasmo e la passione che questo sport ispira, perché saranno le armi che l’aiuteranno a raggiungere l’apice».
Guagni ha partecipato a Europei e Mondiali. È stata premiata come calciatrice dell’anno AIC (per due volte), miglior terzino italiano, miglior atleta CONI.

«Il mio nel calcio è stato un bellissimo viaggio, se mi guardo indietro vedo tanti momenti significativi e vedo come mi abbia formato come persona. Quella di smettere è una decisione consapevole, maturata nell’ultimo anno, e la affronto col sorriso. Ho nuovi obiettivi da raggiungere e non vedo l’ora di iniziare».

Il piano B
Due lauree, due master, diversi corsi di formazione, Guagni ha sempre pensato a costruirsi un’alternativa. «Volevo insegnare. Quando ancora non eravamo professioniste, per mantenermi ho lavorato ad alcuni progetti nelle scuole, ma poi le cose sono diventate “serie” e riuscire a ritagliarsi tempo è diventato più difficile». I titoli di studio da soli non bastano per entrare nella scuola. «Anche il mio piano B, quindi, dovrà essere rivisto». L’idea di The Resume Jersey nasce proprio da qui: «Dimostrare che prepararsi al “dopo” fa parte del percorso e ogni atleta dovrebbe essere aiutata a costruire con consapevolezza e strumenti il proprio futuro oltre il campo».
Il momento del ritiro diventa allora un’occasione per riflettere e per agire. Bisogna ripensare il benessere delle atlete e creare strutture che le accompagnino nella vita dopo lo sport. «Mi piacerebbe che ci fossero più possibilità per il futuro e più supporto lungo la strada. Spero che questo messaggio arrivi forte a tutti, pubblico, istituzioni, club, e che stimoli un cambiamento concreto nel sostegno alle carriere post-sportive».

Si celebrano i successi delle giocatrici in campo, ma non si pensa alla forza che serve anche fuori, per reinventarsi. C’è la difficoltà pratica di trovare un lavoro senza avere esperienza. «Rimanere nel mondo del calcio sembra difficile perché purtroppo viene ancora considerato il regno degli uomini». E c’è la difficoltà mentale. «Il calcio fino al giorno prima è stato il centro della tua vita. Tutto ci girava intorno e doveva adattarsi a quello, anche la vita privata. Era fonte di gioia, adrenalina, soddisfazione. E di colpo ti ritrovi senza riferimenti. La sfida più grande forse è affrontare l’incertezza», spiega Guagni. «Dopo anni vissuti a pieno in campo, può mancare un’identità alternativa. Per questo è fondamentale iniziare a costruire competenze, connessioni e opportunità».
Il programma Beyond
Proprio per supportare le calciatrici anche dopo la carriera sportiva, F.C. Como Women ha lanciato il programma Beyond. «Offre strumenti utili, orientamento e opportunità, per pensare al proprio futuro». Nel corso dell’ultima stagione, al centro di allenamento, si sono svolti incontri con ex atleti, professionisti del mondo dello sport e non solo, per parlare della vita post professionismo. «Sono stati momenti formativi, che ci hanno ispirato molto. La carriera delle giocatrici è un tema da sempre caro alla società e la Resume Jersey ne è l’estensione simbolica: una maglia che non celebra solo il passato, ma apre una conversazione sul futuro». Un futuro in cui ogni atleta possa costruire una vita piena e gratificante oltre lo sport, con il supporto adeguato.
Il campo non è più l’unico orizzonte, e anche Guagni oggi guarda avanti. «Ci sarà sicuramente un momento in cui la nostalgia forte di sfrecciare sulla fascia si sentirà, ma la affronterò ricordando il bello che il calcio mi ha dato. Tutto ha una fine, sta a noi decidere come viverla».