Si è conclusa la nuova edizione 2025 di For Women in Science, l’iniziativa promossa da L’Oréal Italia in collaborazione con UNESCO per valorizzare il talento femminile nella ricerca scientifica. L’evento, tenutosi presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, ha unito istituzioni, scienziate, divulgatrici e creator in una giornata densa di contenuti, emozioni e visioni.
L’obiettivo era chiaro: ispirare e sostenere le ragazze che guardano con curiosità e passione alle discipline STEM, mostrando loro le storie di role model e percorsi accessibili, possibili. A guidare il pubblico nel corso dell’evento è stata la giornalista del TG1 Maria Soave che ha affiancato sul palco le tante ospiti che hanno riempito l’evento di contenuti.
Istituzioni e i partner dell’evento
Nella prima parte della mattinata si sono alternati sul palco interventi significativi da parte di Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico del Comune di Milano, Alessandro Fermi, assessore all’Università e alla Ricerca della Regione Lombardia e Martin Briens, ambasciatore di Francia in Italia. È stata poi la volta di Ninell Sobiecka, CEO di L’Oréal Italia, e di Francesca La Rovere per la Commissione Nazionale Italiana UNESCO. Poi è stato il turno del saluto istituzionale di Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca.
Bernini: «Non abbiate paura di sbagliare»

La presenza del Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha dato ulteriore profondità all’incontro. Bernini ha parlato direttamente alle giovani ricercatrici premiate e a tutte le ragazze presenti Ha ricordato che ognuna delle sei premiate lavora in un ambito che rappresenta il futuro e ha sottolineato come tra il 2000 e il 2020 la ricerca abbia compiuto un salto di dieci anni, grazie al lavoro quotidiano e alla determinazione dei ricercatori e delle ricercatrici.
Bernini ha posto l’accento su un concetto centrale: non basta specializzarsi, oggi serve saper fare sistema. La vera forza della ricerca sta nella sua capacità di essere multidisciplinare, trasversale, capace di mettere in dialogo tecnologia e discipline umanistiche. Ha parlato di flessibilità, di cambi di prospettiva, di nuove vite da intraprendere senza paura.
Infine, rivolgendosi alle giovani ricercatrici ha consigliato di “non aver paura di sbagliare, di cambiare direzione quando necessario, unendo coraggio, flessibilità e libertà nei loro percorsi”.
Scienza, racconto e identità
Nel corso della giornata si sono alternati momenti dedicati alla scienza, alla creatività e alla divulgazione.
Monica Gori, neuroscienziata e responsabile dell’Unità per le persone con disabilità visiva presso l’Istituto Italiano di Tecnologia. Con grande chiarezza ha raccontato come l’innovazione – tra intelligenza artificiale, robotica e neuroscienze – possa migliorare la vita quotidiana di chi si trova in condizioni di svantaggio sensoriale, soprattutto bambini.
Valeria Leva di Valore D ha offerto una panoramica sullo stato della ricerca femminile in Italia, soffermandosi su ostacoli strutturali e opportunità da cogliere per colmare il gender gap ancora presente nel settore STEM.
A seguire, si è dato spazio alle voci della giuria: Lucia Votano, Dirigente di Ricerca emerita dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e presidente della giuria, e Lucie Biehler-Gomez, vincitrice della XVIII edizione del premio, oggi attiva presso l’Università degli Studi di Milano.
Sul palco è poi salita Licia Troisi, astrofisica e scrittrice fantasy, ha offerto un intervento originale su come la letteratura, e in particolare il fantasy, possa diventare uno specchio del presente e uno strumento di empowerment, soprattutto per chi cerca un’identità libera nel mondo della scienza. Qui raccontiamo il suo percorso.
Subito dopo, nel panel “Unconventional STEM Journeys”, Beatrice Mautino, Eva Munter e Chiara De Marchi, divulgatrici social di materie STEM, hanno raccontato i loro percorsi personali tra comunicazione, ricerca e contenuti digitali, dimostrando che esistono anche carriere ibride, dove la scienza dialoga con nuovi linguaggi e nuovi pubblici. Qui raccontiamo le loro storie.
Tra i momenti più emozionanti, la proiezione di un video realizzato con le studentesse dell’Università di Milano, che hanno condiviso i propri sogni e le proprie aspettative. Un racconto corale, autentico, che ha saputo parlare al cuore della platea.
For Women in Science: chi sono e cosa fanno le 6 vincitrici
Il momento più atteso è stato senza dubbio quello della premiazione. Sei giovani ricercatrici, sei percorsi di eccellenza, sei ricerche che stanno contribuendo a migliorare il mondo. A ognuna è stato assegnato un premio di 20.000 euro a sostegno del proprio progetto scientifico, come riconoscimento al merito e all’impegno.

Linda Paternò, ingegnera biomedica, si occupa dello sviluppo di dispositivi robotici bioispirati, capaci di adattarsi all’ambiente cambiando forma e rigidezza grazie a materiali morbidi.
Philippa Cole, astrofisica, studia i buchi neri e la materia oscura attraverso l’analisi delle onde gravitazionali, per comprendere meglio l’origine dell’universo.
Chiara Maria Cattaneo lavora in oncologia molecolare e immunologia e sta sviluppando strategie personalizzate di immunoterapia per i tumori solidi, costruite su misura per ogni paziente.
Alessia Ferrari, specializzata in ingegneria delle acque, si concentra sulla simulazione delle alluvioni e la gestione del rischio idraulico, affrontando le sfide dei cambiamenti climatici.
Sara Bagnoli, neuroscienziata, indaga l’invecchiamento cerebrale e le malattie neurodegenerative, creando modelli in vitro per studiarne le dinamiche con maggiore accuratezza.
Alexa Guglielmelli, fisica sperimentale, si muove al confine tra biofisica e nanofotonica, lavorando su biosensori ottici e superfici nanostrutturate per migliorare il riconoscimento molecolare.