Nel giugno del 1952, sulle televisioni statunitensi, andò in onda un nuovo game show dal titolo «I’ve Got a Secret». Lo scopo del gioco era svelare un segreto peculiare del concorrente di turno, che poteva rispondere alle domande di una finta giuria solo con un sì o un no. Questi segreti spaziavano dall’insolito al sorprendente, dal divertente all’imbarazzante. Nonostante la CBS lo avesse inizialmente cancellato dopo la prima stagione, considerandolo un fiasco, l’emittente si ricredette, e a ragione. I’ve Got a Secret divenne uno dei game show più longevi della televisione americana.

Il 15 gennaio del 1959, tra i partecipanti al programma vi era un ingegnere di nome Harry Coover. Non era lì per raccontare un evento traumatico della sua giovinezza, quando, a soli 16 anni, la sua auto era stata investita da un treno a un passaggio a livello, e per sei settimane rimase in coma. Coover era lì per svelare un segreto molto diverso, e lo fece con una dimostrazione spettacolare.
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Pose una singola goccia di un liquido tra due cilindri collegati a una barra di metallo abbassata sul palco. Con stupore del pubblico, il presentatore dello show, Garry Moore, si appese alla barra, che si alzò, rimanendo sospeso in aria. Il suo peso era sostenuto da quella piccolissima goccia. Il vero segreto di H. Coover era il Super Glue.

Torniamo indietro di qualche anno. Siamo nel 1942, il Vecchio Continente è segnato dalla seconda guerra mondiale. La Germania controlla gran parte dell’Europa. Oltre l’Atlantico la macchina industriale statunitense è impegnata a supportare lo sforzo bellico. La storia insegna che la necessità stimola l’ingegno e che le epoche di conflitto si rivelano spesso incubatrici di progressi tecnologici, medici e alimentari, destinati poi a trovare applicazione in ambito civile.
Proprio durante il conflitto del 1942, è commissionata alla divisione chimica della Eastman Kodak Company (meglio nota come Kodak) a Rochester, New York, una ricerca finalizzata a trovare una plastica trasparente e resistente per i mirini di precisione. Kodak, forniva all’esercito costose e complesse ottiche di precisione per i fucili. Ma i mirini erano fatti di vetro.
L’ obiettivo assegnato era ambizioso: creare un nuovo materiale polimerico trasparente capace di sostituire le lenti di vetro. Il team di cui faceva parte il chimico H. Coover stava conducendo ricerche sui cianoacrilati, molecole con una sorprendente capacità adesiva. Il cianoacrilato a contatto con l’umidità e sotto pressione, creava legami fortissimi.
Coover ricorda: «Stavo lavorando con alcuni monomeri cianoacrilati che mostravano promettenti, ma ero tormentato da un problema ricorrente: tutto ciò che questi monomeri toccavano si attaccava a tutto il resto, cosa che registrai. Tuttavia, non lo vidi come serendipità, ma solo come un gran fastidio! Pensavo ai mirini, e solo ai mirini. Le qualità adesive di questi monomeri erano un serio ostacolo sul mio cammino, certamente non un fortunato incidente. La serendipità aveva bussato, ma io non l’avevo sentita».
Questa caratteristica si dimostrò un limite insormontabile negli esperimenti. La sostanza chimica era impossibile da gestire, aderendo e compromettendo ogni superficie. Ciò che avrebbe potuto essere una scoperta innovativa, si rivelò invece un fastidioso impedimento. E, al tempo stesso, una inutile soluzione per il problema che stavano cercando di risolvere. Il cianoacrilato fu messo da parte e la ricerca prese altre direzioni.
Le cose sbagliate capitano alle persone giuste
Qualche anno più tardi, il cianoacrilato tornò nella vita di Coover. Mentre supervisionava un progetto alla Kodak a Kingsport, nel Tennessee, dove era stato trasferito, si imbatté nuovamente nel cianoacrilato. Un giorno del 1951, Fred Joyner, un giovane ricercatore fece una scoperta inaspettata. Joyner era impegnato a testare centinaia di composti per trovare polimeri acrilati più forti, più resistenti e più termoresistenti per il rivestimento dei cupolini posti sopra la cabina di pilotaggio dei nuovi aerei a reazione.
Per misurarne l’indice di rifrazione del cianoacrilato etilico, ovvero il grado in cui il materiale devia la luce, pose una goccia del campione tra due lenti per esaminarlo. Con suo grande dispiacere scoprirà che i vetrini si erano irrimediabilmente incollati.
Portò il suo problema al suo supervisore di laboratorio, Newt Shearer. La sua reazione fu di sconforto quando si rese conto che i due prismi non potevano più essere separati. «Ho rovinato il rifrattometro» disse a Coover, rendendosi conto del danno arrecato all’attrezzatura di laboratorio, un oggetto dal valore considerevole per l’epoca.
Eppure, in quell’incidente di percorso, Coover vide oltre il danno. «La serendipità mi aveva dato una seconda possibilità, ma questa volta il processo mentale portò all’ispirazione». Comprese infatti in quel momento l’incredibile e rivoluzionario potenziale di quel composto fastidiosamente appiccicoso. I monomeri di cianoacrilato avevano infatti proprietà uniche. Era possibile incollare, rapidamente, assieme due materiali senza bisogno di pressione o calore.
«Immediatamente, chiesi a Fred un campione del suo monomero e iniziai a incollare tutto ciò che mi capitava a tiro: lastre di vetro, tappi di gomma, spatole metalliche, legno, carta, plastica – in tutte le combinazioni. Tutto si attaccò a tutto, quasi istantaneamente, e con legami che non riuscivo a spezzare».

Serendipità al contrario
Questa volta non si lasciò sfuggire l’opportunità che il caso gli offriva. Coover ottenne il brevetto numero 2.768.109 per le sue Composizioni adesive di cianoacrilato catalizzato dall’alcol. Dedicò i successivi 7 anni a perfezionare la futura super colla. Come scriverà lo stesso Coover: «un giorno di serendipità, un decennio di duro lavoro».
Nel 1958 l’adesivo a presa rapida dal nome poco accattivante, Eastman 910, era pronto per il suo debutto sul mercato. Il nome Eastman 910 deriva dal contare fino a 10. Coover stabilì che il prodotto si solidificasse in un tempo compreso tra 9 e 10 secondi.
Superati i problemi di produzione, stabilizzazione e imballaggio, rimaneva quello commerciale. «Il mondo non sembrava aspettare questo nuovo super adesivo. A volte un prodotto soddisfa un bisogno di cui nessuno si rende conto di avere».
A causa del suo alto prezzo, veniva usato solo nelle applicazioni industriali. Il primo cliente fu infatti Mason and Hanger che userà la colla per assemblare una bomba atomica. Bisognerà attendere il 1973 per poter usare il prodotto per le riparazioni domestiche.
Sarà un altro conflitto a far emergere una sorprendete applicazione della super colla. Coover chiama quanto segue serendipità al contrario. E la definisce il dono di imbattersi in risultati sfortunati non cercati.
Durante la guerra in Vietnam, un generale sollecitò Kodak la ricerca di una sostanza chimica da usare in ambito chirurgico per tenere insieme tessuti umani. Kodak ed Ethicon, specialisti in suture chirurgiche, valutarono l’applicabilità della colla per questo scopo. Nel 1964, Eastman presentò una domanda per utilizzare colle di cianoacrilato per sigillare le ferite alla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti. Nel 1966, testarono i cianoacrilati attraverso un team chirurgico appositamente addestrato. Kodak forniva ai medici da campo, di istanza in Vietanam, la colla sotto forma di flacone spray. La supercolla veniva spruzzata sulla ferita per bloccare il sanguinamento. Un’azione rapida ed efficace che garantiva ai soldati feriti il tempo necessario per raggiungere l’ospedale e ricevere le cure necessarie. Uno strumento salvavita che rafforzò il valore di quello che più tardi diventerà più noto col nome di Super Glue.
«È qualcosa di cui sono molto orgoglioso, per il numero di vite che sono state salvate», ricorda Coover. «Ironia della sorte, la Food & Drug Administration non aveva dato l’approvazione per l’uso medico del composto. Ma i militari hanno comunque usato la sostanza». La formula chimica sarà solo successivamente adattata per l’uso in campo medico e alimentare e approvata dalla FDA solamente nel 1998.

Oltre alla gloria e la duro lavoro, Coover non guadagnerà un dollaro per questa scoperta. Negli anni ’60, Eastman stipulò un accordo con la società American Sealants, startup fondata da padre e figlio. Vernon Krieble professore di chimica e Robert, chimico, dipendente della General Electric Company avevano sviluppato un sigillante sintetico anaerobico, ideale da usare sui pezzi meccanici come dadi e bulloni.
Kodak cedette loro il cianoacrilato per il riconfezionamento, pur mantenendo la propria rete di distribuzione. American Sealants a sua volta, commercializzò il prodotto sotto il nuovo marchio LOCTITE QuickSet 404. Sarà la moglie e madre dei due chimici a trovare il nome del nuovo prodotto. Loctite nasce dall’ unione delle parole Lock (bloccare) e Tight (stretto).
Nel 1971, American Sealants divenuta Loctite Corporation svilupperà la propria tecnologia di produzione grazie alla quale lancerà la sua linea di cianoacrilati, i SuperBonder. In soli 7 anni dal lancio della sua linea, questa strategia consentì di superare Kodak nella quota di mercato del cianoacrilato industriale in Nord America.
Verso la fine degli anni ’70, la National Starch & Chemical (oggi Ingredion), una società statunitense leader nella produzione di amido, intravide un’opportunità nel mercato degli adesivi e decise di competere con Loctite. Per raggiungere tale obiettivo, acquisì le attività relative al cianoacrilato di Kodak e Pearl Chemical, oltre agli adesivi anaerobici Avdel, dando vita a Permabond. Ancora oggi produce la formula originale della colla 910. Nel 2003, Permabond è stata acquisita dalla famiglia Grossi, di origine italiana. Una industria in forte espansione in cui anche 3M gioca le sue carte.
La morale delle storie serendipitose
«Questa storia dovrebbe servire da promemoria a tutti noi per essere aperti di mente e sufficientemente curiosi da perseguire eventi inspiegabili e risultati inaspettati che potrebbero svelare nuovi segreti e portare a nuove ed entusiasmanti scoperte in futuro», scrive Hoover in un articolo del 1980.
Sia H. Coover (padre della Supercolla) che S. Silver (il padre del Post-it) si imbatterono in risultati inaspettati che, a prima vista, non erano altro che insuccessi. Coover aveva tra le mani una colla troppo appiccicosa, Silver un adesivo troppo debole. La chiave fu non ignorare o scartare immediatamente queste anomalie dotate di proprietà diversa da quella cercata. Coover realizzò che quella colla ingestibile era in realtà un adesivo istantaneo e potente. Silver capì che l’adesivo debole poteva essere riposizionabile. Non immediatamente ma dopo un lungo lavoro di ricerca.

La serendipità spesso richiede infatti un secondo momento Eureka! che connette l’osservazione di un risultato inaspettato con un problema o un bisogno pratico. Per Silver o meglio Fry, fu l’intuizione che quell’adesivo debole era perfetto per i segnalibri che non rovinassero le pagine. Per Coover, fu la necessità di incollare rapidamente.
È questo il momento in cui l’invenzione accidentale incontra il suo mercato o la sua utilità. La serenditipità non è solo un colpo di fortuna che si verifica in un attimo, ma è una combinazione di accadimenti, immaginazione, acume e curiosità. Secondo Coover «diverse cose si sono combinate nel modo giusto».
Il campione cianoacrilato usato la seconda volta era più puro, i prismi del rifrattometro fornivano la situazione di incollaggio perfetta: due superfici perfettamente accoppiate. Il problema dei due colleghi, quello di cercare di separare i prismi per evitare il danno, era un fortunato incidente per chi era in grado di unire i puntini. Le cose sbagliate accadano alle persone giuste: quelle che sanno trasformare un errore in una memorabile opportunità di business.
Le 3 regole d’oro
Riconosci il potenziale inatteso di una epifania: cerca una nuova o diversa applicazione.
Non scartare l’imprevisto: osserva l’anomalia.
Collega i punti: combina l’anomalia con un bisogno esistente o latente.